L’arte di fomentare l’arte
Fomento: [fo-mén-to] o fumento s.m. raro Incitamento, stimolo, incentivo, spec. a cose non buone: l’ozio è f. al vizio ‖ SIN. istigazione
Come può un termine di accezione negativa acquistare valore? Ce lo ha spiegato Christian Omodeo, curatore della mostra presso la Galo Art Gallery. Fomento è quello stimolo che ti porta a compiere azioni che sono considerate illegali dalla società comune e graffiti, stencil, tag sono visti come qualcosa di dannoso che indica una devianza psicologia criminale.
Ancora oggi stiamo discutendo se la street art sia o meno da considerarsi arte o atto illegale e molti, troppi sono gli articoli, uno poco tempo fa riguardante proprio Torino, che “fomentano” (uso questo termine non a caso) la distruzione dei muri dipinti, senza riflettere sulle motivazioni che hanno spinto un artista a farlo, senza guardarlo sotto un altro aspetto, quello del writer. La cultura hip hop romana è stata la prima a fare suo il termine fomento e viverlo come qualcosa di propositivo e creativo, dopo di che è arrivata la street art, che ha riempito la metro B di Roma di tag. Sabato 9 novembre non è stata solo una mostra a svolgersi, ma un evento che ha incitato l’intera città a vivere questa spinta creativa, con i Colle der Fomento sul palco al Bunker e la riproduzione a muro del vagone della famosa metro romana, pronta per essere dipinta dagli artisti torinesi. Un clima di fervore artistico sottolineato proprio durante il week-end in cui a Torino arte e musica diventano padroni, rimanendo rinchiusi nel recinto di un élite più o meno colta.
Con “Fomento” l’attenzione è concentrata soprattutto su due artisti romani appunto, con lo scopo di dare una chiave di lettura a ciò che vediamo ogni giorno intorno a noi, sui nostri muri e nelle nostre strade.
JBRock è partito dagli studi del disegnatore Burne Hogarth per arrivare agli edifici, che riempie di mano, pugni, braccia. A Torino porta “Manipolazioni”, dove le mani sovrapposte diventano macchie simili a quelle di Rorschach, e “Wildness”, una serie di teschi animali dipinti, che raffigurano lo spauracchio che la street art rappresenta per i più, come per gli antichi le belve feroci erano personificazioni di un terrore sconosciuto e ancestrale. Per JBRock il futuro dell’arte classica passa necessariamente per questa strada, quindi temerla è inutile, va semplicemente compresa. E ci fornisce la sua visione, intima e psicologica, di quella scintilla che nasce dall’interno e che non è possibile spegnere.
Hogre invece è più “pop”, passatemi il termine, una sorta di Andy Warhol che dal 2006 non riesce a smettere di dipingere. Iconoclasta come Banksy, prende figure ormai talmente trite nel nostro immaginario comune da non avere più significato, e le svuota ulteriormente mettendotele insieme in un quadro, su una parete, ovunque. Dagli “indignados” spagnoli al Che, “Communia” è contestazione sociale, rabbia, incitamento esteriorizzato e politicizzato.
Due modi di vivere uno stimolo che deve essere considerato positivo, perché riguarda non soltanto la personalità di un artista, ma tutti noi. La prossima volta che mentre camminate incrociate un graffito, non esitate a chiedervi “Cosa vuole dirci?”, così come si fa di fronte a un quadro. Il movimento della Street Art è presente a livello mondiale da ormai 30 anni, si è posto come una frattura del modo di comunicare l’arte, ed essendo un’innovazione, come tale solo con il tempo acquisterà il giusto valore.
In una situazione di anarchia visiva come quella che stiamo vivendo oggi, dove cartelloni pubblicitari inquinano i panorami senza che nemmeno noi ce ne rendiamo conto, è necessario prendere coscienza che ciò che ora è considerato vandalismo (e gradirei ricordare a tutti quale peso abbia questa parola applicata alla riqualificazione di aree urbane in degrado, visto che non stiamo parlando fisicamente di quegli atti vandalici volti a deturpare beni artistici o culturali) è un contributo fondamentale per ridisegnare la nuova città.
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