Italians in Europe | Francesca da Parigi
Ritorna la capitale francese che dalle ultime interviste appare molto amata da noi italiani e rompendo gli stereotipi che vogliono che tra cugini (francesi e italiani) non scorra buon sangue, devo constatare che ormai si sia creato un legame tra parenti. Francesca Protopapa, romana, vive a Parigi dal 2006 e sembra non volersene più tornare. Lì ha trovato il suo spazio vitale, il suo lavoro ideale e diciamo anche sé stessa. Francesca è una tipa molto simpatica ed è stato subito un piacere scambiare quattro chiacchiere con lei, anche perché quando racconta della sua esperienza immediatamente ti affascina con la vita parigina e non puoi fare altro che pensare di prendere la valigia, che io ho sempre a porta di mano, per partire alla scoperta di questa bellissima città.
Innanzitutto parlaci di te, quale città hai lasciato?
Sono nata e cresciuta a Roma. Dopo una formazione liceale a metà tra lo scientifico e l’artistico, mi iscrivo all’università di Roma Tre per conseguire una laurea in Storia dell’Arte. Durante l’università faccio diverse esperienze lavorative in musei, istituti di cultura o partecipando a scavi archeologici di Roma e dintorni. Gli anni universitari coincidono anche con i primi riconoscimenti a concorsi d’illustrazione. Si alimenta così il desiderio di fare dell’attività creativa un vero e proprio mestiere. Il terzo anno universitario parto per Paris con una borsa Erasmus, esperienza che mi dà moltissimo e mi fa riflettere sulla possibilità di tentare fortuna in un’altra città d’Europa. Questo progetto matura poi dopo la laurea. In quel periodo concludo anche il mio primo libro per bambini, mentre lavoro saltuariamente in una libreria per ragazzi.
Perché hai scelto proprio Parigi, o meglio Paris, come tu la chiami, per vivere questa tua crescita creativa?
Parigi mi ha colpito fin da subito per la sua bellezza, l’incontro tra le diverse etnie e la sua vivacità culturale. All’epoca dell’Erasmus, non pensavo che sarei tornata per viverci, ma qualche anno dopo la Rive Droite mi ha accolto a braccia aperte! Paris mi ha dato la possibilità di reinventarmi come grafica dopo un percorso accademico ben diverso. Attraverso un concorso, ho avuto l’occasione di partecipare ad un programma di studi con il quale ho conseguito un diploma in grafica print e web, svolgendo parallelamente la mia prima esperienza in un’agenzia parigina. Fu la scuola stessa che mi trovò lavoro. Riassumendo: io lavoravo ed ero pagata col minimo sindacale. Si trattava di una cifra dignitosa che mi permise di vivere lì e di frequentare allo stesso tempo i corsi in una scuola di grafica finanziata dalle istituzioni locali, credo la Regione. Decisamente un’ottima occasione per integrarsi nel nuovo ambiente lavorativo.
In cosa consiste il tuo lavoro? E soprattutto è quello che cercavi?
Da un paio d’anni lavoro presso la società Chic&Artistic, un’agenzia di grafica che si occupa principalmente di comunicazione per case editrici e major discografiche. Mi piace questo lavoro perché non è mai monotono: grafica print, packaging, illustrazione, webdesign e spesso elaborazioni grafiche utilizzate dall’équipe video dell’agenzia. Si tratta di un impiego creativo e di responsabilità, siamo una piccola struttura e spesso seguo un progetto dalla A all Z. Musicisti, designers o novità da libreria, il mio lavoro richiede una discreta versatilità, non ho orari massacranti, ma talvolta attraverso periodi più intensi e stressanti. Sotto la pseudonimo del Pistrice seguo inoltre diversi progetti personali, ricerche artistiche più che commerciali, ma anche libri per bambini pubblicati sul mercato italiano e francese. In ultimo, da poco più di un anno, sono creative supervisor di un sito internet dedicato al Cool Hunting, StyleAttitude, che accompagna il mio recente interesse per l’universo Moda.
Cosa ti piace della capitale francese?
In particolare la mobilità facilitata dalla rete di trasporti pubblici, i café di quartiere, le lunghe passeggiate sul canale, l’incredibile varietà nell’offerta di cinema, mostre, e spettacoli…ho scordato qualcosa?
Quali sono i pro e i contro della vita parigina?
A Paris mi sento più indipendente, non essendo legata al mezzo a due o quattro ruote per decidere gli spostamenti delle mie serate. Niente problemi di parcheggio, né di un bicchiere di troppo, la metro o il bus mi riportano sempre a casa. Amo la vita di quartiere, vivo a due passi dal parco di Buttes Chaumont e a piedi arrivo al canale, al parco della Villette, al cinema. A Roma non godevo in tal modo del mio quartiere, questa è ormai una condizione a cui difficilmente potrò rinunciare nel futuro. Non ho molti contro per vita parigina, posso naturalmente citare il meteo e il cibo come prima ragione di alterni malumori. Per chi è appena arrivato però la ricerca di un alloggio può essere un incubo. Le richieste superano spesso l’offerta e le garanzie necessarie all’affittuario sono davvero tante. I parigini ci scherzano spesso su, ma è un vero problema.
Cosa ti manca dell’Italia e da cosa sei “scappata”?
Mi mancano molto i miei amici di Roma. Ne ho incontrati diversi in questi anni a Paris, ma non ho mai perso i contatti con l’Italia ed è bellissimo ritrovarli ad ogni vacanza romana. Mi manca un po’ di underground, di situazioni da centro sociale, di eventi genuini come un concerto improvvisato o una sagra. Mi mancano le scampagnate del fine settimana, i prati, il lago di Bracciano e paesini come Calcata dove amavo rifugiarmi. Naturalmente mi manca anche la famiglia, ma quella un pò a tutti quelli che sono partiti, no? Direi che non sono affatto scappata. All’epoca mi piaceva lavorare in libreria e avevo progetti in corso con un gruppo di amici creativi. Se sono partita si è trattato più di curiosità, di spirito d’avventure, di mettersi alla prova. Si, principalmente questo.
Sei riuscita subito ad ambientarti?
Una volta superato il problema della lingua, ho incontrato delle persone splendide sia tra i francesi che nella comunità di stranieri. L’ambiente culturale è stimolante e la gente non è mai pigra. Anche sul lavoro devo ammettere che non mi sono mai sentita discriminata. Mi hanno sempre dato le stesse possibilità di un collega francese, anche nella gestione dei progetti e dei clienti, anzi talvolta ho avuto l’impressione che ritenessero “cool” avere un DA italiano, ah ah!
Come trascorri il tuo tempo libero?
Naturalmente dedico molto del mio tempo libero ai progetti artistici personali, ma quando il meteo lo permette adoro i pic-nic, le chiaccherate ai café, i concerti di jazz manouche a Ménilmontant e soprattutto le passeggiate sul canale.
Quali sono i posti che più ami di Parigi e cosa consiglieresti di visitare?
In particolare il parco di Belleville e quello di Buttes Chaumont, poi il canale dell’Ourcq e quello di St Martin, il lungo Senna, soprattutto quello lungo l’île de St Louis, il Marais, il café e l’hammam della Moschea…la lista è lunga.
Qual’è la cosa più strana che ti è successa da quando sei lì?
Mmhh, direi l’aver partecipato ad una festa di compleanno occupando un vagone della metropolitana, su e giù per la linea 5 con champagne, maschere e stelle filanti, il tutto senza essere arrestati.
E nel week-end di quali locali sei diventata un’abitudinaria?
Aperitivo allo Aux Folies di Belleville, Le Nouveau Cosmo di Jourdain, il Rosa Bonheur, il Bar de l’Ourcq, Le Point Ephémère. Per il dopocena si girovaga spesso in zona Oberkampf tra L’Alimentation Général, L’International e i locali che offrono musica dal vivo o dj set. Se ho voglia di ballare e se si cerca una serata fuori dall’ordinario si va al Social Club, alla Flèche d’or o al Tango.
Parliamo un po’ della società francese, com’è il mondo del lavoro in Francia e su cosa non sei assolutamente d’accordo circa le ideologie politiche e non?
Passo sui problemi politici ed economici in attesa della domanda di riserva, ma una cosa credo sia piuttosto evidente agli occhi di un italiano: lo Stato assume spesso il ruolo sociale che in Italia è rivestito dalla famiglia e l’individualismo, come la volontà di affermarsi con le proprie forze, è più sviluppato tra i francesi. Probabilmente il tutto è favorito da un sistema scolastico che alimenta la competitività.
Torni spesso in Italia? E pensi di ritornare definitivamente o la tua vita ormai è a Parigi?
Torno spesso ora, molto meno durante i primi due anni. Non c’è nulla di definitivo nella mia vita, ma ci vorrebbero delle valide ragioni per lasciare questa città, la mia casa e il mio lavoro.
Detto tra noi, meglio gli uomini francesi o quelli italiani?
Italians do it better! Anche se farsi corteggiare da un francese non è male. Diciamo che spesso le dinamiche possono essere più intriganti e raffinate.
Beh allora Vive la France! Ciao Francesca è stato un piacere. Verremo a trovarti a Parigi, credo che tu sia un valido Cicerone.
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