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I-Days Festival, la musica è DAVVERO la risposta

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Quando si partecipa a un grande evento è facile lasciarsi trasportare dall’euforia delle persone intorno e, nel caso di un concerto, anche se la musica non è proprio quella che si preferisce, il coinvolgimento generale prevale e spesso determina il ricordo dell’esperienza.

 

 

L’I-Days Festival di Milano non fa eccezione: l’aria di festa era percepibile già nelle (lunghe) file per l’ingresso all’area concerti e, nonostante alcune piccole pecche organizzative – fra cui la bassa qualità e il prezzo elevato di cibo e bevande vendute nell’area ristoro – si è trattato di un evento memorabile, grazie soprattutto alla musica proposta nell’arco dei tre giorni nella splendida cornice del Parco di Monza, rivelatosi il luogo perfetto per ospitare una manifestazione dalle dichiarate ambizioni europee come questa.

 

Sigur Ròs

 

Appena guadagnato l’ingresso, il notevole colpo d’occhio abbracciava una vasta area verde che culminava nel main stage Parabolica, circondato da altri tre palchi minori che hanno offerto la possibilità di vedere dal vivo i live di tanti gruppi emergenti, grazie alla collaborazione con il Brianza Rock Festival. Ogni esibizione era inserita all’interno di una scaletta molto precisa e studiata, la quale ha permesso di poter vedere le band principali senza perdere l’occasione di conoscerne di nuove: l’alternanza dei live assicurava che non vi fossero tempi morti. I grandi nomi hanno richiamato una folla numerosa e variegata che è stata accolta, accompagnata e deliziata dalle esibizioni di artisti la cui fama non arriva ai livelli di Kalkbrenner e Sigur Ròs ma che sono stati in grado di creare l’atmosfera perfetta per anticipare i colleghi più conosciuti.

 

Paul Kalkbrenner

 

I Bloc Party, la band inglese il cui sound a metà strada tra l’elettronico e il rock è reso particolare dalla voce del frontman di origini nigeriane Kele Okereke, ha caricato per bene il pubblico che trepidava per l’entrata in scena del dj e produttore tedesco che ha messo in piedi uno spettacolo intenso, in cui pezzi più lenti e d’atmosfera si sono alternati ai brani storici, caratterizzati da ritmi martellanti e frenetici.

 

Bloc Party

 

La britannica Shura ha avuto l’arduo compito di anticipare Stereophonics e Sigur Ròs e, nonostante i numerosi problemi tecnici susseguitisi durante l’esibizione, è riuscita a conquistare il pubblico presente, che ha apprezzato la sua spontaneità, fatta di musica elegante e raffinata, un synthpop ballabile e piacevole da ascoltare.

Dopo di lei hanno suonato gli Stereophonics dando prova della loro bravura: dopo venti anni di carriera non ce ne sarebbe bisogno eppure questa band è sempre stata sottovalutata, forse a causa del genere in cui si sono inseriti, quel britpop parecchio inflazionato. Il loro live è stato eccellente, preciso e d’impatto, grazie alla scelta di suonare le hit che tutti si aspettavano (Maybe Tomorrow, Have a Nice Day) insieme a ballad romantiche e brani del nuovo album in uscita, tutti arrangiati in una chiava decisamente più rock rispetto alle aspettative e che ben si adattava al contesto in cui si sono esibiti.

 

 

Al tramonto è stato il turno degli islandesi Sigur Ròs il cui concerto è stato seguito in religioso silenzio dai presenti. Complici le stelle, il contesto bucolico e il romantico canto dei grilli che accompagnava la voce di Jonsi Birgisson, la loro esibizione è stata una delle più belle ed emozionanti cui si abbia assistito. La perfetta esecuzione musicale dei brani proposti (compresi Staralfur e Hoppipolla) ha valorizzato i virtuosismi vocali del cantante, che da sempre utilizza la propria voce come strumento attraverso cui veicolare sensazioni e suggestioni; eppure i tecnicismi non hanno inficiato la resa emozionale del concerto, anzi, hanno contribuito alla realizzazione di un live evocativo, intimo ed etereo, affiancato da  visual spettacolari in cui luci e immagini facevano da contrappunto alla musica.

 

 

L’I-Days Festival è stata una scommessa che è stata vinta grazie alla cura e alla qualità dell’offerta musicale proposta, rendendo evidente quanto sia ancora importante e necessario organizzare eventi collettivi in cui le persone possano incontrarsi, conoscersi e confrontarsi attraverso uno dei canali più forti di sempre,  la musica.

Laura Espa

scritto da

Questo è il suo articolo n°12

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