maicol&mirco al BilBolBul
Andare al Bilbolbul non è come andare a qualsiasi altro festival. Non si tratta esattamente di stare dietro ad eventi e correre da una parte all’altra. Partecipare al festival internazionale del fumetto a Bologna è come andare su un altro pianeta, percorrere un’esperienza ultra sensoriale, al di là dello spazio e del tempo. Ogni tavola che leggi, ogni fumetto o illustrazione che vedi, ti fa estraniare dalla realtà e ti fa ritrovare su mondi diversi, alieni, immaginari. Ti immergi in storie e sensazioni fuori dalla banale quotidianità. Quest’anno poi Bologna ce l’ha messa tutta per rendere il clima ancora più suggestivo e magico: la neve, infatti, ha accompagnato il festival in ogni sua giornata, per cui uscivi dalle presentazioni degli autori che raccontavano dei loro mondi proiettandoti su di un’altra dimensione, per andare a un’altra mostra o presentazione, e c’era la neve che aiutava a non creare un distacco tra la realtà e la finzione, lasciando tutto su di un piano sospeso dove tu stavi su una nuvola e sotto di te c’era l’aridità della vita. Gli eventi erano tanti, c’erano nomi più grandi e più piccoli ma io vorrei soffermarvi su un autore nostrano e che si colloca in un circuito un po’ off del festival, e cioè maicol&mirco. La scelta non è stata casuale, purtroppo ho un debole per Gli Scarabocchi di maicol&mirco ed in generale per tutta la cricca dei Superamici.
Mi piacciono Gli Scarabocchi perché nella loro sinteticità racchiudono tutto il dramma della vita, dell’essere umano, raccontano in modo ironico e geniale quanto sia difficile stare a questo mondo racchiusi dentro prigioni sociali; sono tavole brevi e violente, ma la violenza non è aggressiva, rispecchia semplicemente quello che ognuno di noi vorrebbe dire o pensa realmente ma che non dice e si contiene perché altrimenti potrebbe essere considerato un serial killer o uno psicopatico o un pazzo o un antisociale all’ultimo stadio della razionalità o comunque uno sciroccato fuori di testa. La verità è che lo siamo tutti, o almeno io diffido di chi vede tutto bello e rosa e fiori e non si fa una domanda su come potrebbe essere migliore questo mondo, perché in realtà questo mondo è terrificante, spietato, disumano. I fumetti di maicol&mirco sono questo: nella loro spietatezza, nel loro essere splatter, sono in realtà un inno alla vita, perché ti spiattellano in faccia la crudeltà, la violenza, il cinismo, proprio perché per amare qualcosa veramente, a 360°, bisogna saperlo riconoscere, e maicol&mirco conoscono benissimo questa realtà crudele ed è per questo che la amano più che mai.
Ma chi sono maicol&mirco?
maicol&mirco sono una strana coppia: maicol disegna e mirco da fastidio più che altro e a volte succede il contrario. La loro convivenza procede tra alti e bassi come tutte le relazioni, che però nel loro caso danno vita a fumetti che hanno solcato la strada dell’underground italiana. In occasione del Bilbolbul hanno presentato il loro secondo libretto rosso di Scarabocchi: Blorch, e i video Scarabocchi animati.
Come nasce l’esigenza di fare fumetti?
Beh, fare fumetti è una cosa molto privata, di persone asociali. La differenza con altri tipi di arte è che nasce e muore in casa, inizi da piccolo a leggere fumetti da solo e cresce una passione che ti rimane incatenata addosso. Chi fa fumetti, rispetto a chi fa altri tipi di arte, vuole raccontare tante cose a tutti principalmente vergognandosene! Chi fa questo tipo di lavoro è abbastanza asociale ed ha un rapporto strano con il pubblico perché non vedi mai in faccia chi usufruisce del tuo prodotto. Fondamentalmente il fumettista è un nerd.
Come avete iniziato? Com’è cominciata la collaborazione con i Superamici?
Abbiamo iniziato nell’underground, a 16 anni abbiamo cominciato a portare in giro i fumetti tra gli editori, e all’epoca non sapevamo neanche come si chinavano i fumetti: pensavamo che calcando la matita fortissimo, si fissavano i neri. Quando abbiamo visto che nessuno voleva produrci ci siamo auto-prodotti, come tutti gli autori un po’ di nicchia della mia generazione, come appunto i Superamici. I Superamici siamo una somma di questi sfigati qui, ci siamo conosciuti in giro per l’Italia quando ognuno aveva la sua fanzine, la sua rivista. Sostanzialmente siamo ognuno fan dell’altro, e a un certo punto, a forza di frequentarci, abbiamo deciso di fare le cose insieme, è venuto naturale. Anche se in modo diverso, ci accomuna il tipo di sensibilità che vogliamo trasporre nei nostri fumetti e anche la volontà di scardinare quello che è il fumetto classico, cosa che ci è rimasta e speriamo che ci rimanga. Poi ognuno di noi, Tuono Pettinato, Ratigher, LRNZ, Dottor Pira, ha il suo proprio linguaggio, la propria personalità. La cosa bella è che adesso, ogni volta che esce un libro loro me lo regalano perché siamo Superamici e di conseguenza sono gli unici fumetti italiani che leggo. No, scherzo, in realtà leggo tutto ma effettivamente mi rendo conto che, fondamentalmente, i fumetti che più mi interessano sono quelli dei Superamici. Non è perché siamo autoreferenziali ma perché ci siamo fusi insieme nel gruppo proprio perché ognuno è fan dell’altro e come tutti i Superamici è nato uno scambio atomico in cui ognuno cerca di rubare il mestiere all’altro e la ragazza all’altro, e ognuno cerca di vincere sull’altro. Quando leggo un fumetto nuovo di un Superamico penso: “cazzo, che bomba, adesso gli rompo il culo”. E’ un meccanismo sano che brucia dentro di noi. Supernemici praticamente, superrivali.
E come è nato Scarabocchi?
Scarabocchi è nato 12 anni fa, nel 1999 come uno sfogo, come tutte le cose che nascono a caso. Come ogni fumetto cerchi un codice, un linguaggio e Scarabocchi è nato dal nostro codice: romantico-violento, perché siamo romantici alla fine. E’ un modo di raccontare molto popolare, raccontiamo di temi scomodi ma in modo che siano fruibili a tutti. Il messaggio è diretto, arriva in modo immediato. Negli ultimi anni erano rimasti un po’ nel cassetto, ne avevamo fatti 100 e pubblicati solo 30. Quando Vice ci ha contattato perché servivano delle strisce da mettere nel loro sito, abbiamo pensato che gli Scarabocchi erano perfetti, il rosso è venuto dopo affinché fosse riconoscibile. Pensavamo addirittura di non essere più in grado di farli dopo anni, perché quando Scarabocchi è nato c’era una ferocia iniziale che poi negli anni è andata scemando. Per usare una metafora, i primi Scarabocchi si collocano nell’era preistorica ed ora mi sembra di essere arrivati al Rinascimento. Ci chiedevamo se era possibile replicare questo linguaggio ma poi è bastato poco per riprenderci un po’ la mano e ne abbiamo fatti 500, e ne abbiamo pronti quasi 5 libri. Tutti i fumetti raccolti nel libro sono in ordine cronologico, mentre le strisce su Vice sono in ordine sparso, e non raccolgono inediti. Il libro è solo una memorabilia per chi, come me, ama la carta, ma si trovano tutti su internet. Il primo libro è la prestoria, il secondo il medioevo che andiamo raffinando mano mano pur essendo sempre fedele ad un art-brut.
Quali sono le storie che raccontate attraverso Scarabocchi?
Scarabocchi è un fumetto di realtà contemporanea che usa un codice riconoscibile. A volte quando si racconta la realtà attraverso un fumetto sembra che stai facendo un reportage a chi non vive sulla terra e devi spiegare: cos’è la guerra, cos’è la realtà, perché la guerra è una cosa brutta, etc.. invece Scarabocchi la racconta alla gente che la vive, è come se un italiano raccontasse la storia in italiano a un italiano, piuttosto che raccontare la storia da un italiano a un italiano ma in inglese, come molto spesso succede. In mezzo c’è pure Pierino, è il calderone contemporaneo in cui viviamo adesso, è affascinante anche nella sua “pochezza”, c’è la profondità orribile dell’essere umano. A me i fumetti hanno salvato la vita, Scarabocchi mi ha salvato da quella galera che era l’infanzia e volevo rendere questa cosa palese ai lettori creando un prodotto che ti facesse stare bene. La cosa rivoluzionaria è che io non penso mai ad aggiustare il tiro compiacendo un tipo di pubblico, voglio che la gente arrivi dove dico io, cosa che per me è stata necessaria nei fumetti, prima racconto quello che voglio e poi vedo come arriva. Questa è, tra le cose che abbiamo raccontato, quella che è arrivata meglio di tutti. Io stesso quando ci ripenso, mi sbudello dalle risate. In un fumetto comico, in realtà c’è tutta una filosofia dietro, come tanti altri fumetti che sono il contrario della storia, con i quali tu puoi riscrivere la storia.
Avete introdotto anche il video fumetto?
Si, collaboriamo con lo studio Rombolab, e poiché veniamo anche da un percorso in galleria dove usiamo anche altri tipi di linguaggio, è stato uno sfogo poter trasporre il fumetto in un’altra maniera. La prima stagione è ispirata al primo libro di Scarabocchi, Blam, trasportato in video, poi abbiamo visto che ci piaceva e ci abbiamo preso così gusto che la seconda stagione non sarà il secondo libro di Scarabocchi, Blorch, ma sarà un progetto nuovo, inedito. Ovviamente quando cambi il mezzo cambia anche il mood di quello che arriva, anche se alla fine è abbastanza fedele e poi quando li facciamo mi diverto a rotta di collo.
Progetti futuri?
La Panini distribuirà Blorch in tutte le librerie in Italia, e ora partiremo con la seconda stagione di Scarabocchi animati e continueremo con le strisce di Scarabocchi; in più disegneremo fumetti per bambini, che usciranno per Gbaby, in cui esprimiamo gli stessi concetti di Scarabocchi, il disagio, la voglia di vivere ma con un altro codice di linguaggio, meno bestemmiatore!!!
Ultimissima domanda: chi è Claudia, a cui dedici l’ultima pagina di Blorch?
È la mia ragazza e a settembre ci sposiamo, mannaggia ai fumetti!!!
Testi di Michela Colasanti.
Per saperne di più: