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La colonna sonora del 2019 (da ascoltare anche nel 2020)

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La colonna sonora di quest’anno suona su Spotify col suo best of, suona a palla nella mia macchina, suona come una bomba nell’impianto del salone di casa, i vicini ne godono in fondo, lo so.

 

The Dakh Daughters music band goes to their concert on Euromaidan. Kiev, Dec. 21, 2014

 

Certi ricordi mi piombano addosso, all’improvviso. Quella volta che ho visto per la prima volta le spiagge della California e sentivo suonare quel pezzone atomico di Karynn, quel S e m p r e, si allungava sulle onde, sembrava potesse ricoprire il mondo, tutto intero. Butto giù la mia personalissima classifica musicale dell’anno e arriva un po’ di tepore, le mani si scaldano.

Riascolto e vedo un’immagine della primavera quando, sentivo quel disco in cuffia, sdraiata a Villa Borghese, col sole di Roma in faccia, quello che praticamente è già estate. Le labbra abbozzavano piano piano I’m so Selfish Ah ah ah ah huh. Little Simz appena arrivata dentro le cuffie, con una canzone in pausa pranzo, fresca come l’acqua che esce dai nasoni del parco. Eccola, è qui tutta La fine del primo ventennio. Il millennio che è partito a razzo e abbiamo fatto i vaghi, mentre il populismo si accalappiava tutto, mentre i ghiacciai si scioglievano e qualche piazza si riempiva, la musica ha fatto un giro immenso e poi è tornata, come gli amori di Venditti.

La mia classifica di questo 019 non è della pizzicherianostrana, gli italiani quelli fighi, hanno mischiato la lingua con l’inglese (Tha Supreme) oppure l’etnia (Mamhod). Rarità poetiche come quella di Sinigallia, si staccano dal cinema per arrivare sottopelle, giù il cappello per il maestro.

 

Marina Odessa-Kyiv- Julie Poly, LensCulture Emerging Talent 2019

 

Il resto del mondo della musica suona quasi tribale. Suona forte nel mondo, suona poco in Italia. Pensate a quella ragazza che si fa chiamare Sampa The Grat. Oppure a Stormzy, baciato in testa da Bansky, un ragazzone diventato il simbolo di tutta una generazione, non soltanto più il rapper politico, non soltanto quello che l’ha portato a esibirsi come headliner a Glastonbury (e resterà il primo artista grime a farlo) facendo una performance che rimane scritta nella storia della musica. È in testa ovunque (vincitore di due BritAwards, di 6 MOBO awards, di un MTV Ema Award di un BBC Music Award).

No, non basta, per metterlo alla posizione n. 1 della mia personalissima classfichetta. Stormzy ha scritto un libro, ha finanziato borse di studio per ragazzi bisognosi, ha tirato fuori un disco nuovo quest’anno, e niente, ha spaccato proprio tutto.

Tanto cuore per il maestro Beck che è tornato con un album tutto da baciare, un cuore ancora più grosso per l’incredibile (ultima) hit sfornata dal compianto Philippe Zdar, (ovviamente metà dei Cassius). Un Martini ghiacciato, sul divano, mentre suona la voce morbida di Denitia, per You Used to Love me, preparate un bacio caldo, mentre arriva la canzone di Flume col featuring di London Grammar.

 

 

 

Il 2020 può iniziare adesso, mentre posso strofinarmi ai vinili che ho ricevuto a Natale e scaldarmi ancora. Mentre aspetto nuova musica, ricordo il miglior dj set dell’anno, quello di Daniel Avery al Sònar Festival, ripasso tutta l’elettronica che mi piace, il rock che mi basta, mi godo la playlist e mi preparo a un anno zero, sottopalco, sotto console, come sempre, con le mani in aria.

 

Manuela Maiuri

scritto da

Questo è il suo articolo n°58

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