Memorie Urbane, tielle e street art
Gaeta ha iniziato ad avere un ruolo importante nella mia vita a metà degli anni ’70. La street art muoveva allora i suoi primi passi, mentre io imparavo a camminare sulle spiagge di questa zona. A Gaeta sono legati alcuni dei miei primi ricordi: una mattinata in compagnia dei miei zii, i finestrini della Golf abbassati e una visita al porto, per farmi guardare e sognare davanti alle enormi navi grigie della flotta americana di stanza nel Mediterraneo. Passavo le giornate a giocare con i soldatini, figuratevi che eccitazione di fronte ad un’immensa portaerei.
A inizio maggio, il mio sguardo ha incrociato di nuovo quelle navi enormi, mentre arrivavo a Gaeta in occasione del festival Memorie Urbane. Strana la vita, mi sono detto: la guerra fredda è finita da un pezzo, il Mar Nero e la ruggine hanno sconfitto la flotta sovietica, ma quella americana galleggia ancora imperterrita nel porto locale. Per un attimo, mi sono immaginato l’ammiraglio americano nelle vesti di un moderno Ulisse. In fondo, il Circeo è proprio a due passi.
Qualche istante dopo, il lungomare di Serapo e la scoperta dei primi muri dipinti mi hanno riportato alla realtà. Al mio arrivo, trovo sia Sten & Lex che Escif e Fermin, il suo assistente, in cima alle impalcature. Lavorano da poco più di ventiquatt’ore, ma già s’intravedono i primi risultati. Come Teresa Orazio, Agostino Iacurci e Sbagliato, che hanno ultimato i loro pezzi nelle settimane precedenti, anche loro realizzano un’opera ciascuno di grandi dimensioni sui muri di cinta dello stadio comunale, a due passi dalla spiaggia. I cartelloni 6 x 3 metri, dove tutti gli artisti sono stati invece invitati a realizzare delle opere temporanee in pendant con i loro interventi su muro, sono poco più in là, sulla parallela del lungomare.
Come immaginavo, gli stili e i soggetti scelti dagli artisti sono molto diversi tra loro. Agostino Iacurci ed Escif hanno adattato il soggetto dei loro interventi al luogo, scegliendo dei temi decisamente balneari. I pezzi di Teresa Orazio, di Sbagliato e di Sten & Lex sono invece più in linea con i loro lavori precedenti, tra graphic design, remix architettonico e ritratti monumentali di personaggi anonimi.
Le fotografie degli interventi e le interviste agli artisti sono state pubblicate in abbondanza in queste settimane. A lavori ultimati, è giunta l’ora di chiedersi cosa caratterizza Memorie Urbane rispetto ai tanti festival di street art organizzati quest’anno in Italia.
Uno degli aspetti più importanti è senz’altro il modello organizzativo di Memorie Urbane, perché questo festival nasce soprattutto grazie ad un imprenditore locale, Davide Rossillo, che crede e investe nel suo territorio. Senza il sostegno, ottenuto in corso d’opera, da parte d’imprese e istituzioni locali, Memorie Urbane avrebbe probabilmente incontrato ancora più difficoltà di quelle affrontate in questi mesi, ma la tenacia di Davide Rossillo dimostra quanto la street art sia oggi uno strumento valido per veicolare “dal basso” delle politiche culturali, anche in centri urbani di medio-piccole dimensioni (Gaeta conta poco più di 20000 abitanti).
Il modello organizzativo di Memorie Urbane ricorda in parte quello sviluppato da Angelo Milano per il Fame Festival di Grottaglie – una sola persona che si attiva in un piccolo centro della provincia italiana – e conferma che è possibile imporsi senza grandi mezzi sul palcoscenico mondiale della street art.
Memorie Urbane si differenzia però dal Fame Festival perché ha tra i suoi principali fini quello di creare una dinamica culturale nel territorio che investe, mentre il Fame Festival ottiene un risultato simile senza però ricercarlo dichiaratamente e soprattutto senza gestirne tutte le conseguenze, politiche, imprenditoriali e sociali. Inoltre, a differenza di Angelo Milano che assicura da solo la curatela del Fame Festival, Davide Rossillo ha collaborato per Memorie Urbane con Salvarore “Solko” Brocco – il cui ruolo è stato fondamentale non solo per la ventennale amicizia che lo lega a Davide –, Simone Pallotta e tutto il team di Walls.
Memorie Urbane non è quindi un festival autoprodotto, ma il risultato di una sinergia tra un imprenditore locale e una delle principali realtà che sostiene la diffusione dell’arte urbana in Italia. È un modello facilmente riproducibile e c’è da augurarsi che iniziative del genere si moltiplichino su scala nazionale.
Festival “istituzionali”, come Picturin a Torino, Comma Art City Project a Perugia e Frontier a Bologna – solo per citare quelli in corso in questi giorni – sono importanti, perché non può mancare una riflessione istituzionale sulle pratiche artistiche urbane. Ma solo iniziative come Memorie Urbane, sviluppatesi in centri più piccoli, assicureranno una diffusione capillare di certe politiche culturali su tutto il territorio.
Foto di Flavia Fiengo.
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