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Indian Superman

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I vari Batman pro-evolution, Spider superstar, Robocop de latta e company non hanno fatto altro che deludervi? Ed ecco che ho ripescato dal passato, il lontano “dio ti ringrazio” 1987, una chicca della migliore Bollywood in circolazione, Indian Superman. La storia è più o meno la stessa ma gli effetti scenici, sonori e gastrici completamente diversi.

 Indian Superman, Dariya Dil

La trama prevede che un piccolo essere venga spedito dal pianeta Krypton dritto dritto sulla terra dove sarà adottato da una famiglia indiana. Shekhar cresce e va al college, poi un giorno suo padre gli fa visita e si trova parlare segretamente con il padre di Verma (il suo antagonista), che è l’altra unica persona a conoscenza del segreto delle sue origini, e muore così per un infarto. Intanto, Shekhar sgama tutta la conversazione e va a cercare indizi nella capsula spaziale con la quale è arrivato, lì troverà il “vibratore criptoniano” che gli farà riscoprire i sui poteri. Dopo aver appreso delle sue aliene origini, decide di ritrovare il suo amore adolescenziale Gita, che guarda un po’, è diventata proprio una giornalista e che deve contendere con il perfido Verma. Vola su Bombay con effetti ottici discutibili, arriva all’ostello dove vive Gita e comincia a spiare le donne per capire come si comportano quando si trovano da sole, si prende la cazziata dall’albergatrice e dopo varie peripezie ottiene anche lui un lavoro al Daily News. Poi comincia la noiosa sottotrama amorosa e quella d’azione contro i cattivi. Da non dimenticare la scena in cui il protagonista improvvisa una breakdance sulle note di Bear It di Michael Jackson.

 

 

 

Insomma, solita solfa. Partendo però dal presupposto che ritengo Superman un prodotto dei tempi in cui mostrare la superiorità americana non era socialmente deprecabile, posso assolutamente affermare che questo film è molto più interessante. Un approccio culturale totalmente diverso, una visione del colonizzatore speculare e la cultura indiana calata in un contesto improbabile lo rendono decisamente superiore. E poi ovviamente le classiche danze indiane che durano tre ore e che, essendo il film in hindi senza sottotitoli, sono assolutamente incomprensibili.

 

 

Dopo aver visionato e apprezzato Indian Superman mi si è aperto tutto un mondo di eroi hindi. Il primo della serie è Indian Superman Tegulu (è una lingua, per chi non lo sapesse) che è un panzone di mezz’età che svolazza nei cieli di Bombay con la sua tutina attillata dove campeggia una grossa H, che inizialmente non ho capito cosa significasse e poi ho scoperto che rappresenta Hanuman, il dio scimmia. Nel suo caso l’obiettivo delle due ore e quarantacinque di film è di vendicare l’assassinio dei genitori. In pratica la negazione dell’eroe e più che altro un divo impomatato e pronto a farci ballare (?). E infine, perché la voglio fare finita non perché non ci siano altri eroi (dico solo: Indian Matrix), Dariya Dil. Si tratta di un filmone che narra di questa grande famiglia e lo fa riproponendo scene di film americani di varie epoche. La più amata è quella di Indian Superman col protagonista che vola e balla insieme alla sua amata che è inspiegabilmente vestita da Spidergirl, personaggio che sovverte tutte le regole del mondo egli eroi.

 

 

Le tre pellicole hanno in comune pochi ma evidenti elementi: budget limitato o inesistente, illegalità (si suppone che i diritti d’autore non se li siano neanche fatti passare per il cervello), pettinature ridicole e plastificate, fisico inadeguato per il costumino, balli e canti indiani con la pala ed effetti speciali esilaranti.

Godetevi il trailer di Indian Superman, la fatidica scena di Dariya Dil e quella di Superman Telugu.

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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