Le balene e i sistemi di Nevercrew in mostra alla Square23
Non è giusto. Loro con me hanno giocato sporco: hanno colpito il mio punto debole più e più volte, finché non mi sono innamorata di loro. Il punto debole sono le orche, loro sono Pablo Togni e Christian resechi, ossia la Nevercrew. Attivi da quasi vent’anni, diplomati all’Accademia delle Belle Arti di Brera, cominciano il loro percorso nel Canton Ticino, espandendosi in breve in tutta Europa. La loro è una tecnica mista, infatti riescono a unire l’iperrealismo pittorico con i tratti tipici della street art e dello stencil per comporre figure inconfondibili. Il 5 febbraio alla Square23 di Torino ha inaugurato la loro personale, Frequency Spectrum e io sono andata a farmi un’idea del perché abbiano la fissa con i signori del mare.
Al primo impatto, la mostra è un tripudio di forme, balene in barattoli, capodogli sezionati, orche, impalcature, meccanismi, sistemi e asteroidi. In realtà, queste 12 opere affrontano una riflessione sulla percezione e sulla comunicazione, portando avanti un discorso iniziato nel 1996. Mi domando, e domando loro, il vero significato di queste splendide tele, perché sinceramente, da ignorante nel senso buono del termine quale sono, non lo conosco.
Devo ammettere che è davvero ardua per me raccontarvi quello che mi hanno spiegato, ma vi giuro che mi è servito davvero per capire la successione delle loro forme e il motivo per cui stanno tutte lì, insieme, spalmate sulla stessa superficie.
Ogni struttura rappresentata è un modello di sistema vivente. Ogni sistema viene smantellato in tante sezioni, ciascuna di esse rappresentate in forme somiglianti tra loro: un meccanismo, una megattera, un asteroide.
Prendete come esaustivo il murale fatto sulla parete della sqaure23, che rappresenta in sezione una testa di balena, un sistema, una nuvola, una coda dipinta di rosa su quello che immaginiamo essere il muro di una città.
Una parte per il tutto, tutto in una parte. Gli elementi che compongono il disegno provengono da mondi diversi: c’è il regno animale, raffigurato in modo ascetico dalla figura della balena, che diventa il simbolo per la terra, c’è il cielo raffigurato dalla nuvola, c’è l’universo astratto, spesso ritroviamo lo spazio raffigurato da un astronave o da un meteorite e infine, sempre, c’è il mondo meccanico.
Ciascuna di queste parti è in rapporto con le altre, per somiglianza e per significato, ognuna non esisterebbe senza l’altra e nessuna di esse è completa senza l’intervento dello spettatore, che in questo caso diventa un ulteriore interprete del sistema.
Io per esempio in una delle tele ho visto Douglas Adams: il capodoglio che cade e da un nome a tutte le cose, finché non muore a terra, accanto al vaso di petunie che curiosamente pensa solo “Oh no, un’altra volta”. E mi sono persa nello sguardo della megateri intrappolata dentro il barattolo, messa lì come se fosse una lucciola, per brillare. Non chiedetemi il perché di quest’associazione, un altro dei punti interessante che si creano di fronte alle opere della Nevercrew è infatti l’empatia. Mi sono sentita così vicina a quegli occhi giganti, così intrappolata in qualcosa di più piccolo di me, ma allo stesso tempo ho immaginato come la funzione di questo animale enorme fosse quella di illuminare la stanza.
Banalmente, a posteriori, mi tornano in mente le parole degli artisti, che mi ricordano che l’olio di balena in passato serviva come fonte di luce. In qualche recesso della mia memoria forse ho colto questo dettaglio. Forse semplicemente la mia mente è entrata in quel meccanismo di emozione, ricordi e visione che scatta di fronte alle opere, arrivando così a farmi dare un senso logico, almeno per me, al tutto. Forse qui sta tutto il senso della mostra: comunicare attraverso l’opera e comunicare all’opera.
Probabilmente è molto più complicato stare qui e cercare di raccontarvi a parole tutte le libere associazioni che ho trovato nei quadri: dai pennarelli che mi ricordavano i tempi del liceo in cui studiavo biologia sottolineando tutto in rosa e verde, a Damine Hirst e Nychos che sezionano animali come la Nevercrew seziona la balena, da Free Willy ai colori di un cantiere in costruzione, giallo e grigio. Forse è meglio andare di persona alla square23, per entrare in un sistema che all’apparenza comprende solo tante belle balene, ma che vi stupirà raccontandovi qualcosa su di voi che forse avevate dimenticato.
Tutte le immagini sono di Square23 Gallery.
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