L’altra Milano secondo MilanoCittàAperta
MilanoCittàAperta – Journal of Urban Photography è una rivista online indipendente nata nel 2009 che raccoglie contributi fotografici e reportage di professionisti e di giovani fotografi che ritraggono la città di Milano con uno sguardo non convenzionale. Sulla piattaforma convergono riflessioni e punti di vista disparati sulla metropoli multiforme e in continua trasformazione, che diviene tema iconografico e campo di indagine. La fotografia viene utilizzata come mezzo capace di restituire la complessità dello sguardo e della percezione della realtà, come strumento analitico privilegiato, che attraverso i codici estetici può divenire espressione etica.
MilanoCittàAperta nasce cinque anni fa. Da quali esigenze nasce e perché avete scelto la forma della rivista online?
Nicola Bertasi, co-fondatore del progetto: MilanoCittàAperta nasce come il tentativo di raccontare le storie milanesi dal basso. E dico “dal basso” perché le origini del progetto si ritrovano nelle chiacchere spontanee di un gruppo di amici fotografi. Nessun guru, nessuna grossa organizzazione alle spalle, soltanto una gran voglia di creare uno spazio che potesse diventare “un archivio visivo in fieri della città di Milano e delle sue narrazioni”. Le esigenze erano e sono molteplici. Forse si possono riassumere citando la chiusa del nostro manifesto “Questa stessa città che, in quanto fotografi, desideriamo conoscere e far conoscere. E far conoscere per poter cambiare”.
Siamo online perché non possiamo permetterci di stampare la rivista in tipografia, fondamentalmente. Ma si sa anche che, spesso di necessità si fa virtù!
Quali sono i fotografi che scelgono di pubblicare sulla vostra rivista?
Roberta Levi, photo editor: MilanoCittàAperta è un archivio visivo della città in continua crescita ed evoluzione; uno strumento di fruizione dinamico ed inclusivo. Le storie che abbiamo raccontato su Milano durante questi cinque anni, nascono da un continuo lavoro interno di ricerca di progetti fotografici e da proposte che vengono dall’esterno. È un dialogo costruttivo, un’influenza reciproca. Da professionisti il cui lavoro è da tempo riconosciuto, come Virgilio Carnisio, Piero Raffaelli, Claudio Vitale, Giovanni Hänninen, Giampietro Agostini, Filippo Romano, Marco Garofalo, a fotografi il cui nome è forse meno noto ma non per questo meno importanti. Ed è proprio interessante vedere come questi lavori riescano perfettamente a dialogare, analizzando la complessità della città e focalizzandosi sui più diversi aspetti.
Milano è una città che, non meno di altre, è spesso legata a una serie di stereotipi. Tuttavia diversi progetti fotografici nel tempo si sono soffermati sul “tema” Milano: penso ad esempi come Milano senza confini (1998-2000, Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo) e altri. Ci sono dei progetti o dei fotografi, in particolare, che rappresentano dei punti di rifermento nel vostro modo di pensare e guardare la città?
R. L.: Ogni numero è caratterizzato da una tematica che in maniera peculiare indaga un determinato aspetto della città. Il tentativo è proprio quello di analizzare nel modo più completo e articolato i cambiamenti che avvengono in quella che viene definita metropoli e ciò che la diversifica ma anche la contraddistingue. Dalle fotografie storiche di una Milano che ormai non esiste più, alle persone che la abitano e alle vite più marginali, di minore interesse; dall’indagine sull’abitare, alla ricerca documentativa e analitica sul territorio e a quei luoghi anche meno conosciuti. L’obiettivo è proprio quello di riuscire a raccontare la città da diversi aspetti, che molto spesso risultano però complementari. Crediamo infatti che anche la più piccola storia sia comunque importante per raccontare un territorio in continua evoluzione.
Uno dei punti dei punti di forza di MiCiAp credo sia la molteplicità degli sguardi sulla città, che conducono a punti di vista non univoci. Ci sono tanti modi per guardare una metropoli in rapido mutamento come Milano. Negli ultimi decenni in che modo è cambiato, se è cambiato, secondo voi, il modo di rappresentare Milano? Qual è la città che emerge dalle fotografie di MilanoCittàAperta?
Alfredo Bosco, redattore: Negli ultimi decenni Milano viene fuori in maniera molto contrastante, da una parte una metropoli dall’altra una realtà che ancora non ha un’identità vera e propria. Molti lavori hanno poi fatto emergere temi difficili come la criminalità, la difficile convivenza oppure la questione abitativa, che però a Milano sono solo riflesso di una questione più ampia di tipo nazionale e anche internazionale. In questi anni il modo di guardare Milano è anche cambiato visti i mutamenti politici e urbanistici che ci sono stati nella città e l’aspettativa di fronte ad un evento catalizzatore come EXPO.
Negli ultimi mesi avete tagliato una serie di traguardi importanti. Avete festeggiato i cinque anni di attività, celebrati con una mostra presso Polifemo (Milano) e avete chiuso brillantemente una campagna di crowdfunding raggiungendo la quota prefissata di 10.000 euro. Qual è la chiave di questo successo?
A.B.: MiCiAp non ha nessuna chiave del successo, non è per modestia, ma perché siamo convinti che è ancora tutto un lavoro in corso. Riconosciamo che raggiungere il traguardo dei cinque anni è molto bello, ma sarà sicuramente saremo più felici per quello dei cinquant’anni della rivista.
Testi di Jessica Petangelo.
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