Gravità, gli incastri geometrici di Etnik alla Galleria Varsi
Quasi un anno fa vi abbiamo presentato un’intervista realizzata dai nostri amici di The Blind Eye Factory in occasione della seconda edizione del festival Memorie Urbane di cui avete sentito parlare in tanti modi sul nostro magazine e nel corso dell’intervista, seppur breve, l’artista in questione ha riassunto in poche parole ciò che fa ormai da tanto tempo, mostrandoci la sua tecnica e raccontandoci del processo di realizzazione delle sue opere, sia indoor che outdoor, come un continuo scambio senza pause.
Io ho avuto modo di conoscerlo una domenica, indaffarato, mentre lavorava con le sue bombolette spray su un muro a Fondi e Ernest Zacharevic ci attendeva per fare un’intervista che poi avete letto sempre su questi stessi schermi qualche giorno dopo.
Ricordo che quella domenica segnata dalla pioggia, ma anche tanto mangereccia tra tielle e olive di Gaeta, fu un giorno in cui ebbi modo di confermare che con Solko l’arte della cucina si accompagna bene a quella visiva e di ammirare la maestria di questo artista che realizzava la sua grande opera attraverso l’uso di spray coloratissimi, sicuro nei suoi movimenti, con quella precisione tipica di chi sa il fatto suo.
Così, a distanza di quasi un anno, in attesa di vedere altri suoi lavori sulle grandi superfici esterne, sono andata a vedere la sua personale, Gravità, inaugurata lo scorso 31 gennaio presso la Galleria Varsi di Roma, davvero un bel posto che si trova dietro Campo de’ Fiori, al riparo dallo strusciare delle mappe dei turisti.
Mentre mi muovevo a tentoni tra la gente che affollava gli spazi della galleria, ho incontrato altri amici di ziguline.ite Nicola Alessandrini e Gio Pistone, ma anche MP5 e tanta bella gente, tutti in fila a vedere le opere di Etnik esposte nel loro splendore, in una moltitudine di colori su superfici diverse e che rispecchiano come sempre il suo stile geometrico, un gioco tra linee dritte e curve colorate.
Gravità, questo il titolo della mostra, questo il concept delle opere realizzare da Etnik. Quel gioco tra linee e forme si va a comporre e decomporre simultaneamente creando un’illusione tridimensionale che nelle creature cromatiche di Etnik prende forma allegramente.
I suoi cubi che si incastrano nei triangoli che a loro volta si incastrano in corpi voluttuosi ricordando la geometria urbana tra gli elementi naturali di cui essa continua a cibarsi. Nelle opere di Etnik, in queste esposte per la Galleria Varsi così come in quelle sulle pareti degli spazi urbani realizzate in molte città italiane, denoto una certa ricerca, uno studio del pensiero architettonico urbano, un volere confrontarsi con i colori dei palazzi, con la vivacità delle linee e delle curve delle piazze, dei luoghi di incontro tra esseri pensanti, sovrapponendo ad essi il pensiero vagabondo di un architetto che ama giocare con i colori delle sue geometrie e delle sue tante figure che come tante mattoncini Lego incastonandosi sotto gli occhi di un bambino che ama giocare con la sua fantasia.
In tanti altri momenti vedo un certo richiamo alla natura, a quella parte della nostra esistenza che ovviamente si insinua nei nostri pensieri così tra le parti delle opere di Etnik, come una presenza costante che seppur nascosta tra i volumi delle geometrie fa il suo percorso intono agli angoli e appare percettibile agli occhi e al tatto non appena abbandoniamo la razionalità multiforme di cui siamo in parte costituiti. Immaginando di camminare su un altro pianeta, guardando le opere di Etnik a chiunque sembrerà di gravitare nello spazio, muovendosi in direzione di un’opera o dell’altra, girando intorno ad esse, nell’atto dell’esplorazione di tante dimensioni e sembrerà come di camminare in un campo magnetico colorato senza coordinate.
Questo percorso di esplorazione della gravità intrapreso da Etnik si concluderà con la realizzazione dello stesso artista di un’opera su una parete di un edificio che Varsi ha ottenuto nel quartiere di Tor Pignattara di Roma e che aspettiamo di vedere molto presto. Intanto vi invitiamo a vedere la sua mostra.
Grazie a The Blind Eye Factory per le foto.
Galleria Varsi | sito – facebook