Liminaria | Rural Futurism nel Fortore beneventano
“Fare rete” o meglio ancora “fare networking” è un’espressione molto utilizzata per descrivere il tentativo di stabilire relazioni umane e lavorative tra le persone. Io, che sono una ragazza semplice, di fronte a questa espressione ho sempre riso sotto i baffi, perché avere qualche contatto in più su Linkedin, in fondo, lascia il tempo che trova. Chi non lascia per niente il tempo che trova è Leandro Pisano, fondatore del progetto Liminaria con il quale ho avuto modo di parlare qualche settimana fa e chi mi ha aperto un nuovo mondo. Ho introdotto il discorso col networking perché l’obiettivo principale del mio contatto con Leandro era proprio quello di creare una rete di persone, vicine per interessi e collocazione geografica, e da lì cominciare a capire insieme le tante possibilità che potrebbero aprirsi dalla nostra collaborazione.
Mentre cercavo di penetrare Liminaria nelle sue varie sfaccettature, Leandro creava con me le reti, che sono poi l’obiettivo concreto del suo progetto. Infatti, Liminaria, dal 18 al 23 luglio e per il terzo anno consecutivo, cercherà di stabilire delle “reti sostenibili dal punto di vista culturale, sociale ed economico nel territorio del Fortore beneventano, microregione rurale del meridione d’Italia”.
La sperimentazione di modelli condivisi, ispirati ai concetti di ri-territorializzazione restanza e self-reliance, da attuare sul territorio insieme alle comunità è il primo passo per la creazione di queste reti. L’obiettivo finale dei 5 giorni di attività nel Fortore, e in particolare per quest’edizione a Ginestra degli Schiavoni, San Marco dei Cavoti, Baselice e Montefalcone di Valfortore è proprio quello di ridare il giusto valore ai territori, con la loro cultura, le tradizioni, i saperi e il patrimonio agricolo, alimentare e sociale che detengono.
Filosofia di fondo a parte, Liminaria, metterà in pratica i suoi principi attraverso un programma ricco di contenuti e totalmente gratuito. L’edizione 2016 è intitolata “Rural Futurism” e attraverso incontri, laboratori, concerti, talk e momenti di condivisione i partecipanti avranno l’occasione di discutere il futuro della ruralità, collocandola in un terreno lontano dai discorsi politici, economici e culturali. E così “i territori rurali diventano luoghi di sperimentazione, performatività, indagine e riconfigurazione, in cui è possibile creare scenari futuri a partire da altri assemblaggi di elementi visibili e invisibili, umani e non umani: oggetti, materiali, discorsi, tecnologie e infrastrutture relazionali che costituiscono, e che vengono a loro volta costituiti, come specifiche forme di governance”.
Il programma è molto fitto ma innanzitutto vi segnalo la presenza di cinque artisti in residenza: Nandy Cabrera, Maurizio Chiantone, Fernando Godoy M, Miguel Isaza, David Velez i quali saranno i moderatori delle attività in quanto impareranno, e insegneranno, a conoscere meglio quei luoghi attraverso il sound design.
Radio, permaculture, design, cultura sonora saranno i temi centrali dei talk e delle conferenze ospitate da Liminaria, dove interverranno numerosi ospiti per raccontare le loro esperienze ed esempi di buone pratiche.
A farci sporcare le mani poi, ci saranno vari altri ospiti che ci insegneranno a fare il sapone e il tipico “croccantino di San Marco dei Cavoti” e non mancheranno momenti dedicati alla comprensione delle basi per realizzare un documentario o un progetto di stampa 3D.
I dj set, selezionati con cura visto e considerato che gli amici di Liminaria sono gli stessi che anni orsono si occupavano del festival Interferenze, saranno a cura di Carmine Minichiello, in arte Gamino (sì sì parliamo dei Jambassa), Max Fuschetto, Emma Pitrè e XYZeebra.
Insomma, descrivere Liminaria in un articolo non è cosa semplice, io ci sarò e invito tutti a partecipare ai sei giorni di attività.
Liminaria | sito – facebook – soundcloud