Intervista a Maria Carmela Milano
Abbiamo fatto due chiacchiere con Maria Carmela Milano, la quale ci ha raccontato come è nata la sua idea per Outdoor, il Festival internazionale di Arte Urbana di cui vi stiamo deliziando. Nata a Salerno ma attiva nella capitale, Maria Carmela Milano è un artista eclettica che ama sporcarsi le mani e stravolgere la quotidianità. Knitting art, spazio e corpo sono gli ingredienti della sua creatività.
Leggere per credere.
Maria Carmela parlaci di come è stata concepita la tua opera per Outdoor 2011.
A questo progetto ho lavorato con Federica Terracina che ho conosciuto a Bari, in occasione di un altro festival un paio di anni fa e in questa prima occasione io avevo già iniziato a lavorare con i tessuti, avevo realizzato delle piccole installazioni di knitting art in giro per Roma, e mi stavo dedicando al progetto che poi è diventato “the heart as map”. Entrambe ci occupavamo di costume, io lavorando con i Santasangre e Federica con altre compagnie di teatro di ricerca, conoscevo la sua passione per la macchina da cucire ed abbiamo scoperto di avere in comune la passione per le fibre tessili. Dopo l’esperienza di Bari e successivamente quella del “Ddang” festival, OUTDOOR era per me un’occasione enorme per mostrare un lavoro di grosse dimensioni e ho pensato ad un enorme cuore e delle grosse arterie, per sottolineare come il cuore rappresenta per me un simbolo di vita, di vitalità, di creazione, cuore e arterie, immaginando di farle crescere sui muri della città o in un qualsiasi spazio all’esterno, dove chi le avesse viste avrebbe potuto riflettere proprio su questo concetto.
Anche in questa occasione io e Federica siamo andate alla ricerca di materiali, sono stati 20 giorni di vera passione, un lavoro lungo e faticoso, dopo aver montato il primo sul ponte di ferro eravamo strafelici, tornavamo a casa la sera stordite dalla stanchezza ma purtroppo la mattina successiva , mentre compravamo altri materiali, ci chiamano per dirci che il lavoro era stato completamente smontato da due individui in divisa scura. Chi fossero non lo abbiamo mai saputo.
Io e Fede abbiamo dovuto ingoiare il rospo e ricominciare a lavorare: abbiamo cucito, imbottito, tagliato, tricotato per i giorni seguenti, è stata una lotta contro il tempo e contro i due uomini in divisa che ci avevano estirpato il nostro lavoro. Abbiamo tirato fuori tutta la passione che avevamo e il 15 abbiamo finalmente terminato il nostro lavoro. così, il sabato del 15 mentre Roma bruciava abbiamo installato un cuore e delle arterie nuove in una parte della città, con il desiderio di farla pulsare di amore e di passione sempre.
Nel tuo curriculum si legge la collaborazione con la compagnia Santasangre, quale era il tuo ruolo?
Con i Santasangre, una compagnia di teatro sperimentale, mi occupavo del disegno, le mie erano realizzazioni manuali, ideavo e cucivo costumi e mi occupavo anche delle rifiniture, utilizzando persino materiale da recupero per cui nutro una particolare dedizione.
Come è nata questa passione per la Knitting art?
Tutto è iniziato quando seguivo dei corsi nella scuola per le arti ornamentali, dove si facevano esperimenti con le cere molli per riprodurre le trame con le incisioni. A me interessavano i dettagli, guardare le cose al microscopio. Così ho iniziato ad utilizzare i vestiti recuperati al mercato dell’usato, stampavo le immagini su carta, erano quasi trasparenti. Proprio li è iniziata la mia fissa per il tessuto, avendo una nonna che ha sempre lavorato con le mani, il sapone e soprattutto mi ha trasmesso la passione per il lavoro a maglia. Porto con me una tradizione famigliare.
Il corpo è un elemento sempre presente nelle tue opere, nella tua arte, nel tuo rapportarti al mondo.
Penso che noi esseri umani rappresentiamo il micro di una macro e questa idea fa eco nei miei lavori. Ognuno di noi rappresenta qualcosa, legata al corpo. Adoro guardarlo dall’esterno ed esplorarlo attraverso la pelle per sentirne le emozioni, le sensazioni, le atmosfere, l’emotività.
Mi interessa studiare la struttura anatomica del corpo, mi piaceva guardare i disegni di Leonardo e pensare che l’uomo non è che la rappresentazione di qualcosa di più grande.
Nella tua arte è importante lasciare il segno del rapporto tra spazio e individuo.
Effettivamente le strade delle città rappresentano un modo per mettere in collegamento un posto con le persone così come per me l’uso dei tessuti che io faccio è la trama, le arterie che conducono il corpo ovunque, proprio come le strade. Lavorare il tessuto è per me un piacere manuale che produce mappe e cartografia.
Parliamo di progetti futuri.
Ne ho a milioni: viaggi, collaborazioni, opere. Non c’è nulla di certo ma io continuo a produrre.