Il fotografo Jack Radcliffe ci racconta la vita di sua figlia Alison
Il fotografo americano Jack Radcliffe è un maestro dell’immagine foto documentarisica, secondo il mio modestissimo parere perchè per stendere i suoi racconti non ha bisogno di percorrere migliaia di chilometri, raggiungere nazioni in preda a guerre civili o a qualche disastro naturale, a lui è bastato osservare la realtà che lo circonda, fatto molto spesso di persone semplici, amici e parenti, senza particolari ruoli nella storia, ma il cui vissuto personale, attraverso la lente di Jack, potrebbe bastare a riempire le pagine di interi libri. Tra i tanti lavori realizzati da questo fotografo, con all’attivo ben 35 anni di carriera, ve ne voglio raccontare una in particolare. Il lavoro ha come soggetto e protagonista sua figlia Alison di cui ha immortalato i momenti più significativi della sua vita e con cui è riuscito a realizzare un racconto visivo complessivo, molto suggestivo, che con molta probabilità dovrà ancora completarsi. Ecco come Jack spiega questo suo lavoro durato per più di trent’anni.
Quando mia figlia Alison è nata, come ogni neo genitore, ho cominciato a fotografarla, all’inizio solo per avere dei ricordi dei suoi primi anni di vita. Tuttavia, in questo processo di documentazione della crescita di Alison, ho sviluppato un forte interesse verso le sue relazioni interpersonali per cui ho continuato a catturare momenti intimi della vita sua familiare e dei suoi rapporti con gli amici. Questa sorta di esperimento ha profondamente influenzato la mia fotografia. Da questo momento in poi ho cominciato seriamente ad interessarmi alla forza che può instaurarsi tra le persone e spesso ricorrendo all’uso di ambientazioni molto intime e personali per amplificare la portata del messaggio. Le mie fotografie di Alison, proprio per la natura della relazione che ci lega, rispecchiano il forte senso di collaborazione che si era instaurato tra padre e figlia. Lei mi ha permesso di accedere a momenti della sua vita privata, che diversamente sarebbero stati negati a qualsiasi genitore. La macchina fotografica, sin dalla sua infanzia, è diventata una parte integrante del nostro rapporto, essendo necessario tra di noi una reciproca accettazione, si era instaurata una tranquillità tra le parti in gioco. Non abbiamo mai avuto delle lunghe sessioni fotografiche, piuttosto abbiamo avuto la possibilità di trascorrere alcuni momenti da soli con i suoi amici. Il senso di queste foto viene fuori guardandole col senno di poi. Ho capito, osservandole, che avevo creato un racconto visivo della vita di Alison, catturando momenti significativi della sua metamorfosi da quando era una bambina a quando è diventata donna, attraverso il racconto delle sue relazioni con gli amici, della sua ribellione e implicitamente della sua relazione con me, una costante di tutta la sua esistenza. Ho voluto fotografarla in tutti i suoi aspetti anche più estremi, ho voluto essere presente e testimoniare ogni momento della sua vita senza giudicarla o censurarla. Solo in questo modo avrei potuto ottenere un ritratto sincero di Alison.
Per chi vuole approfondire: www.jackradcliffe.com