Ma ddò vai no#7
Ieri abbiamo lanciato un appello tra i nostri amici su facebook chiedendo un suggerimento su un evento da recensire in questa rubrica, di cui spero, almeno qualcuno, abbia capito il tono. Si è fatta avanti senza troppi indugi una nostra cara conoscente segnalandoci un “evento” pescato su una bacheca di annunci per roba usata, vabbè. L’evento che la nostra amica voleva sottoporre alla nostra gogna era il seguente:
“Il 29- 30 maggio 2009 dalle ore 19,00 in poi la valle dei re ad …………….. si svolgerà la 1° sagra della bracciola una festa all’insegna della tradizione sia gastronomica che culturale. Sarà possibile gustare la vera braciola cucinata con le vecchie tradizioni del nostro territorio, ma si potranno assaporare anche altri piatti locali. o rigatonn ra nonna con carciofi e salsicia la nostra buona carne i pannini con salsiccia e tanti stend gastronomici dal dolce al salato degustazioni dei vini aglianico. Ampio spazio avranno spettacoli canori e musicali balli. Sarà una festa per conoscere un territorio dell________ immersi nel verde in un paesaggio ancora incontaminato. 4euro al piatto.”
Ora, solo perchè si tratta di una semplice sagra di provincia e non un party chic della Roma bene o della Milano da bere e da sniffare, solo perchè il programma consiste nella degustazione di sane e gustose braciole e non quelle fetenzie* che in genere ci rifilano agli happy hours meneghini a partire dalle 19, sui cui affamati colletti bianchi e signorine agghindate di tutto punto si fiondano come se non avessero mangiato da chissà quanti anni, dovremmo bollare quest’appuntamento appuntamento come kitsch o sfigato?
Io non ho vergogna a dire che farei l’abbonamento in posti del genere, dove con quattro euro ci si può sistemare la pancia e anche lo spirito. Chi vive in città, sa bene che una sera si e l’altra pure dovrà accontentarsi di miseri buffet, menù tipico di tutti i locali che celebrano il rito dell’aperitivo, dove ad entusiasmanti insalate di pasta fredda, mischiate a non si capisce cosa si alternano invitanti insalate di riso che non farebbero invidia nemmeno al pappone che si dà solitamente ai cani. Questi pseudo pasti, che fanno tanto rancho da caserma anni ’50, sono così gustosi ed invitanti che l’unico modo per farli scendere giù nello stomaco è accompagnarli con dei bei beveroni, magari un moijto o un ghiacciatissimo negroni che in un istante solo cancella dalla bocca e dalla mente il sapore di quello che hai appena ingurgitato. Il tutto ovviamente servito in un ambiente con musica assordante in cui bisogna sfidarsi a colpi di bacino ed avambracci per riuscire a conquistarsi la meritata cena. Ah dimenticavo, con quattro euro non ci fai granchè in ogni caso.
Ah se solo per un volta nella vita vi capitasse l’occasione di cenare con quello che si prepara in questi luoghi così poco chic quali sono le sagre di paese come quella di cui sopra. Già me le immagino le giacche gessate e le camice bianche del giovane manager in carriera prendere, nel giro di pochi minuti, un colore rosso sangue come se lo avessero appena sparato in petto, senza pensare che quello era il sugo delle due braciole che si era appena infilzato in bocca per paura di rimanere a secco, come spesso succede agli eleganti ed elettronici aperitivi metropolitani se non sei bravo a dribblare la fila al bancone.
E che dire delle rampanti donne d’azienda che, riposta in borsetta femminilità, bon ton e galanteria, cominciano a prendersi per i capelli per aggiudicarsi quell’ultimo pezzo di carne al sugo con cui si sono sfigurate il volto, cancellando ogni traccia di ciò che rimaneva dell’impeccabile trucco mattutino.
Datemi retta, questo fine settimana date una svolta al vostro destino, raggiungeteci tutti alla 1° sagra della braciola, vi prometto che al ritorno sarete tutti delle persone diverse.
Suggerimenti per domani? Sotto a chi tocca.