Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Italians in Europe | Francesco da Istanbul

Quando si dice “contaminazione”, non ti aspetti che tutti prendano baracche e burattini e se ne vadano addirittura a Istanbul per trovarla. Ebbene, Francesco ha fatto proprio così. La Turchia è la nazione delle contaminazioni per eccellenza. Si trova a cavallo tra l’Europa e l’Asia ed è un melting pot di religioni, etnie e tradizioni. Come fanno i protagonisti della nostra rubrica, anche noi allarghiamo le nostre vedute e cominciamo a guardare verso oriente.
Francesco è un giovanissimo savonese che ama molto la musica e che dopo aver frequentato il conservatorio di Torino ha deciso di spostarsi in una delle città più affascinanti del mediterraneo. Per scoprire cosa l’ha spinto a prendere una decisione tanto importante gli abbiamo chiesto della sua nuova vita e di come questa città lo abbia inghiottito nel suo vortice di sapori, colori e rumori. A lui la parola.

Ciao Francesco. Allora, come ci sei finito laggiù?

Hello there! Ho suonato tutto lo scorso anno con un artista nato a Istanbul mio grande amico, Utku Tavil. Così poco a poco sono diventato mooolto curioso a proposito di questa grande metropoli, in più dovevo scegliere una scuola per un altro Master e qui hanno il MIAM, che non è affatto male, direi. E così ti alzi una “mattina” e ti rendi conto che sei a Istanbul e che vivi a Kadikoy, nella parte asiatica! Non credo di esserci ancora abituato.

Come te la passi in quel di Istanbul?

Adesso è un grande momento! La settimana scorsa c’è stato Club to Club, il festival di musica elettronica che così per caso quest’anno si è svolto tra Torino e Istanbul. Ho incontrato un sacco di gente interessante ed è stata la scintilla che ha dato l’inizio a molti altri progetti futuri…vedremo!

Se non sei stato in un hammam, mi rifiuto di continuare la conversazione.

Mmm…ottima idea, ci andrò domani!

La cultura turca da qui sembra essere molto distante dalla nostra, come la puoi descrivere? È stato difficile farsi degli amici in questa nuova città? Come sono gli abitanti di Istanbul?

È una grande cultura, antichissima. Sto cominciando a scoprire la tradizione musicale, ed è molto più che interessante. È un popolo davvero ospitale e quasi tutti qui cercano di farti sentire a casa, ho incontrato persone meravigliose. Inoltre, socialmente siamo molto più vicini di quanto si possa pensare, i popoli mediterranei sono così. Per questo è stato facile trovare nuovi amici, è semplice parlare con le persone, perché lo vogliono, sono molto aperti. Immagina una metropoli antica quanto Roma, dove il passeggio quotidiano pomeridiano è pericolosamente vicino al Carnevale di Rio. Suoni, colori, un muro di emozioni in contraddizione tra di loro. Sono felice di poter essere dentro tutto questo.

Immagino bar con romantici tè e dolci alle mandorle e miele, ma immagino anche che in realtà tu preferisci locali dove ascoltare (o suonare) buona musica e fare le ore piccole. Smetto di girarci troppo intorno, che fai per divertirti?

Istanbul è il posto giusto per “vampirizzarsi” un po’. Ci sono un sacco di club, come puoi immaginare. Io vado spesso al Pixie, dove mettono dub-step, recentemente mi è capitato anche di andare al Nublu, un super live-club. Qualche concerto al Tamirane, Alt Indigo, Dogzstar e in localini più piccoli nella parte asiatica. C’è davvero molta attenzione ai locali moderni e belli, con sistemi acustici, mmm…super! Con Club to Club ho conosciuto un po’ di dance club verameeeente tosti, Ghetto, 11.11. Ah! Per non parlare dei rock-bar! Fantastici davvero. A qualsiasi ora della notte trovi cover band che propongono evergreen strappalacrime, l’ideale per il giro della staffa.

Mostre, festival, teatro e cinema come li percepisci? Cosa offre il panorama culturale di Istanbul? Secondo te perché Istanbul è stata scelta capitale mondiale della cultura 2010?

Istanbul è una città che sta crescendo tantissimo e in poco tempo. È l’esempio di una nazione in bilico tra Oriente e Occidente, è il ponte. È pieno di giovani davvero in gamba, molto competitivi e competenti nelle più avanzate tecniche musicali e visuali. Mi è capitato di suonare in una galleria d’arte nel mio quartiere Piha Kolektif Sanat. Ci sono tante piccole attività underground e sono le realtà che stanno lanciando la città. Nella mia visione delle cose sono queste le immagini che dovrebbero fare il giro del mondo, invece sai, la buttano un po’ di più sulla politica. A teatro ci vado poco, allora domani hammam e teatro di sera!

Come va con la lingua? Dimmi qualcosa in turco, che ne so una frase tipica che ti piace molto.

Eyvallah! Ti salverà sempre in momenti difficili.

Sei molto giovane ma quello che intuisco dalla tua storia è che hai le idee molto chiare. Parlaci delle tue scelte, quella di studiare al conservatorio e quella di partire per Istanbul.

Estate, bar Bruno, Cuneo. Ero con degli amici e si parlava di dove andare a fare il biennio e a un certo punto uno di loro mi dice che il termine per le iscrizioni al Conservatorio di Torino sarebbe scaduto in circa quaranta ore. Perfetto. Così qualche mese dopo mi sono svegliato nel mio piccolo appartamento nel cuore di Torino. E’ stato un periodo bellissimo, Torino è stata davvero una seconda casa, mi ha insegnato e mi ha dato tanto. E mentre combattevo insieme a Utku per riuscire a suonare in ogni buco della città, Istanbul cominciava a incuriosirmi, anche perché l’anno scorso era in televisione e su ogni manifesto di eventi. Funziona così quando ti interessi a qualcosa, te lo ritrovi improvvisamente SEMPRE davanti agli occhi. Un giorno ho deciso di andare a studiare Sound Engineer and Design a Istanbul. Così è iniziato un inverno caldissimo, conservatorio, concerti e viaggi disperati e last minute per la Turchia per stare dietro alle varie sorprese burocratiche. Riflettendoci, ho fatto davvero poche scelte, perché sto continuando a rispettare la più importante e fondamentale “da grande voglio fare il musicista”, presa all’inizio del liceo. Il resto, tipo Torino, Istanbul, il contrabbasso, l’elettronica, seguo solo il flusso degli eventi, gli amici e la musica che ascolto.

Non sei solo uno studente ma anche un musicista. Parlaci della tua attività e di come il tuo progetto ti ha portato dove sei.

Questo progetto è stato davvero una pietra miliare per me, personalmente e professionalmente, per infinite ragioni. Lavorare con Utku Tavil in una maniera diversa e con Carlos Casas, credimi brividi ancora adesso! È stata una scommessa per tutti, una lotta contro il tempo, sui social network il motto di questo festival è stato “incrociamo le dita”, così è stato ed è andata bene direi. Colgo l’occasione per ringraziare veramente tutti. Un abbraccio Cicì!

C’è un posto speciale a Istanbul da vedere assolutamente? Per esempio, un bar, un giardino, una chiesa o un altro posto veramente unico?

Basilica Cisterna! Super meta turistica però bisogna andarci per forza, è uno spettacolo unico.
L’unico consiglio per visitare Istanbul che posso dare è cominciare a camminare senza meta e senza Ipod e perdersi, lasciare che la città decida per te. Lo farà.

Ciao in bocca al lupo e salutaci Istanbul.

Grazie. Ti aspetto per il tè, ok? Ciao!

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

Sullo stesso genere:

Community feedback