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Inner_Spaces et le retour de la musique concrète

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Ci sono suoni che risultano familiari. Come se li ascoltassimo da sempre, la loro melodia entra là dove l’attenzione cala. Si insinuano nei momenti di dormiveglia e ci accompagnano nella fase r.e.m. del sonno. Colonna sonora dei movimenti delle palpebre chiuse, seguono il tragitto delle nostre pulsioni e si propagano per tutta la notte, senza che possiamo opporre resistenza alcuna. Sono entità ben definite, che brillano di luce propria e che non hanno alcuna ragione di essere, se non il loro stesso brillare.

 

Foto di Lorenzo Castore

 

È da qui che parte la nuova stagione di Inner_Spaces, che ha per tema le “identità sonore elettroniche”. Forti del lavoro iniziato da artisti quali Christian Fennesz e Asmus Tietchens, la rassegna dell’autunno ritorna nell’auditorium San Fedele. Rintraccia gli itinerari e i percorsi velocissimi, le discese rapidissime Inner_Spaces, attingendo alla tradizione di matrice classica di Arvo Pärt, ma anche di Ottorino Respighi e facendolo in un modo che ai più non risulterà chiaro, ma la cui cifra stilista di spiegazione regge tutto il complesso della rassegna.

Il punto di partenza di Inner_ Spaces è la riproposizione della cosiddetta “musique concrète”, pratica indagata da Peter Schaeffer che si è avvalso dell’acousmonium, complesso sistema di altoparlanti di differenti grandezze nato per riprodurre suoni campionati e registrati che sarebbero andati a sovrapporsi alla melodia. I Pini di Roma di Ottorino Respighi ne sono un esempio lampante, seppur ante litteram. Nella sinfonia, messa a punto dal compositore italiano, un ruolo importante era infatti dato dalla componente registrata di cinguettii che andavano a completare la composizione, che avrebbe fatto poi da apripista al minimalismo musicale degli anni a venire.

 

Stalker di Andrej Tarkovskij

 

Inner_Spaces, rassegna nata lo scorso anno, intende riportare in auge proprio il minimalismo europeo e mondiale. Dal primo appuntamento con Christian Fennesz e T.E.S.O. / e-cor ensemble, fino ad arrivare a Jan Jelinek e OTOLAB, la rassegna, i cui appuntamenti si snodano lungo un asse temporale che arriva fino a maggio 2017, intende far scoprire al pubblico contemporaneo di curiosi, a digiuno della materia, studiata in tutti i conservatori, come la musica, misterioso universo multiforme possa essere declinata e quali siano le combinazioni plausibili con cui si esprime. Il tutto nell’Auditorium di San Fedele.

Non mancheranno intrecci con media diversi da quello sonoro: prevista infatti una collisione con il cinema russo di Andrej Tarkovskij, nome su tutta la schiera di russi prevista nella manifestazione, che si collegano automaticamente ad una tradizione filmica astratta ed emozionale, che ben si presta alle atmosfere del festival di musica acousmatica.

E se l’autunno, da che mondo è mondo, è il periodo di raccolta, il prodotto che porteremo a casa sarà di qualità eccelsa. Primizia indiscussa di un tempo frivolo, saprà farsi apprezzare da chi tenderà l’orecchio, sazio di pregiudizi e con la sola voglia di esplorare l’altro da sé.

 

Info | sito

Giuliana Pizzi

scritto da

Questo è il suo articolo n°28

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