I linguaggi fotografici di Olivo Barbieri al Museo MAXXI
È di scena al MAXXI l’esposizione dedicata a Olivo Barbieri, fotografo attivo dagli anni ’70 e pioniere di un rinnovato linguaggio fotografico, totalmente avverso al legnoso concetto di purismo. Le sezioni presenti documentano in maniera completa l’intera produzione artistica di Barbieri, sebbene risulti difficile rintracciare reali scissioni tematiche o cronologiche.
Gli anni settanta sono inaugurati dalla serie Flippers, indagante sui miti decadenti della modernità e costellata da immagini infrante, figlie della Pop culture. Gli anni ottanta vedono la nascita della peculiare visione che caratterizza Olivo Barbieri, tessuta su un continuo dialogo instaurato con il reale, discostandosi inevitabilmente dagli stereotipi quanto da un uso documentaristico e conformista del mezzo fotografico.
Insieme a Jodice, Guidi, Basilico e Cresci parteciperà a Viaggio in Italia ( 1984) di Luigi Ghirri. Progetto che nacque dal desiderio di cambiare la fotografia italiana insieme all’idea stessa di paesaggio. Mirabile è il modo in cui tale percorso assume toni surreali sulla pellicola di Barbieri, incarnando talvolta apparenze enigmatiche e misteriose.
Artificial Illumination è la sezione dedicata ai ritratti urbani contraddistinti da un’illuminazione apparentemente artificiale, frutto del post-produzione, ma che è in realtà prodotto spontaneo delle protratte esposizioni in aggiunta a una inadeguata illuminazione urbana notturna. Il soggetto urbano e architettonico può essere considerato una costante del lavoro dell’artista, pur rimanendo lontano dai termini tradizionali evocati da tale considerazione.
Lo scarto che permane tra il reale e l’esito finale offre all’opera l’incognita per la quale è apprezzata anche da molti architetti, che per captare il senso di uno spazio ricorrono talvolta al lavoro di Barbieri. I numerosi viaggi in Cina, compiuti nell’arco di venticinque anni, comprovano tale narrazione spaziale anche nella fugacità della trasformazione repentina alla quale il paese è stato sottoposto negli ultimi decenni.
Virtual Truths è il capitolo espositivo che testimonia come il colloquio tra il fotografo e il reale sia contrassegnato dall’incolmabile distanza, accresciuta dall’innovativa tecnica di cui Barbieri è autore: il fuoco selettivo. Quest’ultimo permette di focheggiare solo determinate porzioni dell’immagine tramite l’impiego di lenti tlilt-shift, ottenendo un effetto straniante e instabile.
Il risultato è oggetto anche delle ultime serie site specific ( 2003-2013) e parks (2006-2014) che costituiscono una summa dei mezzi linguistici collaudati fino ad ora, con l’aggiunta però del segno grafico e del rendering. L’interazione psico-emotiva del fruitore è dominata da un energico senso di instabilità che si universalizza in un perdurante interrogativo a proposito della dimensione del reale.
La mostra, curata da Francesca Fabiani, sarà aperta sino al quindici novembre 2015.
Museo MAXXI | mostra