Il bello del brutto
Qualche giorno fa leggevo l’articolo di un critico letterario yankee che dedica la sua vita e il suo lavoro (o la maggior parte di entrambi) a leggere libri brutti o osceni, per meglio dire munnezza letteraria. Rimproverava l’attitudine comune ai più di cercare sempre, come feticisti del bello, sempre qualcosa da leggere di interessante o di oggettivamente bello. A parte che ‘sti americani si inventano di tutto e di più, dopo ci ho pensato su e ne ho tratto la conclusione che forse ha ragione, che sempre cerchiamo il carino in tutte le cose, e che leggere qualcosa di oggettivamente brutto per noi rappresenti una perdita di tempo.
Possiamo incappare in un libro che ci delude, in qualche film obbrobrioso, però non lo facciamo deliberatamente, sempre pensiamo che sia frutto di una scelta sfortunata. Se cercassimo di proposito un libro che sappiamo essere noioso e rimanessimo piacevolmente sorpresi che alla schifezza non c’è fine, forse cominceremmo a pensarla diversamente. È il brutto che diventa bello e che può diventare persino divertente.
Iniziare un libro o un film e avere la curiosità di quale sarà la castroneria che si inventerà lo scrittore in seguito, potrebbe rivelarsi un esercizio eccitante per stimolare la nostra creatività. Certamente questa regola si può applicare ai libri, alla cinematografia ma la possiamo estendere a qualsiasi altro campo della vita quotidiana, come l’abbigliamento (quante felpe obbrobriose ci sono in giro), la musica (qua si potrebbe fare notte nell’elencare). Insomma, il brutto che avanza e che diventa bello per quanto è brutto.
Io, per esempio, mi accorgo di essere sempre alla ricerca dello scrittore che ha ottenuto ottime recensioni e che so non mi deluderà o nell’elezione del film il fattore discriminante è che abbia vinto (o partecipato) al festival di Cannes o di Berlino. Qualche volta mi sono fatto ingannare e ho visto film che erano in concorso a qualche festival secondario e mi son trovato di fronte a una grande patacca. Purtroppo non mi rendevo conto che anche le patacche fanno la sua parte e che produrre una patacca fatta bene (o meglio male) non è poi così semplice.
Quindi invito gli abitanti del pianeta ziguline, a cominciare (per chi no n lo avesse già fatto) a cercare a proposito libri obbrobriosi (chiedere all’edicolante o in libreria “Scusi mi può consigliare il libro più brutto che ha?”) o in una videoteca per esempio (“Mi può consigliare un bel polpettone?). Per poi pensare per quale stravagante motivo la casa editrice possa aver potuto pubblicare una cosa del genere. Oppure andare in un negozio di abbigliamento e comprarsi, non so, una felpa con dragoni e aquile dai colori sgargianti per poi indossarla fieramente per strada. Perché il brutto indossato con classe può diventare bello. O andare a ricercare nei mercatini cassette di cantanti che mai vendettero una copia. Sarebbero un bel regalo di Natale.
Non parlo di trash sia bene inteso, il trash è già di moda ed è diventato bello, per alcuni cool, parlo di qualcosa di più sfacciatamente e squisitamente brutto, non faccio nomi e cognomi perchè magari qualcuno potrebbe offendersi, però c’è tutto un universo da scoprire, Sarebbe la rivincita dell’antiestetico, dell’antiletterario, del grezzo.
Insomma bisogna andare a rovistare nel brutto per potere riassaporare il bello anche perché il bello senza il brutto non esisterebbe, sono due facce della stessa medaglia. Un invito insomma a riconoscere di come possa essere interessante,divertente e arricchente dedicar un poco del nostro tempo a un libro estremamente noioso, a un film senza capo né coda o a una musica dal testo imbecille. E trovarci qualcosa di di interessante. Sennò poi diventa tutto troppo monotono, se ci limitiamo sempre a crogiolarsi nel carino, nel bello, nell’intellettuale. Cerchiamo qualcosa di bello anche nel brutto. Come per esempio in questo articolo!
Immagini da Unadorned di Julia Fullerton-Batten.