Marco Goran Romano works hard and is nice to people
Il 18 ottobre allo Spazio Vogh di Milano verrà inaugurata Greetings from Milano, la prima personale di Marco ‘Goran’ Romano, artista pugliese trapiantato nel capoluogo lombardo che si diletta con illustrazione e lettering e quindi abbiamo pensato di farci raccontare qualcosa in più sulla sua vita e il suo lavoro. Marco è un ragazzo giovane e con le idee chiare sul da farsi, dopo aver studiato design industriale ha raggiunto consapevolezza sul suo stile e ha cominciato a lavorare come illustratore per importanti realtà editoriali sia italiane che straniere e lo scorso anno è stato indicato tra i i 20 migliori illustratori under 30 in Italia.
Ciao Marco, ci racconti un po’ di te e di come sei diventato un illustratore?
Ciao! Lo so, è banale dirlo: disegno con passione e costanza da quando sono piccolo, ma solo dopo il Liceo, di fronte all’ardua scelta del percorso universitario, ho capito che poteva diventare qualcosa di più di un semplice hobby. Mi sono iscritto all’ISIA di Firenze: lì ho studiato Design Industriale, ma nemmeno quella era la mia ‘vera’ strada. Così sono tornato alle mie origini, ma con una formazione da designer che mi aiuta a fare meglio il mio lavoro.
Hai una filosofia personale che ti accompagna nel tuo percorso personale e in quello professionale?
Sono sempre stato mosso da una specie di mantra: “work hard and be nice to people”. Parafrasando: mi faccio il culo e cerco sempre di sorridere agli altri.
Come si sposano le tue due anime, quella di illustratore e quella di appassionato di lettering e custom-typography?
Purtroppo non si sposano! Una serve ad evadere dall’altra.
Lavori per molte riviste e case editrici, tra cui Wired e The New York Times, in questi contesti qual è l’approccio professionale e quale quello artistico in fase creativa?
L’illustratore è una figura mediana fra l’artista e il progettista. Sicuramente deve avere gusto e sensibilità artistica, ma non può non tenere conto l’aspetto progettuale. Hai ritmi più serrati rispetto a un graphic designer, ma il modus operandi è praticamente lo stesso.
Nei tuoi lavori si ripropone spesso la dimensione urbana, da questo si può dedurre che l’ambiente in cui vivi condiziona particolarmente la tua produzione?
Sì, perché mi lego molto ai posti in cui mi trovo. In più, a differenza di molti, il paesaggio urbano mi piace molto, mentre la campagna mi fa un po’ soffrire.
Hai disegnato Milano e avremo modo di conoscere la tua visione di questa città l’11 ottobre allo Spazio Vogh, in occasione di Greetings From Milano, la tua prima personale, ma come disegneresti (o come disegnerai) la tua terra d’origine?
Avrebbe uno sviluppo orizzontale, tanto bianco e colori caldi.
Nell’ultimi anni, grazie soprattutto ad alcune realtà che si sono imposte di cambiare le regole in Italia, si è cominciato a dare il giusto spazio agli illustratori italiani, tu cosa ne pensi? È cominciata una nuova era per gli artisti italiani nel mondo?
Gli illustratori italiani hanno sempre lavorato, ma all’estero. Il problema è in Italia: trovare e confrontarsi coi committenti giusti. Ma la “scena” c’è sempre stata. Sono contento di tutto il lavoro che stanno portando avanti alcuni art director, colleghi, realtà editoriali e associazioni per promuovere l’illustrazione: tanto e di qualità.
Che progetti hai per il futuro? Mostre, pubblicazioni, nuove collaborazioni, sette anni in Tibet?
Immediatamente dopo la mostra farò un bel viaggio a New York. Al ritorno, convoglierò tutte le energie in una piccola pubblicazione che ho un cantiere da un po’.
Marco Goran Romano | sito – Behance
Greetings from Milano | sito