Il Quore spinato di Napoli e le 200 fatiche di Cyop&Kaf
Diciamo la verità, non è che tutte le sere si va fare una passeggiata ai Quartieri Spagnoli e non per mancanza di interesse, quanto per una questione di abitudine. Non ci si capita per caso, ci si va per un motivo preciso. Dal 26 al 28 settembre, Cyop&Kaf ci hanno attirato ai Quartieri, dopo aver tappezzato la città di semplici fogli con un disegno in bianco e nero di una corona di spine circolare. L’attenzione è stata catturata e non ci sono stati dubbi quando in giro si è ricominciato a parlare di Quore spinato, l’iniziativa dei due street artist, che era già stata sperimentata lo scorso luglio.
Anche stavolta, le modalità sono state le stesse: musica live, il profumo delle pizze fritte, birre fresche e un tour tra i loro dipinti che serpeggiano in ogni vicolo. Ad accompagnarci, una guida indigena, un portatore sano del verbo di Cyop&Kaf, che ci ha raccontato tutto quello che sa dei suoi Quartieri.
Il progetto nasce dal lavoro costante di anni e, prima di tutto, i nostri preferiscono puntualizzare un paio di cose, a scanso di equivoci: non vogliono strumentalizzare il quartiere e né essere strumentalizzati. Lo dicono a chiare lettere sul loro sito, nelle interviste e negli articoli. E ce lo ripetono, facendo traghettare il messaggio dalla nostra guida, tra una salita e una scalinata, mappa siglata “QS” alla mano.
In questi ultimi tre anni, Cyop&Kaf hanno percorso le strade – con spray, pennelli e vernici – lasciandosi ispirare dai luoghi e dalle storie. Un po’ è stato il caso, un po’ è stata la propensione dei Quartieri a essere un luogo protetto, fatto sta che hanno continuato instancabilmente a dipingere muri, serrande, porte e ogni tipo di supporto con i loro personaggi. Un naturale periodo di conoscenza tra gli abitanti e i mostruosi ospiti colorati, ha portato a un’armoniosa e orgogliosa convivenza. Insomma, a Cyop&Kaf la situazione è sfuggita di mano e il cuore di Napoli (da cui il nome dell’evento), dal 2011 a oggi, si è ritrovato popolato da più di 200 opere.
Ma non gli venissero a parlare di riqualificazione, così come la intendono le istituzioni. Proprio non ne vogliono sapere! L’iniziativa è autonoma, spontanea, condivisa, soprattutto, con le persone che vivono gomito a gomito tra loro, nel bene e nel male, per le quali la nuovissima stazione della Metropolitana dell’Arte è vista come una corpo ancora da definire e assimilare. E proprio qui, a piazza Montecalvario, la guida ci ha concesso una prima sosta, suggerendo di guardarci attorno, di cogliere alcuni particolari delle opere. Raccontandoci gli aneddoti, ha decifrato la mappa dei Quartieri Spagnoli, quell’alveare curioso che, con generosità, offre i propri muri alla creatività dei due street artist.
Percorrendo le stradine strettissime, inerpicandosi per le scalinate antiche sulle quali si affacciano i bassi, nel reticolo fittissimo di questo segmento di città, ci si sente forse un po’ estranei e turisti, di quelli che con sguardo ottuso e macchina fotografica alla mano, percepiscono con distanza un luogo a cui non appartengono.
Una città nella città, meravigliosa, tracotante di immagini, segni, scritte, lontana dalla globalizzazione, odorosa di brodo, caffè, frittura di pesce e carne, nella quale, le figure tubolari e colorate di Cyop&Kaf, osservano i passanti con fare distaccato. Si allungano, si frammentano, si dimezzano, nuotano, volano, parano rigori e abbracciano angoli di muri, coltivano fiori, interrompendo le superfici grigie o già piene di segni preesistenti. A preannunciare che il tour stava finendo è stata la musica a piazzetta Rosario di Palazzo, ma la sensazione comune era quella di essere rimasti sospesi nel mondo parallelo creato da Cyop&Kaf.
Molte delle immagini all’interno dell’articolo sono state gentilmente rubate dal sito di Cyop&Kaf e altre gentilmente richieste agli organizzatori di Quore Spinanto e altre scattate dalla sapiente macchinetta fotografica di Luciana Berti.