In inverno le mie mani sapevano di mandarino di Sergio Gerasi
“Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure”
Italo Calvino
Questo aforisma dello scrittore ligure potrebbe brillantemente riassumere quello che io vorrei raccontarvi in merito alla graphic novel di Sergio Gerasi ovvero In inverno le mie mani sapevano di mandarino. Potrebbe di sicuro, ma credo fermamente che sia doveroso da parte mia spiegarvi perché tra tanti fumetti che mi scorrevano davanti come titoli di coda al cinema ho scelto proprio questo di Sergio Gerasi, senza nemmeno leggere la trama da qualche recensione scritta prima di questa.
Potrei iniziare dicendovi che la prima motivazione sta già nel fatto che dare un titolo che volge al passato fa pensare a qualsiasi lettore attento che il ricordo sia una componente importante nella storia per una storia. E poiché, la curiosità mi spinge sempre oltre, volevo conoscere il legame che intercorre tra un ricordo fatto di percezioni olfattive e il tempo presente di chi sta al centro della storia. Sono già due valide motivazioni che mi hanno spinto a leggere In inverno le mie mani sapevano di mandarino tutto di un fiato, di notte, mentre la mia città, Roma, assaporava il candore di Morfeo e io ero presa dalle vicende del suo protagonista. Ho intrapreso un viaggio nella sua mente, ho visitato un mondo che non mi appartiene, quello parallelo di un uomo che mi ha indotto alla riflessione.
Veniamo al sodo. La graphic novel è una pubblicazione di BAO Publishing del 2014 per la collana Le città viste dall’alto, un’idea editoriale nata due anni fa con lo scopo di riunire tre autori, i quali descrivono, attraverso parole e colori, quegli spazi reali o immaginari che vivono dentro le loro menti.
Le geometrie spaziali sono dunque quei punti di partenza dai quali si muovono i personaggi nonché le storie raccolte in questa collana e In inverno le mie mani sapevano di mandarino quelle geometrie sono legate alla città di Milano, lo stesso spazio urbano che appartiene all’autore, Sergio Garasi, nato nel capoluogo lombardo nel 1978 e attivo nel mondo del fumetto italiano sin dal 2000 quando ha iniziato sulle pagine di Lazarus Ledd (Star Comics).
Riprendendo alcune parole di Calvino, sogni, desideri e paure, sono i tre termini che stanno alla base della nuova graphic novel di Sergio Gerasi, la quale racconta il mondo contorto di Nani, un personaggio dotato di una complessa personalità che mi ha tenuta sveglia una notte intera, un ragazzo che trascorre le sue giornate in preda alla paura di ricordare e al desiderio stesso di recuperare la sua memoria, o forse quella latente della sua nonna, una tenera vecchietta che vive in una casa di cura per anziani, anch’ella vittima dei ricordi che non arrivano o arrivano in parte, a tratti, inattesi.
Nani ha una cerniera sulla testa e tanti mostriciattoli colorati attorno che ogni tanto fanno la loro comparsa nel bianco e nero del suo mondo di carta, due circostanze che lo rendono un personaggio teneramente strano agli occhi di chi legge la sua storia, almeno così mi fa piacere descriverlo a voi, un ragazzo la cui esistenza è fortemente condizionata dai ricordi, quelli che talvolta lievitano nella sua testa e quelli che invece vorrebbe recuperare, o con ostinazione fare tornare vivi nella mente di sua nonna, cullata nel suo oblio trasparente. Questa figura femminile è una presenza costante nei suoi pensieri e intenerisce il racconto.
Nani è un personaggio che vive sospeso nel tempo e nello spazio, difatti appare chiaramente evidente che se la notte e il giorno sembrano assomigliarsi nella sua esistenza, come uno scorrere del tempo e dei giorni senza soste e convenzioni, lo spazio circostante invece, Milano, con i suoi palazzi, le sue strutture moderne che guardano il cielo, non solo è il ponte sospeso tra il suo trascorso passato e quello presente ma si trasforma in una trappola visiva e percettiva, un labirinto di emozioni rimosse e incontri determinanti. In tal modo il suo autore crea un incrocio di desideri e di paure che manda in corto circuito il suo protagonista.
Non posso raccontarvi l’evoluzione della storia di Nani perché dovrei accendere la vostra voglia di scoprirlo con i vostri occhi però potrei continuare dicendovi che “In inverno le mie mani sapevano di mandarino” si apre con un sogno e si chiude con la realizzazione nella mente di Nani di un evento legato alla sua esistenza, un fatto particolarmente importante che fa da anello di congiunzione a tutti gli episodi che accadono durante la lettura, un filo che tiene insieme il protagonista agli altri personaggi, alle sue pillole, alla sua cerniera, ai mostriciattoli colorati, alla memoria irrecuperabile di sua nonna, al marinaio che lo conduce per isole e per mari.
La storia di Nani scritta da Sergio Gerasi è dotata di una imponente capacità narrativa di mettere di fronte il lettore alla percezione umana della labilità che si nasconde a volte nei rapporti con le persone che ci vivono a fianco, quelle identità la cui presenza diamo per scontata e che invece finiscono per assediare il nostro tempo presente e ne condizionano la nostra integrità e facoltà mentale.
Nel suo percorso di recupero della memoria o di sottrazione ad essa Nani ricorderà di quegli inverni della sua infanzia in cui le sue mani sapevano di mandarino e sua nonna lavorava a maglia la coperta che lo avrebbe coperto nei giorni freddi. E difficili.