Hablando con los indignados – II
Esperanza Arnés Prieto ha 27 anni e studia all’università di Madrid ingegneria dell’agricoltura. In questi giorni ho parlato con lei tramite facebook su quello che stava vivendo in prima persona lì in Porta del Sol. É stata molto gentile perchè, nei suoi pochi momenti liberi, rispondeva alle mie mail e cercava di fornirmi il maggior numero possibile di link dove poter trovare informazioni sul movimento. Ieri le ho proposto di rispondere ad un po’ di domande per cercare di capire attraverso quella che è stata la sua esperienza cosa realmente c’è stato in Spagna.
Ci puoi spiegare come è quando ha avuto inizio la protesta li a Madrid?
C’è stata una manifestazione il 7 aprile a Madrid, organizzata dal collettivo “Juventud sin futuro” (giovani senza futuro). Siamo stati non più di 2.000 persone ma eravamo tutti indignati, tutti arrabbiati. Poi, lo stesso collettivo voleva organizzare anche un’altra manifestazione il 15 maggio a Madrid. Quel giorno era domenica, anche è un giorno festivo a Madrid (San Isidro). Sono venute più di 8.000 persone, i media hanno cominciato a parlare un po’ di noi, ma non si fidavano tanto dicevano che eravamo “hippies”, eravamo la generazione NI-NI (ni= ne; ne studia, ne lavora), insomma eravamo quattro pazzi che urlavano per strada e molto violenti (grande bugìa). Mano a mano un gruppo di persone ha deciso di restare a dormire in piazza (la manifestazione in realtà doveva finire) in segno di protesta; quella sera tutto tranquillo. Lunedì sera hanno deciso di unirsi più persone e la polizia li ha caricati.
Qual’è stato secondo te la scintilla che ha dato vita alla nascita di questi movimenti?
La corruzione e i privilegi riservati alla classe politica anche durante l’attuale crisi economica che la Spagna sta attraversando. Anche la posizione politica delle banche con le loro attività che ci ha fatto perdere il nostro benessere sociale. È una critica al sistema in generale, l’ economia è diventata un fine e non un mezzo per avere un benessere sociale maggiore.
Cosa chiede esattamente il vostro movimento?
Vogliamo una società nuova che dia priorità alla vita al di sopra degli interessi economici e politici. Collaboriamo per un cambiamento nella società e della coscienza sociale. L’obiettivo è quello di dimostrare che la società non si è addormentata e che continueremo a lottare per quello che ci meritiamo per una vita pacifica. Appoggiamo i compagni che fermarono dietro la manifestazione e chiediamo il suo tramonto in libertà senza cariche.
Come pensate di agire per raggiungere questi obiettivi?
È ancora presto, ci siamo riuniti solo da una settimana, durante questi giorni si faranno delle assemblee dove si discuterà su quale “strategia” seguire. Ci piacerebbe organizzarci come gli islandesi.
Secondo te come si spiega una così grande partecipazione popolare a questo movimento?
La gente è stanca di essere sempre più povera, di lavorare di più, di ascoltare i politici che si criticano tra di loro senza proporre niente di utile, loro vogliono solo vincere e rimanere al potere senza pensare alle persone. Hanno dimenticato quello che significa democrazia: il potere emanato dal popolo.
Le recenti proteste nel medio-oriente (in particolare nel nord Africa) hanno influenzato in qualche modo il vostro movimento?
Non in tutto, sotto il mio punto di vista. Noi non abbiamo una dittatura, quando siamo al Sol non rischiamo la vita, cosa che non accadeva per gli egiziani. Diciamo che noi abbiamo una finta democrazia, questa è la dittatura del mercato, del consumo. Il dittatore sono i soldi, non uccide ma fa soffrire.
Pensi che le proteste spagnole avranno un seguito anche negli altri paesi europei?
Io lo spero. La critica al capitalismo selvaggio c’è anche in altri Paesi europei, vediamo se possiamo pian piano cambiare le cose e condividere i privelegi.
Quali sono le tue aspettative rispetto a quanto sta accadendo in Spagna?
Spero che serva a cambiare le cose, non credo che tutto questo possa portare ad un cambiamento radicale, questo è molto difficile. Dobbiamo pensare che ci sono molte persone diverse in questo movimento. Ma tutti abbiamo chiare tre cose: da noi la legge elettorale fa schifo ed è una bugia, perché è fatta per far vincere i partiti maggiori, dando una piccola partecipazione a quelli più minori; i politici non si preoccupano dei disagi della gente, loro pensano soltanto a guadagnare sempre di più ed avere maggiori privilegi; la crisi la stimo pagando noi cittadini spagnoli, anche se è stata provocata dalle banche, le banche sono state “salvate” , noi no e questo non possiamo accettarlo.
Cosa farei domani e dopo domani?
Lavoro nell’università, ho una borsa di studio, non “cotizzo”. Oggi dopo aver lavorato andrò al Sol, perché credo che non possiamo perdere la speranza di cambiare le cose, perché mi sembra giusto, perché voglio che qualcuno mi ascolti, perché ho il diritto di lamentarmi se c’è qualcosa che non va, e soprattutto perché una goccia d’acqua riempe il mare ed è imprescindibile riempirlo per lottare uniti.