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Di come per la prima volta sono entrata nel famoso Basement torinese

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Come si dice, che quando hai le cose sotto casa di solito non le vedi nemmeno? Ecco. L’Astoria, via Claudio Luigi Berthollet 13 Torino, è il mio esempio vivente di come si possano perfettamente evitare anche i locali, se li hai a 50 metri dal tuo letto.
Il punto è che è impossibile non aver sentito nominare l’Astoria, a meno che tu che stai leggendo non vivi almeno a 500 km dal Piemonte: tra attese, suspence, “apriamo ma non apriamo”, aperture vere e false ormai nessuno è vergine di questo nome.
Questo è l’unico locale che ha sbancato tutto raccogliendo a piene mani tutte le serate più in voga di Torino per immagazzinarle in San Salvario: SRSLY, XANAX Party e Kicks Up vi bastino come programmazione iniziale.

Io da brava outsider della situazione mi sveglio solo in occasione della prima data live italiana dei Sepalcure. In preda all’ansia da prestazione causatami dalle varie leggende su questo luogo fatto di carta da parati e divani in pelle, arredamento da mercatino dell’antiquariato e il Basement, decido di indossare la cosa più cool che possiedo e tentare di passare inosservata. Il live, si dice, inizia alle 22 e 30, il che di fatto vuol dire almeno un’ora dopo: ho tutto il tempo di esplorare questo castello di Hogwarts dell’hipster torinese. Con un ottimo Long Island (+ 10000 punti per la scelta del barista) tra le mani mi guardo intorno: il locale, che ha raccolto a piene mani spunti da vari caffè berlinesi o londinesi, è effettivamente pieno di mobili vintage per creare l’atmosfera di una accogliente dimora, ma questo rende esiguo lo spazio vitale e sembra di stare alla fiera della sgomitata nella costola; decido che è meglio sembrare una stalker che palpeggia il fondoschiena di due tizi, piuttosto che spostarmi ancora di un millimetro e incasinarmi il torace tra angoli, sedie e persone.

Dopo cinque affannati minuti passati per lo più a vergognarmi del mio enorme sciarpone rosso e dei miei stivali così poco da blog di moda, scendo nel famoso Basement: un cunicolo dalle pareti nere e una strobo in grado di provocarmi la crisi epilettica che il consumo di videogiochi non mi ha mai procurato. Che sia underground non ci sono dubbi, è letteralmente sotto terra, ma è tutto così nuovo e sfavillante che non ti senti tanto in un club quanto in un cubo profumato di crema per il corpo (o forse è l’orda di ragazze che mi circondano a farmi questo effetto). Me lo immaginavo più “grezzo”, insomma, ma è ancora troppo giovane per assumere l’aria vissuta del club elettronico.
L’atmosfera la crea anche il pubblico e direi che è per questo che la mia illusione di underground europeo svanisce un po’ vedendo tanti Dickhead’s cool che mi fanno sentire una profuga della moda: arriverà il giorno del giudizio e tu non avrai le scarpe adatte. Amen. (Poi qualcuno mi spiega come si fa con una temperatura di -10° ad avere sotto il giubbotto solo un vestitino senza maniche e gilet. C’è un negozio di abbigliamento tecnico da neve per il post-indie e io non ne sono a conoscenza?).

Tolto questo, la line up dell’Astoria è invidiabile: in un weekend ben due prime esibizioni italiane, tutte targate SRSLY, che di classe ne ha sempre da vendere nonostante sia una serata “neonata” (il primo compleanno è stato festeggiato domenica 12 con Balam ACAB). In un anno ci hanno portato nomi da leccarsi i baffi e i Sepalcure sono solo uno dei tanti dessert che ci gusteremo per tutto il 2012. Uno show audio/video splendido, che spazia tra post dubstep e ritmi house così freschi che già sogni l’estate e i grandi festival all’aperto dove puoi ballare per tutta la notte, il tutto corredato da qualche vocal che non si intromette mai troppo nel ritmo. Per non parlare del duo (Travis Stewart e Praveen Sharma) sul palco che ha infiammato gli animi di tutti i partecipanti: si nota dalle loro espressioni come una parte sia stata composta dall’uno o dall’altro, ma in generale il saltellamento di Praveen e il suo puro divertimento non possono far altro che entusiasmare i presenti. Un discorso a parte per la competenza di Sougwen, artista nella vita e per i Sepalcure che con i suoi visual completamente in sincrono con la musica mi hanno tenuto impegnata in viaggi mentali per almeno una ora buona, soprattutto contando che nel dancefloor mi muovo come un pesce fuor d’acqua. O una foca.
Gran finale con No Think cantata live. Ciliegina sulla torta, ora i dj resident possono continuare a farci danzare per tutta la notte, come promesso.
Per averne un’idea assoluta, eccovi il link al video della serata:

http://www.youtube.com/watch?v=iYrfdejGe_4&feature=youtu.be

Per saperne di più: www.astoria-studios.com

Claudia Losini

scritto da

Questo è il suo articolo n°175

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