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It’s time to get a job | Simona Sessa, Pin-up

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L’ansia del rotolino continua a mietere vittime. Donne sicure o insicure, non importa: la questione “linea” è legata ad uno stereotipo sociale che ben poco ha a che fare con l’accettazione di sé. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ci vengono proposti dei modelli di magrezza assoluta, spesso davvero poco sana. E non è solo una questione di spot pubblicitari e passerelle, che sono dei mondi altri e quindi ce ne facciamo una ragione. Ma è un fenomeno che dilaga nei negozi, nelle strade, nei confronti tra persone normali, negli sguardi della gente.

Quanti soldi abbiamo speso in creme rassodanti-modellanti-anticellulite, pasticchine al chitosano, guaine comprimenti e barrette dietetiche? Ora, di certo non si parla di obesità, che non è sana tanto quanto la magrezza assoluta. E poi ci sono tutti gli approfondimenti sui magri di costituzione, che fanno parte dell’Olimpo dei fortunati, beati loro. Qui si disquisisce di quel modello di donna in carne, formosa e prosperosa – come i canoni mediterranei insegnano, del resto – con le cosce tornite, il sedere sporgente, il seno abbondante. Si parla della donna morbida e procace, quella che andava così tanto di moda negli anni ’50, quando Marilyn Monroe e Bettie Page cavalcavano le scene e dettavano legge in materia di sex appeal. Modelli che sono rimasti nell’immaginario della sensualità anche oggi, e che sono ben lontani da ciò che la moda oggi ci impone.
In tutto questo marasma c’è una donna, dallo spiccato temperamento e dalle forme generose, che ha deciso di andare controtendenza, imponendo i suoi canoni di bellezza. Simona Sessa, giornalista, scrittrice e blogger, ha voluto riportare l’attenzione sulla bellezza “autentica”, quella naturale, senza costrizioni. Quella che non sfiorisce alla vista di un rotolino. Con il motto “agli uomini piace la carne” Simona Sessa si è inventata, attraverso una campagna sociale indubbiamente nobile, un vero e proprio mestiere e una missione di vita, orientata alla rivalutazione della donna-Pin Up.

“Morbida e rotonda, così è la donna di oggi – dice Simona Sessa – Un’immagine sana e felice che si contrappone a quella della donna grissino veicolata dalla moda e dalla tv. La rivalutazione della donna Pin-up è quindi una tappa obbligata per dimostrare come seducevano e ammaliavano le donne degli anni ’40-’50 che mostravano con orgoglio pancetta, glutei torniti e seni abbondanti. E facevano impazzire gli uomini. Le Pin Up sottolineavano con dovizia di particolari le curve con una lingerie sofisticata e curatissima che le rendeva vere e proprie bambole della sensualità. Erano vere donne, femmine al 100%. Oggi il concetto della vera femminilità è evaporato: poche le donne che si curano ed esaltano la loro sensualità. Bisogna perciò tornare alla cura maniacale della persona, iniziare dalla lingerie e a un modello più in carne, più sano e genuino”.
Con la sua associazione culturale “Pin Up del 2000” Simona Sessa ha dato il via ad una serie di progetti con la partecipazione di donne autentiche, dotate di tutti gli attributi al posto giusto: happening artistici, spettacoli di new-burlesque, set fotografici, eventi culturali e una vera e propria agenzia di moderne Pin Up. Oltre a una linea di vestiti e lingerie tutta sua, chiamata Femmina Pin Up, che ammicca al gusto vintage e dunque è volta a valorizzare le forme naturali della donna prorompente. Altro che vestiti-sacchi per infagottare le oversize, insomma.

L’impegno della Sessa nasce da un suo drammatico percorso nel mondo della bulimia, durato per vent’anni. Un baratro da cui è uscita con forza, battendosi contro l’industria della bellezza che “specula sulle paure e le fragilità delle donne, inculcando che è vietato invecchiare o essere brutte. Un lavaggio del cervello, un vero e proprio assalto mediatico che miete sempre più vittime grazie al sodalizio tv, giornali e stampa. È iniziata una grande rivoluzione nel campo dei costumi femminili – conclude Simona Sessa – finalmente sta tornando in auge la donna in carne e formosa. Basta con anoressiche scheletriche e donne malate per entrare nella taglia 40-42. Voglio rivedere per strada donne felici e formose, che si amano così come sono. Devono finire questi condizionamenti psicologici. Tutte le donne hanno il diritto di vivere felici”.

Per saperne di più:

www.simonasessa.com
www.pinupdel2000.myblog.it
www.womanshop.it

Serena S.

scritto da

Questo è il suo articolo n°6

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