I Ninos Du Brasil allo Spring Attitude 2015
Ne ‘il Ramo D’Oro’, l’archeologo Frazer colleziona tutta una serie di comportamenti rituali di varie popolazioni in giro per il mondo. Sono rituali magici, quasi pre-religiosi. In pratica, dice Frazer, l’essere umano ha sentito il bisogno, ad un certo punto, di portare il suo rapporto con l’ambiente circostante su un altro livello, quello teorico/conoscitivo. La magia primitiva, dice Frazer, è una sorta di pseudo-scienza, qualcosa di imperfetto, nient’altro che un passaggio intermedio. Secondo Frazer, laddove tutti conoscessimo il mondo a menadito non avremmo più bisogno di magie.
Ora, nel corso dello Spring Attitude 2015 di Roma ho avuto modo di partecipare all’esibizione dei Ninos Du Brasil, alias Nico Vascellari e Nicolò Fortuni. Più che musicisti veri e propri, i NDB sono personaggi provenienti dal mondo dell’arte, delle performances e della cultura punk/HC in qualche modo prestati a quel tipo di eventi dove la gente beve cocktail in plastica e si veste come un manichino di Zara.
In effetti, dal mondo HC i NDB si portano dietro l’antagonismo verso qualsiasi tipo di convenzione istituita, fosse anche quell’insieme di codici estetici e comportamentali della cultura elettronica. Del mondo delle performance è invece esplicito il richiamo a quella sorta di spontaneità costruita, di goffagine controllata, che serve a rendere evidente la rappresentatività del gesto. Dal mondo dell’arte più in generale, invece, il progetto NDB sembra attingere le proprie stesse ragioni d’essere.
Perché la loro esibizione, fatta di musica e gesti e costumi, sembra essere un vero e proprio simbolo di ciò che gli esseri umani hanno rimosso, dimenticato, addomesticato. È un rituale furioso e orgiastico contro una società in cui ogni possibile infrazione, dalla prostituzione adolescenziale allo scontro da stadio, dal vagabondaggio punkabbestia alla dipendenza da droghe, sembra in qualche modo essere l’ennesima espressione e realizzazione di quella società stessa.
Il progetto NDB nasce invece con la pretesa stessa di non essere digeribile da quel mondo, quello stesso mondo che millenni fa scoprì il principio di razionalità e ne è oramai diventato dipendente. Un mondo che crede tanto nel potere del conosciuto, da mettere a capo della sua catena alimentare manager, psicologi, esperti, meteorologi, scrittori, Papi, opinionisti e un turbinio di parole che tanto ci allontana dall’essenza delle cose, dalla loro esperienza, quanto pretende di descriverne con esattezza aspetto ed effetti.
Osservare i NDB, ed allucinarsi nell’esperienza della loro performance, fa immaginare quanto di noi stessi abbiamo sacrificati sull’altare di quella necessità di saper descrivere il mondo. E quanto, oggi, il nostro grigiore ci renda necessario deviare da quella strada per tornare ad un po’ di magie.
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