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Lo strano caso di Hermann Nitsch

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Quando sono stata a Berlino ho visto 16 musei in 5 giorni. Ma questo non conta. Quando sono stata a Berlino ho capito che le cose belle le devi cercare nei posti più insoliti, nei vicoli più tristi e hai il presentimento di esserti avventurato chissà dove e hai paura di esserti perso. La salita di vico Pontecorvo è così e io mi ricordo di Berlino. Sto cercando il Museo Archivio Laboratorio Per Le Arti Contemporanee Hermann Nitsch. Non so neanche chi sia Hermann Nitsch. Il museo è nuovo.
Ciò che mi aspetta non è del tutto rassicurante, almeno in apparenza. Immagini di corpi nudi e bendati che si bagnano del sangue di animali da macello squartati sopra le loro teste. Croci, calici e tutto ciò che appartiene al repertorio ecclesiastico compreso Cristo e il pane. E poi ampolle riempite di liquidi e siringhe e cerotti. Foto di genitali e di tavole impiastricciate da pomodori schiacciati e imbandite di pesci e cervelli. Ma chi è che fa queste cose qui? Un pazzo! Ma poi quanti anni avrà? Chissà se Asia Argento lo conosce? Potrebbe essere la sua anima gemella!

 

 

Leggo ciò che è scritto alle pareti. L’autore stesso parla di Azioni, dell’aiuto fidato dei suoi collaboratori, della folla entusiasta, dell’orchestra, della musica che ha composto (infatti sentivo una litania macabra).
Non ci sto capendo niente. Come se fossi in un programma informatico chiamo il comando Help e arrivano a soccorrermi vari piccoli esperti che mi offrono il loro aiuto e che iniziano a gettare un po’ di luce in questa mia nebbia. Hermann Nitsch ha 70 anni (dopo questa rivelazione non credo che Asia Argento sia ancora interessata!). È un Azionista Viennese. Ciò che fa è puro teatro, un teatro che ci riporta all’antico, all’istinto, al desiderio di scoprire ciò di cui siamo fatti, di vedere il colore, di sentirne l’odore, di sentirselo scorrere addosso, il sangue, come un fiume di morte, come un lago di vita. Ovviamente diventa immediato il legame con la carne, la terra, il rito dell’immolazione, le religioni pagane ma anche con la spiritualità quella vera, il sacrificio di Gesù che porta alla purificazione, alla redenzione. Ora tutto sembra naturale, umano.

 

 

Ma allora perché Nitsch ha dovuto rispondere alle accuse di violenza mossegli dalla polizia di Napoli ricordando che l’arte è anarchica, che l’arte è libera e ha bisogno di creare mondi in un modo non prevedibile e non censurabile dalla Società e dallo Stato?
Perché inorridiamo alla vista dei nostri corpi, della materia stessa di cui siamo fatti? Perché il cibo ammuffito diventa soggetto di un quadro e noi ce ne stupiamo? Perché abbiamo le narici intasate da ogni tipo di profumo e non sappiamo più cos’è un odore? Perché siamo abituati all’idea di estasi dataci da caramelle chimiche che ci uccidono e condanniamo la catarsi che si raggiunge pienamente in riti come questi? Perché in un museo di arte contemporanea troviamo ciò che è più antico? Forse ci siamo avventurati troppo oltre nella nostra realtà di plastica e ci siamo persi.

Info | www.museonitsch.org

Verolaire

scritto da

Questo è il suo articolo n°9

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