I Tortoise sono tornati?
Di certo dopo Beacons Of Ancestorship (2009) in pochi ci avrebbero sperato, eppure con The Catastrophist i Tortoise sembra che siano riusciti a riorganizzare le idee e soprattutto ridare nuova linfa ad una vena artistica spenta dai due ultimi flop discografici.
La band di Chicago snellisce il suono, riduce al minimo le sonorità ampollose e ricercate degli ultimi lavori, e poi include di due brani cantati, questo basta per incuriosirci.
Per la promozione dell’album ha incluso anche tre tappe in Italia al Locomotiv di Bologna (il 19 febbraio), al Monk Club di Roma (il 20) e al Magnolia di Milano (il 21).
Noi siamo al Monk Club il 20 febbraio… evento sold-out e ingresso solo con tessera ARCI più biglietto, cosa che ha creato qualche tensione all’ingresso, ma alla fine è filato tutto liscio come l’olio.
Ore 22:00 circa la sala (lo spazio è all’interno di un capannone, non grandissimo) è già quasi completamente piena. Il palco è in fondo, basso e forse un po’ piccolo per la strumentazione che portano in dote le tartarughe, ma tant’è. Il pubblico è piuttosto variegato, con una forbice che può sfiorare il 25 anni di attività del gruppo, e sta tutto piuttosto stipato nella ricerca continua di una posizione migliore per poter vedere i musicisti all’opera. Dopo il live-set di Sam Prekop (ex Shrimp Boat), salgono sul palco John McEntire, John Herndon, Jeff Parker, Doug McCombs e Dan Bitney (sono i Tortoise).
John Herndon su uno dei due drum-kit, alle tastiere John McEntire e Dan Bitney, Jeff Parker alla chitarra e sulla sinistra Doug McCombs al basso e barbona bianca che sembra zio Jessie di Hazard.
La scaletta è pressappoco questa: The Catastrophist, Ox Duke, Gigantes, Shake Hands With Danger, Tesseract, The Suspension Bridge…, Gesceap, Hot Coffee, Prepare Your Coffin, High Class Slim Came Floatin, High Class Slim, Yonder Blue, At Odds With Logic… brani quasi tutti del nuovo album (!!).
I componenti si alternano e scambiano posti e strumenti dimostrando la grande duttilità e padronanza dei loro mezzi tecnici e artistici. La serata scorre cadenzata dai ritmi martellanti e melodiosi dei brani, alternati con gran cura.
Gli arrangiamenti più raw e concreti di qualche vecchio brano li avvicinano al pubblico, che incassa le linee synth e i drumming sparati senza sosta dalla band di Chicago.
Dopo i rituali del fuori-dentro fuori-dentro, tra cui spicca In Sarah, Mencken, Christ, and Beethoven there were women and men da TNT (1998) si chiude con I Set My Face To The Hillside. Un’ora e mezza circa. Bella musica e grande atmosfera.
Sì, i Tortoise sono tornati.
Testi e foto di Antonio Sena.