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Kappa Futurfestival, musica, prato, fiume, performance, relax, dj…

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Abbiamo un motivo davvero valido per essere in viaggio verso Torino in una calda domenica di metà luglio, c’è il Kappa FuturFestival – Torino Summer Music Festival!

Dopo il successo della scorsa edizione, il KFF ritorna con la stessa formula: ventiquattro ore di musica elettronica in due giorni (da mezzanotte a mezzogiorno) nell’ex area industriale del Parco Dora. Location perfetta per un festival grazie ai grandi spazi buoni tanto per ballare che per rilassarsi sulle rive del fiume tra un dj set e l’altro. Assecondando i nostri gusti musicali abbiamo puntato sulla seconda delle due giornate, anche perché ci piace l’idea di passare la domenica pomeriggio ballando all’aria aperta, illudendoci di essere già in vacanza.

Arriviamo verso le 16:30, migliaia di persone sono già “dentro” da più di 4, noi ci siamo persi l’inizio del set dell’italianissimo Marco Carola, fondatore dell’etichetta e del party Music On, che dal Main Stage ha già catalizzato l’attenzione dei presenti.

Dopo un’oretta di molleggio decidiamo di perlustrare l’area e ci dirigiamo verso il Dora Stage dove sono appena saliti in consolle i torinesi Rudemates, sfortunatamente però il dancefloor non è protetto dal sole, ancora alto, ed optiamo quindi per un po’ di relax nel prato. Abbiamo così l’opportunità di assistere con piacere all’iniziativa di riciclaggio “TRASHed :: Recycling Store”: per ogni bicchiere/bottiglia di plastica riconsegnata al punto di raccolta si accumulano punti convertibili in drink e gadget. Molti hanno preso la cosa sul serio ed in giro ci sono pochissimi rifiuti, anche i cestini sono praticamente vuoti.  

Ne approfittiamo per parlare anche con chi c’era anche il giorno precedente ed il giudizio sembra essere unanime: Joseph Capriati ha spaccato, noi non possiamo che fidarci!

Recuperate le forze siamo di nuovo in pista per la chiusura di Carola che delude un po’ le nostre aspettative e lascia il mixer alla berlinese Ellen Allien, fondatrice dell’etichetta discografica BPitch Control. Il pubblico si disperde leggermente ma noi restiamo ad ascoltarla per un’oretta, positivamente sorpresi dalla sua performance; le ultime volte che l’avevo ascoltata non mi aveva colpito particolarmente, questa volta però sembra avere la giusta carica ed il pubblico risponde positivamente.

Arrivano le 20:00, l’area del festival è veramente strapiena, anche la comunità degli over 30 ha acquisito consistenza e finalmente il sole tramonta. In Dora Stage è il momento di Florian Senfter aka Zombie Nation: il suo set è a dir poco meraviglioso e tiene il pubblico, noi compresi, incollato alla consolle per le due ore successive. Musicalmente non possiamo che promuoverlo a pieni voti, peccato per una tecnica non sempre perfetta. Nel frattempo sul Main Stage inizia il live set di Gavin Lynch aka Matador, new entry della scuderia Minus. Noi restiamo fedeli al Dora Stage e anche se ogni tanto proviamo a fare una pausa, la musica è talmente bella che non riusciamo a stare fermi. Di tanto in tanto buttiamo l’occhio all’area ristorazione ma c’è una coda pressoché infinita: la consapevolezza che salteremo la cena si fa sempre più consistente (per la cronaca torneremo a Milano digiuni).

Le 22 rappresentano un momento decisivo, mancano due ore alla chiusura del festival e stanno per iniziare gli ultimi due dj set: il canadese Richie Hawtin aka Plastikman al Main Stage ed il turco-cipriota Erol Alkan al Dora Stage.

Anche se Erol Alkan è il mio dj preferito, il pubblico si sposta in massa verso il Main Stage e per lui inizia un set tutto in salita. Per la prima mezzora fatica a trovare il giusto ritmo ma poi, grazie alla sua tecnica sopraffine ed alla giusta selezione, riesce a far scatenare un bel po’ di persone, in parte di ritorno dal Main Stage.

Ormai è notte fonda, porto ancora gli occhiali da sole, e la stanchezza inizia a farsi sentire, ma girandomi verso il Main Stage resto affascinato  dallo spettacolo prodotto dalle luci che si perdono nel buio del parco e mettono in risalto l’imponenza della sovrastante struttura in acciaio. Stupendo!

Facciamo una capatina per ascoltare Richie Hawtin, purtroppo ci rimaniamo talmente poco da non avere elementi per descrivere il suo set,  dopo 7 ore di musica per noi la giornata è finita.

Il giudizio globale non può che essere positivo, merito di una organizzazione  praticamente perfetta, dagli allestimenti tecnologici alla puntualità delle performance annunciate. È un peccato che in Italia momenti del genere siano rari: speriamo che il KFF sia di esempio per altre realtà italiane (ogni riferimento a Milano è puramente casuale ) ed entri presto a far parte dell’olimpo dei più blasonati festival europei.

Kappa Futurefestival | sito Facebook

Bruno Taranto

scritto da

Questo è il suo articolo n°18

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