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Il balconing è per veri furbi

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Ne avevo sentito di stupidaggini e scusate il termine di “stronzate”, di gente in cerca di qualcosa per trasgredire le regole della società e staccare dalla quotidianità. Gente che vuole stupire, apparire e distinguersi dagli altri, ma la moda del Balconing non ha limiti. L’ultimo fenomeno sociale prevede di buttarsi dal balcone della propria stanza di albergo per poter “atterrare” e tuffarsi in piscina. Se tutto va bene, buttandoti dal balcone-trampolino e si è più che fortunati, ci arrivi in piscina, ma molti di queste teste calde arrivano direttamente sul pavimento.

foto di Dox Kim

Dal 2008, anno in cui si sviluppa il fenomeno, sono morte ben 9 persone e molti sono i ragazzi che per questa assurdità si sono ritrovati su una sedia a rotelle o comunque hanno riportato delle lesioni gravi. Il Balconing è una “moda” diffusasi ad Ibiza e Maiorca già da alcuni anni, ma l’estate scorsa ha avuto il suo boom. La variante soft di questo fenomeno è quella di saltare da un balcone all’altro, ma i risultati non sono diversi dal tuffarsi in piscina. Non stiamo parlando di PK-Parkour, la disciplina nata in Francia negli anni ottanta, dove dopo un lungo allenamento si cerca di superare qualsiasi genere di ostacolo metropolitano, ma dell’assurdità e della pazzia che sono alla base delle vacanze di alcuni ragazzi. Questi ultimi dopo una notte trascorsa a base di alcol e droga si lanciano per cercare un’adrenalina che dura pochi secondi e che porta alla morte. È soprattutto questo mix di sostanze che li spinge ad essere temerari e a non avere una giusta percezione della realtà. Credono di finire in piscina, gettandosi dal loro balcone ma spesso le distanze non sono quelle calcolate e ciò che li aspetta può essere solo una sciagura. Un receptionist di un hotel di Alcudia citato dai quotidiani spagnoli dice: “Lo vediamo da alcuni anni, ma quest’anno la situazione è peggiorata.

foto di Buckshot Frank  / Frank Montes

Sono ubriachi e drogati e continuano a fare casino nelle loro stanze. Se li sorprendi mentre lo fanno, ti dicono che hanno perso le chiavi della stanza. Ma la maggior parte delle volte lo fanno perché vogliono andare sui balconi delle stanze della ragazze o perché si vogliono gettare direttamente in piscina”. E ancora Paul, di quindici anni, dice: “Ho iniziato due anni fa a lanciarmi. Ero con i miei amici. È stata una sfida. I miei amici mi hanno provocato e io, dopo aver preso una pasticca di Ecstasy, mi sono lanciato. Un’esperienza indimenticabile. Quella volta mi sono rotto il braccio. Ho avuto il gesso per tre settimane. Ma da allora lanciarmi dai balconi è una cosa che faccio spesso”. Tra le altre pazzie della scorsa estate ve n’è un’altra che non è da meno.

[uno che si è fatto molto male] foto di Arttu Silvast

I giovani inglesi, per non essere inferiori a nessuno per “stronzate”, perdonatemi di nuovo il termine per me non improprio in questo caso, hanno inventato il Binge drinking. La procedura è semplice. Basta solo bere fino a perdere i sensi e andare di corsa al pronto soccorso. Immaginate quanta gente bisognosa di cure sanitarie effettive debba essere messa da parte per salvare questi “coglioni”dal coma etilico. Che cosa spinge questi ragazzi ad agire così? I modelli di riferimento comportamentale che sono sicuramente cambiati? La noia che subentra quando ormai si ha tutto? Lascio a voi la possibilità di commentare e riflettere su ciò. Credo che io abbia già dato un mio giudizio con le mie “ingiuriose” parole.

Stefania Annese

scritto da

Questo è il suo articolo n°51

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