Gunther Von Hagens sta in bilico tra arte e scienza
La fascinazione per la morte e per l’insondabile mistero ad essa da sempre associato, si sa, è antica quanto il genere umano. Dalle pitture rupestri alle mummie dell’antico Egitto, passando per le necropoli greco-romane e le catacombe paleocristiane, l’uomo ha da sempre cercato di esorcizzare il più irrimediabile dei mali per aspirare alla vita eterna, avvalendosi, di volta in volta, degli strumenti messi a disposizione dalla spiritualità e dalla religione, dall’arte e dalla scienza.
Proprio queste ultime due tentano di fondersi nel lavoro del necro-sacerdote del XXI secolo, l’anatomopatologo ed artista tedesco Gunther Von Hagens, inventore delle plastinazione, una speciale tecnica che consiste nel sostituire ogni liquido e cellula del corpo con dei particolari polimeri di silicone, rendendo tutti i tessuti, de facto, di plastica. A questo punto i corpi vengono messi nelle posizioni desiderate, e quindi solidificati mediante radiazioni UV o attraverso l’esposizione a fonti di calore.
Il dottor-morte (come è stato ribattezzato dai media il nostro Gunther) è diventato presto famosissimo, le sue mostre hanno attirato decine di milioni di visitatori in tutto il mondo, e dopo aver esposto nelle più importanti città del globo, Body Worlds arriva per la prima volta anche sul suolo italico, e più precisamente in quel di Roma, a due passi dalla spiritualissima e religiosissima Città Del Vaticano (a proposito, molto strano che nessuna testa prelata abbia alzato la voce per scagliare il solito vecchio anatema sull’infausto show del dottor von Hagens…).
Ed è così che nella semi-bucolica cornice delle Officine Farneto, va in scena il macabro spettacolo dell’uomo che sfida la morte in salsa 2.0.
Non posso farmi scappare l’occasione di visitare questa mostra a cui per tanto tempo ho desiderato di poter assistere, quindi mi armo di taccuino, fotocamera, aglio, crocefisso e paletti di frassino (non me ne vogliate, d’altronde Von Hagens e Van Helsing suonano dannatamente simili), ritiro gli accrediti alla cassa e mi accingo a varcare il confine che separa la vita e la morte, aspettandomi un impatto devastante, stile freak-show in chiave horror/gore…
…Macchè…niente demoni, fuochi o fiamme, l’ambiente è asettico come quello di una clinica privata americana; nessun ripugnante fetore di decomposto, bensì il solito tanfo di chiuso di qualsiasi mostra/museo; niente grida raccapriccianti o voci disumane, soltanto sghignazzi di bambini, discussioni da liceali e rumori di misuratori di pressione sanguigna; tra i visitatori non scorgo né satanisti né necrofili, né metallari o darkettoni, ma piuttosto tantissimi ragazzini in gita con i loro professori (ce n’è per tutti i gusti, si va dalle elementari all’università), eleganti signori di mezza età e sbarbatissimi studenti di medicina.
Nella mia esplorazione dell’oltretomba mi imbatto in una ventina di corpi plastinati messi in posizioni realistiche e dinamiche, tra i quali bisogna ricordare ‘L’Equilibrista’ (una donna in bilico su una fune mentre con una mano regge, innalzandoli al cielo, i propri organi interni), ‘Il Chitarrista”, “Il Chirurgo del ‘700”, e gli ‘Staffettisti’; poi ancora in spaccati di corpi, cervelli e tessuti sezionati; in teche contenenti centinaia tra ossa ed organi, molti di questi con le loro controparti affette da patologie, come la coppia di polmoni che mostra la differenza tra fumatore e non (la cui visione genera tantissimi commenti da parte dei visitatori, soprattutto tra i più giovani).
Proseguendo verso l’uscita si incontra l’angolo ‘Maternità’, che merita una menzione speciale. Qui, infatti, sono esposti vari feti in tutte le fasi di sviluppo, a partire da quella embrionale fino ad arrivare ai 9 mesi. Non c’è dubbio sul fatto che questa sia una delle sezioni più toccanti, interessanti e macabre dell’intera esposizione, e forse la più moralmente discutibile, e allo stesso tempo la più eticamente istruttiva (si provi a pensare all’aborto davanti ad un corpo poco più grande di un chicco di riso, ma che mostra già ben visibili testa, occhi ed arti).
Splendido il corpo di donna che porta in grembo un feto di 9 mesi (osservabile grazie all’addome sezionato) beatamente distesa in una posa sensuale che ricalca quelle di molti dipinti rinascimentali.
Dai timidi raggi di sole che vedo penetrare attraverso la porta che separa il mondo degli inferi da quello reale, mi rendo conto di essere giunto al capolinea, e che il giro sta per finire. Quindi saluto Caronte, gli lascio la mancia e mi accingo a lasciare l’Ade.
Una volta fuori, ho come la sensazione aver assistito ad un congresso di medicina, piuttosto che ad una mostra d’arte. L’impronta che si è voluto dare all’esposizione vira, infatti, prepotentemente verso lo scientifico-divulgativo, tralasciando un po’ quel linguaggio estetico-anticonvenzionale a cui il professore Von Hagens viene solitamente associato nell’immaginario collettivo.
L’intento educativo prevale quindi di gran lunga su quello artistico-estetico, attraverso ampie ed approfondite spiegazioni medico-scientifiche (con termini talvolta molto specialistici) che fuoriescono dalle audioguide, ed esaurienti didascalie tecniche che accompagnano ogni corpo e/o teca. Basti citare che mentre sono presenti numerose installazioni video sul funzionamento dei vari apparati e sistemi del corpo umano, non è spesa una sola parola sul processo di plastinazione o sulla figura dello stesso Von Hagens.
L’impatto visivo è comunque enorme, anche se dopo un po’, piuttosto che stare di fronte a dei veri cadaveri plastinati, si ha come l’impressione di avere dinanzi a sé dei giganteschi ed innocui Barbie e Ken in versione zombie, rendendo il tutto un po’ troppo sterile ed artificioso.
Il giudizio risulta comunque positivo e la mostra interessante e piacevole. E se poi anche voi, come gli antichi egizi, strizzate l’occhio all’immortalità, non dovete far altro che compilare e firmare il modulo di donazione del corpo che troverete all’uscita. E forse, con un pizzico di fortuna, come dei veri e propri faraoni sarete i prescelti tra oltre 20.000 donatori volontari, e allora avrete anche voi i vostri 15 minuti di gloria. Post-mortem, naturalmente
(Sulle orme del principe di Sansevero, il dottor Von Hagens e il suo circo degli orrori fa capolino a Napoli, dove resterà fino all’8 luglio presso il Real Albergo Dei Poveri, in piazza Carlo III.
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