Leisure
L’autrice di queste immagini è suggestionata dalla confortevole inattività, e dall’inerzia muta e desolante della statica assoluta che ella coglie con l’obiettivo. Lei direbbe che si tratta dell’ozio (da cui “Leisure”) “come forma connessa al riposo delle forme, alla loro staticità intrinseca. Staticità non negativamente connotata, bensì spazialmente rinvenuta”. La pace si trova, non si cerca: è un premio imprevedibilmente dato in certi momenti, in alcune situazioni e senza criterio. Ma c’è dell’altro. C’è sempre dell’altro. E’ percepibile una precisa sensazione di terminazione, un silenzio forse crepuscolare, del “dopo vissuto”, un post-Mondo. Stranamente, l’immobilità, i colori sono vividi e accesi senza mai essere veramente ardenti o crudi: ora simili a pastelli vivi, ora ad acquerelli unidimensionali.