I Fatshion blog e la moda liberata
Per fare questo post devo innanzitutto fornirvi due fondamentali nozioni biografiche riguardo al sottoscritto: la prima riguarda la mia impressione di essere tendenzialmente eterosessuale.
a)
Nonostante mi reputi infatti quanto di più lontano rispetto all’idea di virilità che attira comunità di bionde americane coi sandali a venire in Italia e sedersi negli stessi locali frequentati da fuorisede meridionali con la camicia dell’Oviesse e le Marlboro Light, presento le seguenti caratteristiche: 1) tutte le cose che mi piacciono in una donna non le vorrei su di me 2) le mie confidenze con gli amici sono tutte condite da altissimo tasso alcolemico e finiscono di norma con: “hai ragione, è una stronza” 3) trovo adorabile l’accento ternano di Monica Bellucci ne I Mitici – Colpo gobbo a Milano 4) non mi piace il design 5) ad una certa età credo sia ragionevole smettere di essere magri.
b)
La seconda cosa, molto più breve, è che per una qualche incomprensibile congiuntura d’eventi il mondo ha deciso di dimostrarmi l’inoppugnabilità del principio dell’irrazionalità della vita lungamente promossa dai più scaltri intellettuali, ed è qualche tempo che ho a che fare per lavoro con il mondo della moda.
Queste due considerazioni sono da tenere a mente per quello che vado a dire. Per una qualche legge insita nel punto a), infatti, vi sono interi campi di conoscenza che mi risultano del tutto esclusi, esclusi a priori e senza alcuna possibilità d’appello: l’eventuale fascino di Massimo Giletti e l’impulso quotidiano a lavarsi i denti fanno parte di queste cose, ma soprattutto lo spasmodico e mai sopito – nemmeno nella punkabbestia più integralista – passione per una qualche forma di Moda.
E qui veniamo al punto b). Perché avere a che fare con il mondo della Moda significa avere a che fare con un sacco di donne, un sacco di cose che piacciono alle donne ma anche con un sacco di omosessuali. Non dico che questo possa avermi aiutato a comprendere le questioni di cui sopra, ma debbo dire che certe esperienze aiutano a comprendere meglio il fatto che ad esse non vi si possa arrivare. Un po’ come diceva Kant: non si può vedere al di là del limite ma è necessario quantomeno sapere bene dove sta, quel limite.
Il fatto è che mi sono accorto che non ho alcuna idea di ciò che può piacere indossare ad una donna, di quale possa essere una bella borsa o un bel vestito, di che cosa possa significare nella mente di un’esemplare di femmina umana guardare una camicetta e pensare a quanto quella la potrebbe rendere figa al prossimo aperitivo sulla spiaggia di Fregene. So che quella connessione c’è, so che quando le pupille femminili incontrano la borsetta giusta si dispiega automatica nella mente della loro portatrice l’immagine completa e dettagliata della situazione in cui quella borsetta stessa la renderà protagonista indiscussa delle narrazioni oculari di tutti gli ipotetici presenti. E’ qualcosa che sfiora la prescienza. Le pupille dilatate, gli urletti, la mano che improvvisamente si anima di automatismo zombie e si muove verso il capo prescelto mi testimoniano quella connessione, ma mai e poi mai sarei capace di prevederla, di sapere in anticipo dove si dirigerà quella attenzione da bestia carnivora chiusa in un pollaio dopo il Ramadan. Spero di aver spiegato quello che intendo per ‘conoscere il limite’.
Un’ultima cosa: ho avuto a che fare con un sacco di quegli esempi, un sacco di vestiti e borse e altre cose che farebbero impazzire qualsiasi donna sull’emisfero, e posso dire una cosa: non mi piacciono, e non conosco nessun esemplare del mio stesso genere cui quel genere di cose potrebbero anche lontanamente piacere. Siamo onesti: l’attenzione di un maschio per un capo d’abbigliamento femminile è relegata a quanto spazio di culo lascia intravedere, ed è per questo che cose come le borsette passano del tutto invisibili all’attenzione maschile. Senza contare che per anni l’immaginario maschile rispetto alla sensualità femminile è stato popolato da gente come Pamela Prati, Edwige Fennec e la Stefania Sandrelli di Tintobrassiana memoria, e queste non sono certo tipe da ballerine e pantalone a sigaretta. A me piacciono le autoreggenti con il filetto nero dietro, le camicette un po’ sbottonate e le decolleté tacco 12, ecco tutto. Credo che uno stilista eterosessuale ce l’abbiano solo i produttori di leggins.
Dunque, ecco la mia tesi: la sessualità con la moda non c’entra niente. Ce lo dicono molte cose, dalla densità di pubblicità di moda su Quattroruote al fatto che sono anni che l’industria del fashion sforna modelli di bellezza che non farebbero arrapare nemmeno Adriano Pappalardo imbottito di cocaina. Provateci, voi, a chiedere a un giovane stylist di venire a giocare a calcetto che ve ne manca uno per finire la squadra, e vediamo che vi dice. E’ vero, le donne passano ore al cesso e davanti all’armadio prima di uscire con voi, ma questo è solo per farvi aspettare. Essere comprensivi è solo il primo ostacolo da superare per arrivare a distendervi sullo stesso letto.
Le donne, e siamo in chiusura, si vestono per loro e solo per loro. Vi dico un segreto: non c’è nessun uomo presente tra le comparse di quel famoso sogno ad occhi aperti fatto davanti alla borsa giusta: quella borsa serve solo a far schiattare d’invidia LE eventuali presenti, a dir loro (a seconda della situazione di partenza): “1)prima o poi potrebbe prendermi lo sfizio di prendere, illudere e lasciare devastato il vostro uomo” o “2) mai arriverete a prendere il mio uomo, che lo tengo ben stretto al guinzaglio della mia illusione”.
Tutto questo ambaradan di parole mi è servito per presentarvi alcune foto tratte da una simpatica tendenza diffusa da qualche anni sul web: il fenomeno del fatshion blogging, o dei curvy fashion blogs, che in pratica sono blog di moda tenuti da ragazzone taglia XXL. Una tendenza decisamente molto onesta nel suo spogliare la moda da qualsivoglia ridicola presunzione di essere un ornamento della sessualità. Per carità, non intendo dire che una ragazzona XXL non possa piacere ed essere la cosa più sessuale che esista su questa terra, anzi: ho un sacco di amici pronti a testimoniare il contrario.
Il fatto è che, per fortuna, per parlare di moda o presentarsi come esperte di moda e persino per essere le modelle dei propri outfits dei sogni non conta assolutamente un cazzo l’essere modelli d’erotismo, protagoniste possibili di sogni agitati. Per far schiattare d’invidia LE presenti non sempre è necessario essere capaci di prendersi il loro maschio a piacimento.
Questo le fatshion blogger lo testimoniano, ed in modo ammirevole per di più. Sdoganano la moda dalla sua illusione di essere l’abilità di sedurre qualcuno e la conducono per mano alla sua dimensione di pratica utile all’individuo per starsene bene in compagnia di sé stesso. E l’autostima, lo devo dire, a volte funziona molto meglio di una borsetta per attirare l’attenzione del moretto che fa il maschio alfa al bancone.