La Mamma di tutti i femminielli
Due febbraio, giorno della Candelora, giorno in cui si benedicono le candele di fronte alla Madonna e festa di “mezzo” tra l’inverno, ormai al termine, e la primavera alle porte. In America invece il due febbraio si festeggia “Il Giorno della Marmotta”, festa associata a quella della “Luce”. La tradizione vuole che in questo giorno il risveglio della marmotta dal suo lungo letargo possa stabilire se l’inverno finirà presto o meno. Se l’animale, a causa del tempo, ritorna nella sua tana, allora la stagione invernale durerà per altre sei settimane. Ed ancora il due si inaugura il nuovo anno per i Cinesi. In questo caso è cominciato l’anno del “Coniglio”. Tra tutte le festività che ruotano intorno a questa data non si può non ricordare anche quella della “juta dei femminiell” al Santuario di Montevergine, in provincia di Avellino. Qui un gruppo di “femminielli” [figura omosessuale tipica della cultura tradizionale popolare partenopea di aspetto marcatamente effeminato se non proprio travestito] ogni anno rinnova la propria fede cattolica presentandosi in processione all’antica abbazia, dove ad accoglierli li aspetta Mamma Schiavona, la Madonna nera.
Il rito si rifà ad un’antica tradizione secondo cui nel 1256, due giovani omosessuali furono scoperti a baciarsi e ad amarsi. Di fronte a questo evento l’intera comunità reagì denudando e cacciando dal paese i due innamorati che furono legati ad un albero sul Monte Partenio, in modo che morissero di fame o fossero sbranati dai lupi. La Vergine commossa dalla loro vicenda e dal loro amore li liberò dalle catene e permise alla giovane coppia di vivere apertamente il loro sentimento di fronte ad un’intera comunità, che attestato il Miracolo non poteva far altro che accettare l’accaduto. Ecco perché Madonna Schiavona viene acclamata da tutti i fedeli come colei che tutto concede e tutto perdona. Stavolta, presa dalla curiosità, decido anche io di partecipare alla processione che parte dalla funicolare di Montevergine, ma io, temeraria, affronto la neve e il freddo e salgo con la mia macchina. Mi aspettano numerosissime e tortuose curve da superare fino a raggiungere la vetta, perché i preti non si sono scelti un posto a caso dove costruire la propria abbazia. Figuratevi che durante la Seconda Guerra Mondiale questo luogo fu scelto per custodire e preservare la Sacra Sindone.
È sicuramente un posto impervio, ma bellissimo da cui ammirare uno spettacolare panorama. Il 2 non era però il giorno adatto per la contemplazione a causa della nebbia, insomma arrivo a destinazione e ad aspettarmi c’è una vera festa pagana, con tanto di suonatori di tammorre e ballerini, gente che mangia, odore di carne, vino a go go e pochi “femminielli”. Mi avvio verso la chiesa, c’è la funzione religiosa e tanti fedeli nell’edificio. Riesco ad avvicinarmi e finalmente trovo qualcuno/a. Difficile fare delle foto, alcune di loro non vogliono essere fotografate e alla fine hanno ragione, il loro è un pellegrinaggio, non c’è nulla di bizzarro, né di folkloristico come mi avevano fatto credere. Riesco a trovare poi un gruppo di persone, di belle donne, di vere “femminone” e mi presento ad una di loro. Lei si chiama Anna è ammantata nella sua pelliccia, è mostra subito una rara delicatezza e gentilezza. Le chiedo da quando tempo viene qui alla Candelora e se posso farle qualche altra domanda. Lei mi dice che si imbarazza ma c’è una sua amica, intenta in quel momento a sentire le tammurriate, che potrebbe rispondere senza problemi. Ed ecco che arriva America. Alta, grandi occhiali neri, un lungo cappotto copre la sua figura. Io in confronto sono la sua gamba.
Ci presentiamo, mi dice che lavora per una Tv, che canta, insomma è un’artista e in maniera molto simpatica mi racconta di più di lei: “Ciao sono America, sono di Nocera Inferiore e sono 10 anni che vengo a Montevergine. Sono devota e molto cattolica”. Le amiche la interrompono e le domandano cosa chiede alla Madonna. America: “Alla Madonna chiedo che la gente non usi pregiudizi nei confronti di persone come me per esempio, di avere un po’ più di fede verso la Chiesa e che tante cose non devono esistere più”. L’amica: “E’ grande America, ma poi che Grazia hai chiesto alla Madonna, di diventare donna?”. E lei: “No, donna già ci sono, voglio solo realizzarmi”. Tra di loro scherzano e parlano e ancora l’amica: “è brava America, quella fa l’infermiere, o no? America che lavoro fai?”. America: “Faccio un lavoro antico”. E Anna risponde: “Si, il falegname!”. Mi trattengo un altro po’con loro e mi faccio spiegare come sia stata organizzata la giornata: si aspetta il gruppo che sale con la funicolare capeggiato da Vladimir Luxuria, la loro testimonial d’eccezione e poi si cerca di entrare in chiesa per ottenere la benedizione della loro candela ed assistere alla funzione religiosa.
Si cerca di entrare nel senso che per anni è stato vietato l’ingresso dei “femminielli” dalla Chiesa, ritenendo la loro presenza non gradita e dimostrando atteggiamenti omofobi e intolleranti nei confronti di fedeli. Nel 2002 Don Tarciso Nazzaro cacciò i “femminielli” dal santuario con un gesto violento, manifestando anche quanto poca aperta sia spesso la Chiesa nei confronti dei diritti civili di ogni uomo. Dunque, dicevamo, arriva Vladimir che spalleggiata da un numero gruppo di persone si fa spazio tra la folla, che cerca in tutti i modi di strappare una fotografia con lei. La cosa curiosa è che tutti sono attratti dalla sua presenza, compresi i pellegrini che in quel momento stanno per scendere a valle con il loro pullman. Finalmente il corteo, rispettoso e composto, arriva in chiesa e tranquillamente ascolta l’omelia.
Tutti siamo identici in quel momento, tutti siamo uniti in un’unica fede. Esco di nuovo e all’uscita incontro due signore di mezza età che mi chiedono dove sia Vladimir Luxuria, incuriosite dalla presenza del personaggio famoso. Le dico che è dentro. Una di queste mi risponde: “Ma quando mai, non l’ho vista”. Io insisto. L’altra: “Ma non doveva venire pure Platinette?”. L’amica: “Macchè, quella si chiama Platinette Luxuria!”. Non insisto perché non mi capiscono e soprattutto non mi credono, “fuggo” e ritorno indietro. Mi avvio verso la cappella dove c’è la statua di Mamma Schiavona, come la chiama il popolo, e all’improvviso mi sento toccare sulla spalla, mi giro dietro, di nuovo le due signore: “E allora addò sta”. Io: “Signò, sta là”. Che esasperazione! Poi alla fine tutto finisce al suono dei canti e della tammorra di Marcello Colasurdo, grande cantautore della musica partenopea, che con la sua voce potentissima urla: “Mamma Schiavona, noi venimmo a te ca devozione. Na messa ‘a fanno loro e na cantata ‘a facimm nuie. Mamma Schiavona ‘o sape cafede è ‘a stessa”. Qualche giorno dopo la festività vengo a sapere che ad Avellino parte il servizio di assistenza per persone gay, lesbiche e trans nella sede della Camera del Lavoro della città. Un modo per superare pregiudizi stupidi, grazie anche all’abate del santuario di Montevergine Don Beda Paluzzi che ha dichiarato che tutti sarebbero stati accolti nella chiesa nel giorno della Candelora, perché non si chiede la carta d’identità ai fedeli.