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Intervista alla Laszlo Biro family

Li abbiamo inseguiti per tutta l’estate del 2011 con i loro live painting sul Lungotevere (ve li ricordate vero?), sono dei cari amici di Ziguline, quattro fantastici ragazzi che in un sabato pomeriggio di fine novembre hanno deciso di fare quattro chiacchiere con la sottoscritta e il mio caro collega Luca Marinucci, il quale per l’occasione si è vestito da dattilografo.

Signore e signori mettetevi comodi e leggete cosa ci ha raccontato la crew di Laszlo Biro!

 

 

Perché Laszlo Biro?

 

Quando abbiamo deciso di dare vita a questo progetto abbiamo pensato a un nome che piacesse a tutti noi. Dopo un paio di settimane e mille opzioni abbiamo aperto a caso un’enciclopedia ed è venuto fuori il nome dell’inventore della biro. Semplicemente ci piaceva il suono e la modalità dadaista con cui era venuto fuori.

 

Chi tra di voi sta più in fissa con la street art?

 

Siamo sempre stati grandi sostenitori della street art, che negli anni abbiamo visto crescere ed evolversi. In più uno dei fondatori di Laszlo Biro è HOPNN, uno streetartista di lungo corso che ci ha dato la possibilità di analizzare la scena un po’ da insider. Il Pigneto, dove viviamo, e dove Laszlo ha sede, ha fatto il resto.

 

Laszlo Biro ha qualcosa di diverso rispetto alle gallerie che espongono street art. Qual è la vostra formula?

 

Abbiamo deciso di non esporre tele o lavori commerciabili in senso stretto. Il nostro intento è quello di far conoscere e sostenere un genere di arte che nasce sui muri e che secondo noi spesso perde di senso se viene semplicemente trasposto su tela. Vogliamo dare la possibilità agli artisti di esprimersi in uno spazio che sia il più possibile simile alla strada: muri completamente bianchi su cui gli artisti a cui chiediamo di esibirsi possono lavorare in piena libertà. Una formula chiara, delimitata e uguale per tutti e che soprattutto consente al pubblico di vedere con cadenza regolare il lavoro dei diversi artisti che vi si cimentano.

Una cosa che ci differenzia dalle altre realtà è il laboratorio artigianale di serigrafia che abbiamo realizzato. Per ogni artista che collabora con noi elaboriamo un progetto di stampa che si concretizza nella produzione di stampe in serie limitate e prodotte a mano.

 

 

Cosa ne pensate della scelta di molti street artist di concedere esclusive a gallerie?

 

In generale pensiamo che per uno street artist non sia la condizione ideale per esprimersi, o quanto meno è un rischio che va valutato. Bisogna però aggiungere che se tutto questo avviene è perché esiste una domanda da parte del pubblico e un mercato in crescita, speriamo che sia un segno di buona salute della scena e non il contrario.

 

Parliamo un po’ di festival e iniziative a sostegno dell’arte pubblica.

 

Ben vengano davvero, specie se fatti bene come il Fame di Grottaglie e L’Urbe Regeneration di Torino, gran belle situazioni davvero.

Altro discorso per quegli “eventi”, brutta parola, a cui tutti vogliono partecipare semplicemente perché bisogna “esserci”. Pensiamo che anche questo in realtà non faccia poi tanto bene alla street art come la intendiamo noi, quella pubblica, quella che vuole crescere e comunicare qualcosa di autentico.

 

Oltre ai festival menzionati c’è qualche altra realtà che vi piacerebbe lodare?

 

Nutriamo grandissima stima per la galleria Wunderkammern che fa un vero lavoro di progetto e quando si occupa di street art invita gli artisti a lavorare per le strade della città contemporaneamente a quanto presentato in galleria. Un’altra realtà che troviamo molto interessante è lo Space Metropoliz, un ex fabbrica di salumi ormai dismessa all’interno della quale vivono varie realtà appartenenti alle lotte per la casa dove stanno progettando un museo stabile di street art, il MAAM.

 

 

Quale è il futuro di Laszlo Biro?

 

Il futuro di Laszlo Biro è militante. Vogliamo portare avanti il nostro progetto di galleria accanto a quello di laboratorio artigianale. Stiamo preparando la nuova mostra che vedrà come protagonista UNO. L’apertura avverrà sabato 15 dicembre.

 

Per saperne di più:

www.laszlobiro.it

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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