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Macao, si potrebbe anche pensare di volare

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Cosa è rimasto di Macao? Quanti di voi hanno sentito parlare di Macao? Se la risposta è “c’è stato un amico di mio cugino in viaggio di nozze” vi suggerisco di leggere l’articolo di Jacopo pubblicato qualche mese fa.

Leggere di un gruppo di persone che vuole dare uno spazio reale alla fruizione dell’arte, occupa un grattacielo abbandonato a Milano e ci appende in cima uno striscione con su scritto “si potrebbe anche pensare di volare” è una cosa che colpisce. I ragazzi di Macao in questi mesi si sono dati da fare per scuotere l’opinione pubblica attraverso dibattiti, concerti ed eventi di vario tipo. Hanno ricevuto visite da Dario Fo, Daria Bignardi, gli Afterhours e l’effetto eco sul web è stato enorme. Per un po’ di vicissitudini che hanno deluso molti ma sorpreso nessuno la torre Galfa è stata sgomberata ed ora la sede di Macao è in Viale Molise, in un edificio a due piani che in passato è stato un macello e poi un ristorante.

 

 

Ma come è stato visto dal di fuori il fenomeno Macao e cosa è rimasto dell’ondata di entusiasmo collettivo di qualche mese fa? Volevo conoscere il punto di vista di chi tiene sott’occhio la scena artistica milanese, quale luogo più adatto del cortile dell’Accademia di Brera? Fiumi di disincanto ed una patina di (giustificatissima) insofferenza da fine-corso hanno reso questa piccola inchiesta fai-da-te molto più complicata del previsto.

Anche i superpoteri che sfodero in questi casi (sbattimento di ciglia bionico e sorriso a 36.000 denti) hanno avuto effetti deludenti. Se io a molti chilometri di distanza conosco vita, morte e miracoli del grattacielo blu della zona Isola semplicemente curiosando su Facebook, ragazzi che a Milano ci vivono e frequentano gli ambiti artistici in carne ed ossa mi chiedono di spiegargli di che si tratta perché in realtà non ne sanno granché. Questo mi ha fatto pensare alla gigantesca linea rossa che divide il mondo reale da quello virtuale ogni giorno di più e mi ha anche un po’ spaventata. I ragazzi delle foto qui sotto meritano una medaglia al valore per essersi immolati con passione per la causa “cosa ne pensi del fenomeno Macao?”

Mariangela:

I gruppi di giovani che cercano di fare qualcosa per l’arte in questo paese non hanno sbocchi, fanno fatica a trovare possibilità per esprimersi e quando organizzano manifestazioni difficilmente riescono a trovare qualcuno che li appoggi. Per arrivare ai giornali e ad un pubblico ampio bisognerebbe trovare delle strade più canoniche e governative.

 

Cosa ne pensi degli interventi di personaggi famosi a sostegno di Macao?

 

In un paese come il nostro la cultura non paga e non arriva alla gente. Ci vorrebbe una sorta di mecenate che abbia il coraggio di finanziarli ed appoggiarli.

 

Claudia:

E’ la visione in generale che è sbagliata. Sono andata a sentire il concerto del conservatorio di Milano sotto la torre Galfa, eravamo seduti a terra circondati da pattuglie della polizia con i manganelli anche se eravamo tutti in silenzio ad ascoltare e non volava una mosca. Il problema purtroppo è italiano, altrove si da molto più spazio all’ aggregazione tra artisti, penso al Tabac Galee di Madrid o alla facoltà di architettura di Londra.

Alessandro:

Gli artisti hanno bisogno di uno spazio dove lavorare e discutere e non esiste qui a Milano un posto simile, il concetto di Macao è proprio quello. Gli artisti non vengono riconosciuti ed è avvilente se teniamo conto del passato del nostro paese.

 

Quanto credi sia importante l’appoggio delle istituzioni?

 

Non credo che l’arte abbia bisogno di istituzioni, bisognerebbe creare un manifesto, come quelli di un tempo che hanno fatto la storia dell’arte.

Agnese:

Avere uno spazio gratuito e comune in cui incontrarsi e fare arte è l’esigenza di tutti, ovviamente sapendo discernere l’arte dal puro disordine o dal voler fare arte e non esserne in grado. Non sono molto d’accordo con forme di protesta come l’occupazione. Spesso sono interpretate come una forma di caos privo di contenuto dagli altri cittadini e diventano solo un ulteriore mezzo di rottura.

So che a leggere siete rimasti in tre (tra cui probabilmente mia zia che saluto) ma ci tengo a farvi sapere che a curiosare in viale Molise ci sono andata, ho trovato un posto ancora semispoglio ma ben organizzato ed ho fatto due chiacchiere con uno dei coordinatori. Mi ha assicurato che sono in fase di riorganizzazione e continueranno a portare avanti il dibattito sulla cultura per fare cose concrete per la città. Questo è stato confortante perché il pericolo parentesi folcloristica è sempre dietro l’angolo.

Io sto ancora con Macao, e incrocio le dita.

 

Per saperne di più:

 

www.macao.mi.it

www.facebook.com/macaopagina

la Germanz

scritto da

Questo è il suo articolo n°102

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