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Il mondo di immagini di Gabriele Chiapparini

Gabriele Chiapparini è un fotografo, regista, direttore creativo e in generale una persona brava a comunicare con le immagini. Ha un trascorso musicale, un lungo passato di fotografo e un presente ricco di sperimentazioni e aperture a nuovi progetti. Tra le sue ultime “cose” spicca la collaborazione con Godblesscomputers per il quale ha concepito l’artwork per il disco Plush and Safe di cui vi abbiamo già parlato e ha seguito la realizzazione del bellissimo video Closer. Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua mente creativa e chiedergli cosa sta preparando per noi.

 

Gabriele Chiapparini

 

Ciao Gabriele, per cominciare raccontaci un po’ di te e della tua vita.

 

Ciao, intanto grazie mille per quest’intervista. Nella musica viene raramente dato spazio ad approfondimenti sull’universo che circonda un disco che non sia la musica stessa. Dico questo perché sono il primo che vorrebbe saperne di più su cover, aneddoti e quant’altro. Su di me, sulla mia vita, non c’è tanto da dire. Dedico molte energie e tempo alla ricerca di posti buoni in cui fare abbondanti colazioni. Ascolto molta musica e cerco di farmi ispirare da tutto quello che mi circonda, persone, immagini, suoni…

 

 

Sei un fotografo, un regista e un direttore creativo, come si sposano queste tue anime professionali?

 

Anche se li chiami con nomi diversi in realtà per me sono la stessa cosa. Certo creano conflitti interni ed esterni, le persone hanno costantemente bisogno di incasellare le cose. Però non mi definisco regista. È un ruolo che richiede esperienza e qualità che al momento mi mi mancano. In video come Closer in cui l’immagine è dominante la direzione creativa può sovrapporsi facilmente ad una sorta di regia. Ho però bisogno di qualcuno con i piedi per terra che sappia aiutarmi a dare forma alla cosa. E su Closer è stato Giorgio. Lo stesso discorso vale per i video di moda. Si tratta più di trasformare le situazioni in immagini che siano in grado di emozionare, trasmettere qualcosa.

 

Giorgia Faga

 

Quale tra quelli che utilizzi credi sia il linguaggio comunicativo più leggibile dallo spettatore e qual è quello che ti rispecchia di più?

 

Non ne ho davvero idea. Penso che alcuni di quelli che guardano i lavori a cui partecipo possano ritrovarvi una certa sensibilità.

 

 

Le tue fotografie sono intimiste ed evocano una ricerca orientata alla riscoperta dei sensi, da dove prendi l’ispirazione per i tuoi scatti?

 

Dal soggetto che ho di fronte. Mi è capitato spesso di trovare persone che pretendessero da me un progetto per potersi fare ritrarre. Non mi è mai piaciuto inserire i soggetti che mi sono trovato davanti in idee precostruite. Preferisco che siano loro a raccontarsi e io a cercare di coglierli. Ormai, purtroppo, scatto pochissimo.

 

Giorgia Faga

 

Hai un trascorso musicale e uno legato alla fotografia, come queste due passioni si sposano nella tua carriera?

 

Sono l’uno la conseguenza dell’altro: un bel giorno con grande dispiacere ho capito che la musica non sarebbe mai stata la mia vita… così la fotografia ha preso il posto della musica. Dopo un po’ di anni ho ricominciato a scrivere canzoni e quello che ne è uscito è ascoltabile e scaricabile gratuitamente qui.

Nel video la musica intesa come ritmo va a braccetto con la fotografia. Stimolano sensi diversi, tutti e due molto potenti.

 

Papercuts

 

Stai lavorando a stretto contatto con Godblesscomputers alla realizzazione di progetti legati ai suoi dischi, come “Papercut”, l’artwork ripensato per la copertina dell’album “Plush and Safe” o il video di “Closer” realizzato assieme a Giorgio Affanni e col moniker Artichoke One. Raccontaci di questa interessante collaborazione.

 

Mi piace molto la musica di Lorenzo. Malinconica. Non sempre ma spesso. Alcuni anni fa stavo camminando con Luca, fotografo/maestro a cui feci da assistente, e ad un certo punto dal nulla mi disse “Non vivere male questa malinconia che hai, è parte fondamentale della forza espressiva del tuo fare immagini”. Nella musica di Godblesscomputers trovo la stessa cosa. Un utilizzo positivo del ricordo, della malinconia. Abbiamo deciso di lavorare al video di Closer e una volta ascoltato direttamente da lui di cosa parla quel pezzo abbiamo cercato di trasporlo per immagini. Qualcuno ha trovato poco connessione fra il pezzo e il video, in realtà credo ne abbia molto di più di quello che si pensi. Questo videoclip non è in grado di stare in piedi da solo ma ha bisogno di appoggiarsi sulla canzone per cui è stato scritto.

 

ritaglio 15 | 112x58 | 310g museum etching

 

La copertina è venuta in un secondo momento e anche li c’è stata una fortissima sinergia fra il significato stesso del disco Plush & Safe, e il significato del progetto Papercut: tutti e due si basano sulla ricerca di sicurezza e sulla sua mancanza, le foto di Papercut infatti sono frutto di scansioni ad alta risoluzione di polaroid scattate in giro. È la ricerca nel microscopico di ciò che non era previsto e che non è detto sia possibile trovare. Allo stesso modo la “matericità” della foto è casuale… è un prodotto spontaneo dello sviluppo della polaroid. Giorgio è invece una persona con cui lavoro molto spesso ed è stato, come anche gli altri che hanno collaborato alla realizzazione del video, un elemento fondamentale di sviluppo e confronto. Il concetto di Plush & Safe abbiamo avuto modo di assaporarlo anche poco ore prima dell’inizio delle riprese quando il ragazzo che ci avrebbe dovuto affittare la macchina da presa ha deciso di non affittarla più lasciandoci poche ore per poter riorganizzare il tutto e realizzare Closer con i mezzi che avevamo.

 

 

Negli ultimi tempi hai messo da parte la fotografia tradizionale per dedicarti a progetti più orientati alla sperimentazione. Cosa hai lasciato e cosa hai trovato in questo passaggio?

 

Sarebbe bello fosse così! In realtà ho lasciato la fotografia e basta. Scatto molto poco quando trovo il tempo e un soggetto che abbia voglia di creare qualche cosa che appartenga a entrambi. Fare video è diventato il mio lavoro a tempo pieno da ormai tre anni. La fotografia esce così dalla finestra e rientra dal portone. Si dice così?

 

 

Ti lasciamo chiedendoti quali sono i tuoi progetti per il futuro e augurandoti buona fortuna…

 

Stiamo lavorando parecchio con la moda e, pur fregandomene pochissimo della moda in sé, amo molto il design. È un ambito che lascia molto spazio alla creatività e al contempo permette una buona retribuzione. Sono due mondi che se si incontrano nel verso giusto possono dar vita a cose interessanti. Spero che continuino ad aumentare le persone che si rivolgono a noi non solo per il modo che abbiamo di lavorare ma soprattutto per l’impronta che possiamo dare ai loro video.

 

Per conoscere meglio il lavoro di Gabriele potete documentarvi qui:

ArtichokeOne –  Vimeo – FourlinesSicily West

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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