Il camouflage di Lucia Fainzilber parla di identità
Con un perfetto dosaggio di stili e cromie, Lucia Fainzilber ci parla di un argomento molto meno frivolo, l’identità. La fotografa argentina, infatti, abituata com’era a stare dietro all’obiettivo, ponendosi dall’altra parte ha fatto una serie di interessanti scoperte.
Il camouflage è un effetto ottico ma è una anche una tecnica o, più precisamente, una strategia di difesa, come nel caso degli animali o dei militari. Nel caso di Somewear, invece, il mimetismo diventa uno strumento di indagine per cercare di rispondere all’atavico quesito “chi sono?”.
In questa serie fotografica, l’artista ci illustra come la vita moderna sia costellata di rapporti umani e difficoltà personali regolate dal lavoro, la società e tutto quello che ci circonda. In questo contesto, diventa difficile rispondere alle domande su chi siamo davvero se bloccati dall’impossibilità di isolare la nostra essenza e indagare senza il fardello dei condizionamenti che viviamo.
Così come i soldati o gli animali, viviamo avvolti in illusioni ottiche che servono a proteggerci o a permetterci di integrarci con ogni ambiente in cui ci caliamo e spesso queste difese sono costituite dai nostri abiti o meglio, da come li usiamo. La Fainzilber, in effetti, lavorando anche come fotografa di moda e nel mondo del cinema ha avuto modo di valutare come quello che indossiamo spesso diventa molto di più di un semplice indumento ma una forma di difesa contro le difficoltà.
La risposta sicuramente non definitiva che alla fine delle sue considerazioni viene fuori, è che probabilmente faremmo meglio ad imparare a vivere con tutte queste domande senza però mai dimenticare di guardarci dentro.
Gli autoritratti sono pieni di colore e fantasie differenti che rendono più difficile scorgerne i dettagli e lasciano trasparire le origini latinoamericana della fotografa e la sua dimestichezza con i tessuti e la composizione.
Lucia Fainzilber | sito – facebook