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Le silhouette porno di Diego Beyrό

Si parla di:

Ops, I did it again! Ho di nuovo divagato nel porno ma sempre con stile ragazzi. Oggi parliamo di un baffuto (forse hipster, chi lo sa!?) artista argentino, Diego Beyrό. Confesso di avere un debole per gli argentini e per l’Argentina tutta ma non è quello che ha attirato la mia tanto labile attenzione.

Beyrό merita nota per essere socio fondatore del magazine del tutto anticonformista The Uncool Hunter, per aver trascorso due anni a Fabrica – sì, proprio quella di Benetton – e per essere un creativo abbastanza versatile. Abbastanza versatile da aver creato una serie di grafiche ispirate a scene porno, dalle più soft come il bacio saffico e la pecorina, fino a roba più rock come anilingus (finalmente riesco a usare questa parola in una frase di senso compiuto) e ménage à trois.

Beh, sulla serie non c’è molto da dire se non che è colorata e molto interessante, si direbbe che all’artista piaccia il sesso e che ne abbia una visione molto ilare, ben per lui. Ma anche per noi a quanto pare, infatti, come sostiene la curatrice della sua mostra “tutti noi abbiamo una pornografia” e poi continua con “Reale o artefatta. Adatta a noi.”

Dalla sua interpretazione, Mi Porno è un’ode alla privatezza del porno, un ricordare quel secondo di video che ci ha resi liberi da adolescenti e tutt’oggi (ma sì!), è un’osservare ciò che viene dopo il porno e lo si vive senza la preoccupazione dell’altro sè, perchè godere del porno è facile ma vedersi dal di fuori no. L’argentino è anche autore di una serie di ritratti disegnati su lenzuola e raffiguranti volti nel momento dell’orgasmo, si chiama Orgasm e gli è valsa parecchia attenzione dai media.

Vi lascio con la citazione che introduce la serie:

“Se nei western fossero proibite le cavalcate, i western clandestini sarebbero fatti unicamente di cavalcate. I film erotici sono western di quelli nei quali è stato totalmente eliminato il contesto per conservare solo le cavalcate”.

Ado Kyrou,D’un Certain Cinéma Clandestin, Positif, 1964

Per saperne di più:

www.diegobeyro.com

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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