Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Intervista a Gabriele Palandri

Ciao Gabriele. Prima di iniziare la terapia dacci qualche tua info biografica, un contesto nel quale inserire ciò che ci diremo.

 

Ok, io sono come le donne, non mi si deve chiedere l’età, ti dirò che sono del ‘ 70, sono toscano della provincia di Pistoia. Si parte con una buona predisposizione all’arte del disegno, scuola d’arte e maturità d’arte applicata. Uscito dall’impostazione scolastica continua la passione affiancata ai lavori “per campare”. Arrivano le idee ma la tecnica non le supporta. Sono un perfezionista, al limite del rompic……i e l’acrilico o l’olio nn mi permettono di arrivare a quel tecnicamente perfetto cui aspiro.Strati di colore, colore su colore, i quadri diventano pesanti, mi manca l’aria ed un giorno decido: tolgo tutto, riparto da zero, foglio bianco e penna, vecchio amore scolastico.

 

SPOGLIARSI OGGI

 

Mi spieghi questo amore per la penna biro? Voglio dire, ti sarai accorto che da qualche tempo si vedono sempre più artisti scegliere questo mezzo espressivo. Ciò che fai tu è decisamente strabiliante, e vorrei capire se usare una penna è questione di vantaggi pratici nel disegno, una questione emotiva, un bisogno comunicativo o una strategia di marketing.

 

È  vero, oggi tanti si cimentano con la biro, alcuni sono anche bravi ma intanto disegnano tutti su carta, che è molto piu’ semplice, con il tempo si riesce a usare la penna quasi come la grafite con maggiore o minore pressione, con tratteggio piu’ o meno fitto… su carta. Il legno è molto piu’ difficile da trattare, come la tela o i fondi spatolati, non sono superfici lisce, hanno durezze diverse. Poi i soggetti, quel che vedo in giro x il web, sono tante belle copie di volti VIP, occhi, rugiada, ritratti, tutte cose viste e riviste, che messaggio possono dare se non -guarda che bel disegno ho fatto.

La biro x me ha un grande significato, con la biro lo scrittore scrive storie, io vorrei aver saputo scrivere ma mi sono ritrovato a saper disegnare, mi resta la passione del racconto, allora uso la penna x raccontare, nn come nei fumetti, ma con un’immagine sola. Il processo creativo parte dall’idea, il messaggio che voglio trasmettere, quello che voglio dire, poi la parte piu’ difficile, trovare una sola immagine che racconti un concetto, ( spesso faccio le foto di riferimento io, così posso creare la sceneggiatura) infine la realizzazione.

 

SOTTO. A CHI TOCCA

 

Ho notato che spesso, nei tuoi lavori, sono ritratte delle mani. Una volta ho sentito dire che le mani sono le cose più difficili da disegnare. Vuoi parlarci del perché queste sono così protagoniste in ciò che fai?

 

Le mani, perchè le mani? perchè dopo lo sguardo e la parola, il gesto è la cosa che comunica di piu’.Eh si, è veramente così, le mani sono difficili da disegnare, i ritratti li sanno fare tutti ma con le mani trovi pochi che si cimentano,io voglio cimentarmi con la difficoltà tecnica e anche comunicativa. E’ pieno il mondo di artisti che fanno ritratti iperrealisti di grandi dimensioni, a me piacciono anche ma mi fermo a ammirare la tecnica, che è una cosa che mi sembra succeda alla maggior parte dei fruitori, io intendo l’arte come un linguaggio, la voglio usare come qualcosa di piu’ che comunicare quanto sono bravo.

 

SENZA TEMPO

 

Ho notato anche un’altra cosa: in moltissimi tuoi lavori, se non in tutti, c’è una larga parte dello spazio dell’opera lasciata all’indefinizione. Voglio dire: i personaggi, i temi, i disegni si muovono o sono interrotti da larghi campi non disegnati o non colorati, in cui lasci che il supporto (carta, legno o quel che è) lasci manifestare sé stesso. E’ una cosa affascinante.

 

Ci sono diverse opere di questo tipo sfogliando un immaginario album della mia carriera artistica, all’inizio disegnando su legno lasciavo che si vedesse la venatura che interagiva con l’opera, ci pensi, solo con una biro e una tavola puoi creare mondi, poi la tendenza a semplificare un po’ le cose, non devo x forza finire un opera completamente x dire qualcosa, non devo per forza fare 100 pieghette su un dito di una mano se nella foto sono 100. Sto cercando in questo senso di far arrivare prima il messaggio della tecnica (che x me rimane uno dei punti fermi). Si torna un po’ a quando sentivo gli strati di colore pesanti e li ho tolti. Ho sempre avuto grandi riconoscimenti tecnici, ora vorrei arrivare prima per l’idea ma continua ad essere difficile. C’è anche una componente, che come l’incipit dei libri deve far incuriosire con una parte dell’opera la cui totalità si svelerà se il fruitore vorrà.

 

 

Dove vuole arrivare il tuo lavoro? Da dove viene? (Puoi rispondere ad entrambe le cose o ad una sola, se la ritieni primaria nella visione delle tue opere).

 

Il mio lavoro vuole arrivare alla maggior parte delle persone, uso una tecnica realistica, voglio portare più gente possibile davanti ad un’opera, ma è il processo che segue che mi interessa, quando si fermano e si fanno domande su di essa.Viene dalla mia voglia di comunicare, di raccontare delle cose e farvi riflettere. Vorrei che chi guarda le mie opere si senta nella condizione di chi sente il testo di una canzone, ci si ritrova e dice “è vero, potrei averlo detto io”.

 

PARTENZE

 

In che modo ti poni nei confronti dei diversi mondi artistici? Voglio dire, disegni in modo molto realistico, si potrebbe dire che sei un figurativo. E però lo fai con la biro, e lo fai in modo molto poco tradizionale, con tutti questi personaggi disegnati a metà. C’è un pubblico specifico per i tuoi lavori, un particolare contesto adatto per esporli?

 

Tengo molto alla tecnica, ma non sono un iperrealista, non mi interessa il fine a se stesso. C’è una parte di fotorealismo, ma solo perchè mi servo di quello che so fare x arrivare a quello che voglio dire, non mi vedo in una corrente specifica, non ho nemmeno idea a quale artista potrei essere accostato. Non penso ci sia un pubblico specifico, ma un pubblico a cui piacciono le opere. L’esposizione migliore è quella che racconta al meglio l’artista, dal luogo pubblico alla galleria, non amo le esposizioni fini a se stesse, metti i pezzi lì e ciao, o con la presentazione di critici tronfi e pieni di paroloni. Una volta ad una mia personale, il critico fa il suo discorso di presentazione mi guarda e fà -dico bene?-, io x stare nel mezzo dissi -quasi- e rimisi in fila due o tre cose tanto x non metterlo in imbarazzo.

 

I WANT TO FUCKING FLY 2

 

Una domanda da impiccione che si maschera dietro l’analisi delle dinamiche socio-economiche: vivi con quello che fai? Voglio dire, ti dà da mangiare? E, se sì, come?

 

Questa è la prima domanda che andrebbe fatta alla maggior parte di quelli che “faccio l’artista” e ti sciorinano mostre e tecniche, l’artista come qualunque altra cosa E’ a 360°, io di professati artisti che manifestano anche la minima difficoltà stento a trovarne.

Io mi sono licenziato da un lavoro sicuro quando era già un anno e mezzo che facevo parallelamente l’operaio e l’artista, era in arrivo la mia seconda figlia, mi dissi provo x un paio d’anni, a fare l’operaio son sempre in tempo. Sono quasi 10 anni che faccio l’artista professionista tra alti e bassi. Attività che è come parte principale quella di cui stiamo parlando, ma a cui si sono affiancati tanti altri progetti artistici, dalle collaborazioni con case di moda, a progetti grafici, design, foto etc. In ogni caso, adesso ho una famiglia, moglie, 2 figlie e faccio l’artista.

 

assunta

 

Dimmi qual è la cosa/le cose che reputi più importanti per il tuo talento. Con questo intendo cose tipo la pazienza, la capacità di osservare, il coinvolgimento emotivo, il duro lavoro di anni passati con la penna in mano. Insomma, secondo te qual è la componente primaria del tuo talento?

 

Se x talento, in questo caso si vuole evidenziare il mio lavoro, penso che la mia propriocezione e la pazienza siano croce e delizia di esso. C’è una parte che vuole arrivare al massimo tecnicamente, ma c’è anche l’altra che mette sulla bilancia la comunicabilità del lavoro.

Qual è la componente primaria del mio talento? Non penso di avere talento. Cos’è il talento, saper fare bene una cosa o convincere che sai fare bene quella cosa?

 

Stefano Pontecorvi

scritto da

Questo è il suo articolo n°64

Sullo stesso genere:

Community feedback