Gridas vuol dire gruppo di risveglio dal sonno
Il GRIDAS non si tocca e non si toccherà. Non si può distruggere un laboratorio artistico e culturale che ha dato una speranza di riscatto alle persone che vivono nel quartiere di Scampia. Ma non può essere distrutto anche perché costituisce una testimonianza artistica del più proficuo autore di murales come Felice Pignataro. Pensate che negli ultimi anni il Comune di Napoli e il Metronapoli stanno valutando la possibilità di creare anche a Scampia una stazione dell’arte metropolitana, caratterizzandola con le opere di Felice. Questo dimostra quale riconoscimento artistico e sociale abbiano i suoi murales. Distruggere e snaturare un luogo, dove Felice è noto e dove è cresciuta la sua attività, sarebbe un controsenso. Parlando con Martina, riesco ad avere più informazioni. Le chiedo quale sia il suo ruolo all’interno dell’associazione e lei mi risponde dicendo che ruoli definiti non ci sono, ognuno fa quello che sa fare. Questa affermazione già mi fa capire come questo centro sociale sia cresciuto in piena libertà e con una grande collaborazione interna.
Quando nasce il GRIDAS e in cosa si differenzia dagli altri centri sociali?
L’associazione fu fondata nel 1981 da Felice Pignataro, Mirella La Magna, Franco Vicario e altre persone che hanno deciso di mettere a disposizioni le loro capacità culturali e artistiche al servizio degli altri per un risveglio delle coscienze. Il suo nome è un acronimo. Significa gruppo di risveglio dal sonno e si riferisce all’incisione di Francisco Goya “Il sonno della ragione genera mostri”. Il risveglio dal sonno permette all’uomo di eliminare i “mostri”, o meglio le prepotenze e gli abusi imposti dall’alto. È un’associazione che offre alle persone l’opportunità di ragionare con la propria testa, ma è anche un’associazione apartitica. Mai abbiamo aderito a campagne elettorali, perché in questo modo ognuno può farsi un suo pensiero. Abbiamo stabilito la nostra sede nei locali abbandonati del Centro sociale dell’INA Casa di Scampia, con l’obiettivo di creare un centro aggregativo. Non è stata un’occupazione vera e propria. Abbiamo cominciato ad utilizzare i locali a piano terra e a renderli praticabili per chiunque volesse fare qualcosa per gli altri. Poi nel tempo sono cresciuti gli interessi, la struttura è stata arricchita dai murales, e sono sati ristrutturati altri luoghi, come il piano di sopra che negli anni ’80 era occupato dai terremotati.
Chi era Felice Pignataro?
Felice è colui che ha fondato l’associazione. Aveva delle qualità artistiche e creative finalizzate a diffondere la cultura, a far aprire gli occhi alle persone. Anche i murales non erano graffiti, che sono comprensibili solo ad una certa nicchia di persone, ma murales ispirati a quelli nati in Sud America, nel periodo delle dittature e delle lotte, in modo da raffigurare sul muro una protesta e renderla comprensibile alla maggior parte delle persone, soprattutto a quelle analfabete. Per questo Felice preferiva realizzare fumetti e immagini molto didascaliche. Aveva inventato un televisore a mano, con rulli dipinti con diverse lotte che avevano lo scopo di informare i presenti di ciò che avveniva. In questo modo la gente sapeva quanto fosse limitata la capacità di informazione e come i mass media trasmettessero solo determinate notizie. Ma Felice ha prodotto anche autoadevisivi linolleografati su carta fluorescente, sculture e quadri che venivano realizzati nei laboratori creativi del GRIDAS. In realtà Felice Pignataro era un uomo libero, come lui se stesso disse, parlo al passato perché Felice è morto nel 2004 per un tumore ai polmoni, ma ha lasciato a noi il dovere di portare avanti questa iniziativa.
Un’altra iniziativa artistica interessante è il Carnevale di Quartiere. Quando è stato creato?
Il Carnevale di Quartiere è diventato una tradizione. Nato nel 1983 è un Carnevale che propone di realizzare maschere che denuncino le malefatte della società. Ognuno può dire la sua, senza il rischio di essere censurato. È un momento di festa ma anche e soprattutto di denuncia sociale. Il laboratorio accoglie ragazzi di Scampia che propongono un tema da raffigurare nel Carnevale. Poi vengono realizzate le maschere. In realtà è anche un’occasione per dare alla gente del quartiere la possibilità di riappropriarsi della zona, di camminare liberamente per le strade. Inoltre anche il cineforum settimanale, che propone film che non trovano spazio né in TV, né nei cinema, è un’occasione di aggregazione.
A giugno avete ricevuto un’ingiunzione di sgombro, ma tante associazioni e cittadini di tutta Italia vi ha appoggiato in questa lotta. Qual è la situazione attuale?
L’ingiunzione di sgombro ci è arrivata da parte della IACP, Istituto autonomo case popolari, che in realtà non si è mai occupato di noi. Addirittura nel ’88 c’è stato un incendio accidentale che ha distrutto parte della struttura, ma lo IACP non si è mai presentato. Abbiamo rimesso a posto la struttura e abbiamo cercato di regolarizzare la nostra posizione, ma non ci è giunta mai nessuna risposta. Adesso dopo l’ingiunzione e la lotta che abbiamo portato avanti, il Comune di Napoli ha espresso la volontà di risolvere questa situazione. Siamo stati convocati per trovare una soluzione e il Comune ha offerto allo IACP di avviare una tavolo tecnico per acquistare la struttura.
Il GRIDAS è il solito centro sociale. Solito perché il suo obbiettivo principale è quello sociale e attorno a questo gravita. Ultimamente nei collettivi di gestione non si trascorrono le nottate a parlare di politica e manifestazioni. Oggi pochi sono i centri di aggregazione che hanno resistito al cambio generazionale e molti di questi vivono di spettacoli, musica alternativa e manifestazioni artistiche. Il GRIDAS sicuramente costituisce un centro sociale sui generis, dove l’arte e la creatività diventano una forma di comunicazione per esprimere un disagio o una protesta. Felice Pignataro, con i suoi “elementari” disegni, comunica una vitalità esplosiva, un calore, una luce, un’energia. Non è un caso se più di 250 murales si trovino sparsi in tutta Italia. Il GRIDAS è stato il suo laboratorio.
Per chi volesse saperne di più: felicepignataro.org
Tutte le foto sono di Rosario D’Angelo