Memorie Urbane | Pixel Pancho
Da qualche giorno l’amato Pixel Pancho ha terminato il suo muro nell’ambito di Memorie Urbane. Il muro si chiama La morte di Caieta ed è evidentemente dedicato alla celebre nutrice di Enea che fuggì con lui in seguito all’invasione di Troia da parte degli Achei.
Si “narrano cose epiche” su Caieta, la quale fu sempre vicina a Enea e che lo curò sin dalla sua tenera età, inoltre, a differenza delle altre donne, la nutrice decise di non fermarsi in Sicilia ma di seguire il suo protetto fino in Lazio.
Caieta morì a Gaeta, città che chiaramente trae il suo nome da quello della nutrice e che ritroviamo nel gigantesco muro di Pixel Pancho.
Su un letto di rose rosse e le gambe avvolte nell’edera Caieta giace tra le braccia di Enea. Entrambi si rivelano composti da dettagli meccanici come nello stile dell’artista.
E a proposito di umanoidi vi lascio con una citazione di un’intervista che l’artista ci ha concesso qualche anno fa:
“Pixel Pancho non è niente altro che un nome, un’entità, una persona a cui piacciono i robot con i quali vuole comunicare. Esprime ciò che è giusto far vedere. Il robot è un soggetto molto volubile e quindi lo posso utilizzare per diversi concetti, non ce n’è solo uno. È un po’ la deificazione dell’uomo stesso. Io sono nato negli anni Ottanta quando questo era il simbolo della fantascienza, il sogno e la fobia della società di quel tempo. Per l’uomo il robot è il desiderio di essere Dio, di trasformarsi in lui, è una sua creazione. È la deificazione dell’uomo. Da parte mia è un po’ una presa in giro, perché io sono assolutamente non religioso, nonostante abbia praticato la religione cattolica quando ero bambino e facilmente influenzabile con vecchi stereotipi”.
Tutte le foto sono di Flavia Fiengo.
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