Insonnia e Sonno
Una notte Insonnia Molesta incontrò Sonno Profondo e se ne innamorò. Sonno non vedeva l’ora di portarsi a letto Insonnia, lei non poteva, lui non capiva. Ogni notte immaginava il loro futuro insieme: un letto da sogno, piumoni pesantissimi, montagne di cuscini, coppie di pigiami e due sveglie nuove silenziose… poi almeno 8 pargoletti, da sfornare come i cornetti caldi a colazione.
I suoi pisolini, è così che li chiamava, già li vedeva vispi e svegli sbadigliare per casa. Sarebbero stati 8. Gliel’aveva fatto promettere sua nonna, Ninna Nanna, prima di fermarsi nei suoi ricordi di bambino. Uno come ogni ora che la sua dolce Ninnaò, come gli piaceva ricordarla, diceva di dover sempre dedicare al riposo (il giusto insomma). Ma Insonnia era sempre nervosa, quel suo perenne mal di testa e le grandi occhiaie allo specchio. Le uniche ore tranquille le passava al lago dietro casa, la sua più grande passione era la pesca. Contare i pesci le veniva bene, come con quelle dannate pecorelle (se chi dorme non ne prende, chi resta sveglio ne prende per due?). Era passato un anno da quando Insonnia aveva conosciuto Sonno, lui la amava per quello che era, lei di più. Ma per lei sarebbe rimasto sempre uno sconosciuto, ne era cosciente. Non si confidava mai e non rispondeva mai alle sue domande, aspettava che lui si addormentasse. Quella sera Sonno rientrò a casa in tempo per la cena che Insonnia doveva aver preparato per ore. In cucina non la trovò, né in salotto ad ingannare il tempo immaginando un colore nuovo alle pareti. Quella sera la trovò stesa sul loro letto, dalla parte che non era mai stata sua, a dormire per sempre già da un po’.
testi di Mino Sebastiano