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Italians Around the World | Patrizio da Capetown

Quante volte vi sarà capitato di fantasticare su dove organizzare il vostro prossimo viaggio e magari di desiderare di arrivare nel continente Africano alla ricerca di un posto dove poter fuggire e ritrovare le antiche origini? Luoghi incontaminati, paesaggi affascinanti e suggestivi, culture tribali e animali esotici sarebbero i protagonisti di questa vostra fuga alla ricerca dell’avventura e del viaggio naturalistico. Non è un messaggio promozionale, né un incentivo alla partenza di un tour operator, ma semplicemente la descrizione di un mio desiderio che mi ha portato a fare delle semplici domande a chi, italiano, vive lì da un po’. Patrizio Piraino è un ragazzo senese che da sei anni a questa parte ha deciso di mettersi alla prova in un Paese straniero che alla fine gli ha dato anche la soddisfazione sentimentale che cercava.

Ciao Patrizio parlaci un po’ di te e da quando sei via dall’Italia

Ho lasciato l’Italia quasi sei anni fa. Sono andato via a causa di un dottorato che seguivo all’interno della mia università a Siena. Il dottorato comprendeva un’esperienza all’estero per completare la tesi. Sono arrivato prima negli Stati Uniti, da lì ho trovato lavoro in Canada per 2-3 anni e infine sono giunto in Sud Africa a settembre. Ora sono ricercatore, prima ero dottorando in economia.

Cosa fai in Sud Africa?

In Sud Africa adesso sono l’equivalente di un ricercatore universitario in Italia. Insegno all’Università di Cape Town e faccio ricerche.

Com’è la vita lì?

Cape Town è una città molto carina, molto bella. È stato un grosso cambiamento per me venire qui lasciando il Nord America, dove ho conosciuto mia moglie, però a parte questo la vita professionale in questa città è soddisfacente.

Rispetto all’Italia sia il Canada che il Sud Africa offrono un trattamento economico migliore per i giovani ricercatori?

Logicamente negli Stati Uniti e in Canada il compenso economico era più elevato, però in Sud Africa al mio livello di ricercatore confermato credo di guadagnare il 20% in più rispetto all’Italia. Secondo me non è guadagnare 1500 euro o 2000 euro che fa la differenza, almeno nel mio caso io tornerei in Italia anche per 1200 euro al mese. Il problema dell’Italia è la difficoltà che incontra chi è giovane nel mondo del lavoro, perché è complicato occupare posti di responsabilità o essere apprezzato. In Italia c’è troppo “vecchiume” dal punto di vista dell’atteggiamento lavorativo. Il salario fa parte di questo discorso fino ad un certo punto. Avendo conosciuto molti italiani all’estero ho avvertito che questa opinione è abbastanza comune. Se avessimo un lavoro che abbia lo stesso livello di libertà e di gratificazione rispetto ad altri lavoratori non ci importerebbe un salario minore.

Sicuramente hai incontrato moltissimi italiani nei tuoi viaggi

Negli Stati Uniti moltissimi, almeno all’università ce n’erano una quarantina, in Canada non tantissimi perché la maggior parte di questi erano italo-canadesi. In Sud Africa invece ho conosciuto un sacco di giovani italiani tra i 25 e i 35 anni e tra l’altro parlando con chi è qui da un po’ sembra ci sia stato un incremento delle persone di questo gruppo di età negli ultimi tre anni. Sembra esserci si, una specie di fuga.

Cape Town è anche una città difficile con i suoi problemi socio-politici, pensi che sarebbe possibile per te vivere lì e costruire una famiglia?

La possibilità c’è nel senso che non è uno di quei posti in cui dici: “no, mai”. Ci sarebbe una probabilità, però sia io che mia moglie non siamo sudafricani e per questo l’incentivo a restare è minore. L’idea sarebbe di stabilirci ad un certo punto o in Italia o negli Stati Uniti, anche se in teoria esiste la possibilità di rimanere per entrambi qui, le opportunità lavorative ci sono. È comunque un Paese che ha delle difficoltà socio-politiche, la situazione è abbastanza instabile, vi è un clima sociale teso sia per quanto riguarda la situazione razziale che per motivi storici. Sono elementi che comunque rendono Cape Town una città interessante, ma comunque difficile. Poi tra qualche anno decideremo cosa fare, sperando che gli ambienti accademici in Italia cambino, oppure potremmo anche restare se entrambi ci innamorassimo del posto. È ancora presto per decidere visto che siamo qui da settembre.

Quali sono le attrattive maggiori che Cape Town può offrire?

Sicuramente la Natura e la sua diversità. Cape Town è una città abbastanza europea nel centro, ma a dieci chilometri trovi l’Africa vera. È una città accogliente, varia e anche molto aperta e disponibile nei confronti del mondo degli omosessuali. Convivono però situazioni positive e tensioni sociali, che rendono il posto singolare. Tutto sommato si vive bene.

È semplice creare un rapporto di amicizia con la gente del posto?

Sicuramente è più facile creare un rapporto di amicizia con i non locali, però tramite il lavoro e gli impegni che uno ha si creano comunque relazioni sociali. I rapporti di amicizia non sono diversi da quelli che si creano con gli altri Paesi, logicamente la gente appare un po’ diffidente perché non sa quanto tempo ti fermi nella loro città e magari non vogliono investire in un’amicizia. Nonostante tutto dopo un po’ ci si conosce con la gente del posto, come già mi è successo precedentemente.

Da quando non torni in Italia?

Torno abbastanza spesso per motivi familiari. L’ultima volta ci sono stato a Natale.

Cosa ti manca di più dell’Italia?

Lo stare con gli italiani, mi manca l’essere sociale italiano, il cenare insieme e chiacchierare su determinati argomenti. Si sente la mancanza della socialità italiana, il modo di stare insieme.

Stefania Annese

scritto da

Questo è il suo articolo n°51

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