I piedi del Sònar
I piedi del Sònar sono piedi felici, camminano in lungo e in largo per centinaia e centinaia di metri quadrati spalmati sulla superficie immensa del Sònar, quella del día tutta ricoperta di tappeti di erba sintetica verde cartone animato e fatta di 4 palchi, e quella del noche (altri 4 palchi diversi!) tra padiglioni dalle tende altissime di un rosso Jessica Rabbit.
Tre giorni di maratona musicale, fatta coi piedi, ballando, sfregando il destro al sinistro si trova l’energia per cambiare prato, sala, artista. Come ogni anno, questo eventone di musica non delude e non annebbia le aspettative, perché rimane il più grande di tutti, quello che ti accoglie e ti fa sentire a casa, quello in cui Barcellona si fa bella per il tuo arrivo, quella situazione in cui la musica e il piacere di godersela rimangono sempre al primo punto di un programma festivaliero vastissimo.
Ho ascoltato musica in ogni angolo di questo Sònar e cerco di raccontarvi qui quello che davvero mi è rimasto attaccato sulla pelle, ma mentirei se vi dicessi che solo la musica sia rimasta a farsi raccontare in queste righe, del Sònar è rimasto tutto: l’incredibile organizzazione, gli spazi pieni ma sempre così grandi e vivibili, gli incontri e le scoperte del Sònar D+ le istallazioni, i video, le performance, la qualità del suono, il sorriso della gente, la felice visione di culture e razze diverse che ballano insieme sotto i ritmi di festa di Ossie nel Sònar Dome di Red Bull (dj scoperta di questo Sònar, capace di mixare house, cumbia, hip hop, afro tech…).
L’eclettismo del Festival è tangibile: la performance del produttore multitasking Arca (cantante ballerino performer, produceva Björk e chi più ne ha più ne metta) col videomaker Jesse Kanda, è stata indescrivibile e inetichettabile dentro nessuno stile preciso, puro talento dimenato su un palco, electro e vocal pazzeschi.
Emotività ipnotica si spezzettava sulle mie gambe, durante il live di Voices from the Lake (degli italianissimi Dozzy e Neel) nel formale Auditorium del Sònar Complex i piedi del Sònar non resistono e si alzano tutti a ballare! E ancora: il live al buio degli Autechre nel Sònar Hall, sì ebbene sì tutto al buio, avvolti dalla notte improvvisa, siamo stati trascinati in una spirale di suoni sperimentali quasi aggressivi, che sparavano addosso. Altresì il live del mitico padre dei suoni elettronici from Uk, Sqarepusher ha spaccato ogni confine: mentre l’impiantone sparava frequenze dentro la pancia, lui prevedeva cambi e stili musicali diversi imbracciando pure la chitarra.
In questi tre giorni anche i miei piedi correvano facilmente, perché volevano assolutamente vedere la carrettata di talenti invitati, che andavano in scena contemporaneamente, rincorrendo alcune delle favolose donne di questa edizione, amando la nuova ondata di rap sull’elettronica di Kate Tempest, adorando l’istrionica Roisin Murphy che ha letteralmente infiammato il palco con un live ricco, nel suo stile, un concerto uscito da tutta la sua grande produzione artistica, dove l’affinità con tutti i musicisti sul palco sudava d’amore per la musica e tutto il pubblico ne era ammaliato… e come dimenticare la sensualissima FKA Twings dama in bianco, dalla voce sinuosa come i suoi fianchi, ma anche Cashemere Cat con la sua dowtempo…
E poi c’erano i Duran Duran, la spruzzatina vintage dona al festival; al centro dell’ultima noche invece, i veri grandi protagonisti di questo Sònar: gli storici Chemical Brothers che coi visual di Adam Smith hanno letteralmente fatto esplodere il Sònar Club spostando i nostri piedi tra pezzi del passato e quelli del nuovo disco in uscita, un live sorprendente carico di sali e scendi, un’ora e mezza di puro godimento audio video.
A chiudere l’edizione 2015 (dopo l’Inghilterra apriamo le danze alla Francia) c’era quella “bestia” di Laurent Garnier ai piatti, un altro storico direte voi, uno che gira vinili dai primi 80’s, si certo, una bestia del mixing però, dove tecno e house fanno troppo poco per completare due ore di musica, perché si passa ovunque con Garnier, si toccano stili e generazioni differenti nei suoi set, del resto, col Sònar ha sempre avuto a che fare. I piedi del Sònar non vogliono smettere di ballare, chiedono pure alle mani di alzarsi al cielo, mentre arriva l’alba e qualcuno parla già della nuova edizione 2016, alzo pure la mia mano e ringrazio quel dio della musica che ci ha regalato il Sònar…