I 10 ormomoments del Primavera Sound 2014
Claudia Losini e La Germanz, nostre redattrici ormai storiche, si sono date appuntamento al Primavera Sound di Barcellona e insieme hanno dato sfogo alla loro mania per hipster, cibo e ovviamente musica.
1) I muscoli di Trent dei NINE INCH NAILS
“Sentiamo un pezzo dei NIN e poi vediamo, se ci prendono male andiamo subito a sentire i Mogwai”, dichiararono le mie amiche prima di vedere Trent Reznor sul palco, sentirlo cantare e soprattutto vederlo in canotta. Poca gente può permettersi di stare sbracciata nella vita, e mi riferisco in particolare a voi, hipster che credete di essere sexy in canottiera e peli sotto l’ascella. Guardate un live dei NIN, poi riparliamone. Un live perfetto, dall’inizio alla fine. Ottimo impianto luci, audio perfetto, voce fantastica, un crescendo di emozioni fino al gran finale di “Hurt”, che ci fa trovare tutti abbracciati a cantare a squarciagola. Trent Reznor è dio. Ed è vero.
2) Le emozioni amplificate degli SLOWDIVE
Sono convinta che molti uomini dalla quarantina in su si ricordano della cantante degli Slowdive, bella oggi come allora. Come per i Jesus and Mary Chain l’anno scorso, quella degli Slowdive era la reunion che aspettavo, non solo per il festival, ma in generale nella vita. Avere l’opportunità di sentire uno dei pilastri dello shoegaze suonare dal vivo, quando avevo sempre pensato di non poterlo mai fare, è già stata una vittoria. Sentirli suonare così egregiamente, con un finale che ha fatto letteralmente svenire un ragazzo di fianco a me, è stato oltre ogni mia aspettativa.
3) Josh Hormonne e i QUEENS OF THE STONE AGE
L’incarnazione perfetta del fascino da palco: a Josh Homme non daresti un soldo probabilmente, con quella sua camicia a fiori e quei capelli che lo rendono un vero rednek. Poi sale sul palco, si accende una sigaretta, inizia a cantare e a muoversi. E tu perdi la testa. E come se non bastasse è sposato con la ex Distillers Brody Dalle e posta su Instagram le foto delle sue vacanze con moglie e figli. Della serie: c’è chi ogni mattina si sveglia accanto a un animale da palco, ma tu continua pure a instagrammare la tua colazione, è sicuramente molto bella anche quella.
4) Le figlie di Marilyin Manson aka HAIM
Alcune band si limitano a riproporre in modo preciso il loro disco senza emozione, altre si lanciano in sperimentazioni, altre ancora sorprendono per la potenza e la forza impossibile da cogliere nell’album. Le Haim rientrano in quest’ultima categoria. Arriviamo su un assolo progressive e la prima sensazione è “Ma questo non è quello che ho sentito su Spotify”. Cariche, grintose, brave. E la bassista faceva delle facce impagabili. Sono loro la rivelazione del festival. Warpaint, nonostante siate fighe, guardate e imparate.
5) La tamarria di classe dei CHROMEO
Ho voluto inserire i Chromeo perché non pensavo sarebbero stati così divertenti, appaganti e seventies. La mia anima un po’ tamarra e pappona si è divertita tantissimo a vedere sul palco questi due canadesi suonare con tastiere tenute in piedi da due gambe fluo e una chitarra a specchio. L’abbigliamento doveroso? Giacca di pelle e paillettes e occhiali da sole. Il tutto per un live al di là del pensabile.
6) La tutina trasparente di FKA TWIGS
Fka Twigs dove Fka sta per “formerly known as” è una cantante, attrice e ballerina inglese di origine jamaicana. Ha stregato la folla con la sua voce da usignolo e la sua bellezza magnetica ondeggiando in una tutina trasparente da Jasmine in versione rave party. Il suo sound ipnotico tra trip-hop e soul le ha conquistato un 8/10 di rating su Pitchfork e la sua coolness una copertina per i-D Magazine. E secondo me sa anche fare la parmigiana.
7) L’orgoglio della mamma dei DISCLOSURE
Ed anche quest’anno al Primavera Sound per tutto il live dei due fratellini del Surrey non abbiamo fatto altro che ballare come se fossimo uscite da anni di letargo e scambiarci sguardi di approvazione ripetendo “mamma che bravi” almeno tante volte quante loro hanno ripetuto “hi we’re Disclosure from the Uk” tanto gasati quanto increduli. Eh già, perché passare dal palchetto Pitchfork delle nuove proposte cool al palco Heineken a distanza di un anno e suonare in scaletta un’ora dopo i Queens of the Stone Age non capita proprio a tutti. Specialmente a 23 e 20 anni.
8) Le spremute di cuore dei VOLCANO CHOIR.
Justin Vernon è il re Mida dell’indie folk. Ogni suo progetto sa di musica fatta con cuore, sangue e ossa. Ascoltare i Volcano Choir è stato trovarsi davanti ad un gruppo di persone che fa qualcosa che ama profondamente e lo capisci ad ogni nota dei loro strumenti, ad ogni espressione dei loro visi. Struggimento e dolcezza portati a livelli catartici, come solo un certo tipo di rock americano sa fare.
9) Le sexy atmosfere dei DARKSIDE
Nell’era delle incertezze ascoltare un nuovo gruppo che conferma le aspettative non è una cosa affatto scontata. I Darkside dal vivo sono esattamente come te li immagini. Atmosfere dense e oscure sono il tappeto di velluto per i vocals di Nicolas Jaar e gli assoli blues di Dave Harrington. Visuals e luci impeccabili. Una coppia che ci auguriamo continui a farci sognare.
10) La grazia aggressiva di ST. VINCENT
St. Vincent rientra tra i sacrifici umani del festival. Nel senso che le abbiamo concesso un ascolto di poche tracce dando la precedenza ad artisti che difficilmente avremmo ribeccato in giro per l’Italia. Ed un po’ sapevamo che sarebbe stato scontato trovarla bravissima, bellissima, eclettica, piena di carisma sul palco ma delicata come un fiorellino primaverile. Insomma Annie, questo è solo un arrivederci.
Articolo a cura dell’insuperabile coppia La Germanz – Claudia Losini.
Immagini di Primavera Sound a cura di Dani Canto.