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Il 17 ottobre alla Casa della Musica con un pantalone strettissimo

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Dai sbrighiamoci che sul sito c’era scritto biglietto 8 euro fino a esaurimento posti. Sicuramente è pieno e non ci fanno entrare.

Alle volte mi sembro mio padre, mi preoccupo per niente. La Casa della Musica è la sorella più piccola del Palapartenope: stesso tendone da circo ma al posto degli spalti dei divanetti da sala giochi su un pavimento a scacchi sulla destra e un recinto aperto dall’altro lato. Sta a Fuorigrotta e non si riempie mai. Siamo lì per ricordare Peppino Impastato, poeta conduttore radiofonico politico assassinato 30 anni fa per mano della mafia siciliana e se poi a dedicargli la loro musica ci sono i Low Fi, i Libera Velo, i 24 Grana e i Marta Sui Tubi siamo tutti più felici. Il primo gruppo ce lo siamo perso. I Libera Velo li avevo già sentiti suonare ma non mi hanno presa né questa volta né l’altra. Però mi incuriosisce oltremodo la cantante, sicuramente non bella ma assolutamente giocosa e vitale.

Di lei so che era corista nei 24 Grana, che ha lo spirito della contestatrice sociale, che si rifà molto alla conterranea Meg mixando folk ed elettropop. Mi metto a scattare foto alla gente e non mi accorgo che in un attimo sono tutti sotto il palco.

– Che succede? Chi c’è adesso? I 24 Grana.

Sono all’attivo dal 1995, il loro nome rimanda alla vecchia moneta povera partenopea e hanno fatto pogare per anni i liceali napoletani e non. Famosi si ma non per me. Il loro aspetto emaciato mi faceva pensare ai Verdena ma ero proprio fuori strada…in realtà il mood è Nino D’Angeliano.

I ragazzi si divertono, rullano, ai vecchi successi cantano e zompettano e chi non può e ha il piede ingessato alza tutte e due le stampelle in aria. Ma io sono qui per i Marta Sui Tubi. Il loro nome rimanda ad una ragazza che andava a letto sia con Giovanni, voce del gruppo, che con Carmelo, estroso chitarrista riccioluto. No no non è vero, è una menzogna. Il loro nome non significa niente ma si sono inventati sempre storielle a riguardo.

– Eccoli eccoli!!

Qualche settimana fa è uscito il loro terzo disco ma io spero sempre facciano le canzoni vecchie perché se no a casa che me li so’ imparati a fa tutti i testi a furia di ascoltarli per mesi e mesi. All’inizio non vengo accontentata ma sono comunque travolta da una voce forte, instancabile, senza limiti che intraprende scioglilingua impossibili che si gonfia che si espande che butta giù i palazzi che vola in alto…che vicino le casse non ti ci puoi mica mettere! I Marta Sui Tubi scrivono pezzi sarcastici che guardano alla vita come qualcosa di surreale ridicolo e monotono allo stesso tempo, descrivono situazioni, sensazioni e mai sentimenti.

Vi piacciono? Vi piacciono? Bravi…eh?– chiedo intorno a me.

Mah…sai…si vede che sono del nord…questa voce così pulita…

Interrompo – No no loro sono siciliani poi si sono trasferiti prima a Bologna e poi a Milano…all’inizio erano in 2 poi in 3 ora in 4…il tastierista è la new entry

Si vabbuò ma la sai Tu Vuò Fa L’Americano? Sentiti bene ogni parola di quella canzone…così è

Io Rido. D’altronde sono proprio loro a cantare ”Perché tu puoi diventare tutto quello che ti pare….” però a pensarci è vero perfino Negghia, ispirata ad una poesia di Impastato in dialetto siciliano, sembra così scandita perfetta mai sporca. Ma io li adoro perché in loro vedo la capacità di sostituire le strofe di Stitichezza Cronica con le notizie salienti del giorno prese dalle pagine di un quotidiano, di riadattare Sushi & Coca (canzone tratta dall’ultimo omonimo album) con Bufala & Coca più consona alla tradizione napoletana, di usare pezzi presi da canzoni note e trasformali, di salutare il pubblico con W i friarielli e non W la pizza, di essere mutevoli creativi non etichettabili e quindi pur sempre italianissimi. E domani friarielli e speriamo che il mio pantalone strettissimo mi entri ancora.

Alle volte mi preoccupo per niente…Vecchi Difetti!!!!!

– Veronica Grasso

Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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