Il filo di Arianna di Arianna Fantin
Tutto è contenuto nel titolo, Il filo di Arianna: lo strumento di lavoro dell’artista, la complessità del percorso espositivo, la presenza di un comune denominatore che lega tra loro le opere esposte. Sono infatti ago e filo il mezzo espressivo scelto da Arianna Fantin; ben 6 sono i lavori in mostra; è il tema del doppio a fare da sostrato alla creazione artistica che lo spettatore è chiamato ad esplorare, in un progetto espositivo che coinvolge tutto lo spazio di Fragilecontinuo.
L’assenza del colore, la possibilità di leggere in negativo, l’utilizzo del ricamo fanno da filo conduttore della mostra, che Arianna Fantin allestisce come una sorta di “libro funzionale” (dal testo critico di Katia Baraldi) ispirato alla poetica di Bruno Munari: denso di richiami all’immaginazione e ricco di inviti che innescano il coinvolgimento dello spettatore. In ciò, è il ricamo su tela a fare da strumento espressivo costante, usato come una vera e propria tecnica tipografica e indagato con lo stesso rigore dell’incisione.
Il percorso espositivo inzia già all’esterno di Fragilecontinuo, dove lo spettatore è accolto da Poesia/Rita Degli Esposti, installazione creata su un testo appositamente ideato dalla poetessa Degli Esposti e leggibile in maniera ambivalente: in positivo, come parola scritta con il filo, e in negativo, sul retro della tela, in un processo secondo il quale il segno diventa una sorta di disegno del testo.
La mostra prosegue con due libri d’artista, anche questi ricamati su stoffa: La casa bianca e Testo cucito. Scritto dalla stessa Arianna, il primo è una riflessione in forma di favola sulla percezione visiva e sul ruolo dell’artista; il secondo, invece, è una raccolta di citazioni e note selezionate nei mesi precedenti la mostra.
Il quarto elemento dell’esposizione è Pretesto, performance durante la quale l’artista scucirà – su una tela della sua stessa altezza – un testo originale incentrato su una rilfessione sul linguaggio, in una sorta di metanarrazione simbolica. Per due giorni, Arianna Fantin scioglierà i fili che in precedenza aveva ricamato, in 2 distinti momenti che avranno luogo il 27 e il 29 gennaio, alle ore 19.00.
Verbale scritto. Documentato è il quinto elemento della mostra, trittico su tela ben condensato dall’affermazione di Bruno Munari secondo la quale “Una spiegazione molto esauriente annullerebbe la funzione dell’oggetto creato invece per stimolare la fantasia”.
Infine, Rhinocerus di Dürer fa riferimento esplicito al misurarsi con la tecnica dell’incisione: sempre attraverso il ricamo, Arianna Fantin riesce a far abbandonare la dimensione della bidimensionalità alla tavola del maestro tedesco, trasformandola in un oggetto scultoreo.
“[…] Nei lavori di Arianna vi è una fortissima dipendenza tra messaggio e mezzo. Gli stessi testi che l’artista decide di ricamare, che siano scritti da lei o testi d’altri, sono sempre scelti e pensati per il mezzo, per la loro intrinseca potenzialità nel venire ricamati, diventando segno grafico a rilievo o per il valore aggiunto che essi acquistano nel passaggio su tela. […]”
Dal testo critico di Katia Baraldi