Il ragazzo con la luna e le stelle sulla testa
Mattinata dedicata allo shopping saldato, conclusa con la visita all’ormai abituale istallazione natalizia di arte contemporanea, a Piazza del Plebiscito.
L’iniziativa del comune che dedica un mese d’arte alla città, periodo che va dal 20 dicembre al 18 gennaio, ormai giunto al quattordicesimo anno, è stata affidata all’artista belga Jan Fabre (reduce da una personale al Louvre).
A lui, il compito di stupire i passanti. Entrando nella monumentale piazza, mi aspettavo un’esposizione altrettanto monumentale, almeno nelle dimensioni, com’era stato in passato per mano di Richard Serra, Rebecca Horn, Mimmo Paladino, Anish Kapoor, Michelangelo Pistoletto, per citarne alcuni.
Al centro della piazza, un basamento nero con una scultura di bronzo dorato, L’Homme qui pleure et rit (2005), (una scultura realizzata con veri e propri calchi corporali dell’artista) un uomo che regge in mano un libro. Prestando attenzione si sente una sonora risata, che fa sorridere i visitatori fra loro, intervallata da un pianto. In posizione più centrale rispetto alla piazza, una serie di sette vasche, tutte in bronzo dorato, piene d’acqua, con un uomo all’interno che ne sembra testare la temperatura con un dito, L’Homme qui e’crit sûr l’eau (2006) certamente molto più scenografica della precedente.
Sembrava finita qua l’istallazione natalizia quando a colpire la mia attenzione è, ai piedi del colonnato, un gruppo di persone e tra loro, a grandezza naturale, in tutto il suo splendore dorato, L’Homme qui donne du feu (1999), un uomo messo in un angolo, quasi in castigo messo faccia al muro. Ma in realtà, avvicinandosi e infilandosi nel piccolo spazio, tra la statua e la parete, si può scorgere l’uomo intento a riscaldarsi con l’accendino chiudendosi nel suo cappotto. Il risultato della sua collocazione e delle sue dimensioni lo rendono fortemente vicino alla realtà, al punto da sembrare un uomo vero. Ma la sua doratura scintillante, lo può far ricondurre al massimo ad un artista di strada, da qui nasce la curiosità della gente, che si avvicina per riconoscerne i particolari, per accertarsi della “non veridicità” dell’uomo.
Torno a casa soddisfatta e cerco notizie sull’artista, ma mi accorgo che a causa delle dimensioni a scala reale delle dorate statue, mi è sfuggito L’Homme qui me’sure les nuages (1998), sul colonnato a sinistra e L’Astronaute qui dirige la mer (2006), sulla balconata di palazzo reale.
In una piazza cosi grande, è facile non accorgersi di tutti i presenti, anche se sono dorati, misurano le nuvole, o dirigono il mare. Per chi dovesse visitare l’istallazione entro il 18 gennaio, prestate più attenzione e ricordate che le opere sono cinque e non tre. Cinque.