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Marco Rea

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senza titolo

black mirror

La petite mort

Una copertina di Glamour trasformata in un manifesto del cupo e dell’irrequieto, vecchie fotografie riportate a nuova vita in chiave tetra e dissonante, ritratti di sguardi assenti ma di intensità, di donne bellissime seppur a tratti deformate, come visioni di una mente distorta, in trance. Un’arte ricca di rimandi all’inquietudine, di sensazioni negative ma appassionanti, che esprime una personalità emozionata, una sensibilità visionaria e attenta, focalizzata nella rappresentazione di sentimenti oscuri, di soggetti, soprattutto femminili, lontani e sfuggenti. Questa è l’arte di Marco Rea (Roma, 1975).

Gli ingredienti caratterizzanti delle sue opere sono la definizione e la presentazione di soggetti che sembrano guardare il mondo da dietro uno specchio, uno schermo opaco che ne cela sentimenti e tratti somatici.
Racconto visivo, passionale e tragico al tempo stesso, di un mondo immaginario pieno di segreti ed angoli bui.

I lavori del giovane artista romano sono frutto della reinterpretazione di immagini preesistenti, foto o immagini pubblicitarie trasformate ed alterate fino a perdere quasi del tutto la forma originale. Volti e figure, spesso note alla quotidianità, che, svuotate di tutti i riferimenti al contesto in cui si muovono nella realtà, svelano un’anima segreta, buia e terrorizzante.

La tecnica scelta è quella degli spray, moderna e originale traduzione di una Street Art meno qualunquista.
Caratterizzati dall’uso prepotente del colore nero ed enfatizzati dai contrasti con colori forti come il rosso, i quadri sembrano avere tutti un obbiettivo comune: attirare l’attenzione attraverso riferimenti a sensazioni fredde, ad alterazioni della realtà, a deformazioni della normale percezione delle cose. Il risultato è un viaggio appassionante nella sublime atmosfera dell’oscuro, nei magici e spaventosi scorci della parte buia della mente umana.

Eva Songini

http://www.myspace.com/arte_rea

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Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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