Metamorfosi, storia di un pezzo di merda
Da tempo avevo capito che Tomo era uno stronzo ipocrita ma la mia testa presa da grandi e nobili ideali non aveva valutato le nefaste conseguenza di una “friendship”, come dicono gli angloamericani , con un vile bastardo traditore infame iettatore, ingrato, fedifrago. In sei anni di amicizia si è fatto offrire 475 caffè, 9877 sigarette, 322 birre, ha mangiato a mie spese 99 volte e ci ha provato con la mia ragazza 365volte. Ogni piacere, ogni gentilezza nei suoi confronti mi si è sempre ritorta contro con la violenza distruttiva di uno tsunami. Quando l’anno scorso lo ospitai a casa, riuscì a rubare tutti i portafogli dei miei coinquilini fortunatamente fu subito scoperto, ma una volta alle strette incolpò me per i suoi misfatti ricorrendo a ragionamenti così logici e stringenti che anche io finii per credere di essere colpevole.
Le mie necessità invece sono per lui occasioni di ricchezza. E’ riuscito ad andare alle Bahamas vendendomi i suoi libri universitari fotocopiati. Se parlo con lui dei miei problemi potete stare sicuri che riesce a trovare un modo per farli fruttare. Un giorno avevo litigato con i miei genitori e lui trovò il modo di farmi disconoscere da loro e di farsi adottare. E’ riuscito anche a laurearsi con i miei esami e la mia tesi. Pian piano però nella mia mente cominciò a farsi largo l’idea che questo rapporto fosse troppo deleterio per me. Rabbia e decisione presero il posto dell’affetto e dell’amicizia. Ero pronto a mandare a cagare l’avido e corrosivo amico. Finalmente ieri Tomo mi si presenta a casa. Debitore nei miei confronti di 9000 euro comincia a dar sfogo alla sua fantasia inventando una inverosimile e contorta storia per giustificare la sua voglia di fottermi in amicizia e non pagarmi.
La sua storia è più o meno questa: “nel nome dell’affetto e dell’amicizia che ci lega devi credermi! Stavo correndo verso casa tua con le ali ai piedi, per restituirti i soldi (in più ti stavo portando anke un paio di regali, perchè compà lo sai ti voglio bene), quando nei pressi della tua abitazione ho sentito dei loschi figuri architettare un piano per rapinarti. Non c’ho visto più. Nessuno può toccare il mio migliore amico. Mi sono buttato contro di loro anima e corpo lottando con la furia che mi donava il pensiero della tua amicizia, ma i due bruti armati di Kalashinkov dopo una lotta durata tre giorni (il sangue schizzava in cielo oscurando il sole e il rumore delle ossa spezzate copriva ogni suono) hanno avuto la meglio su di me. Sono stato derubato picchiato violentato per difendere la tua persona. Quindi compare alla fine se ne sono scappati con i 9000 euri,mi dispiace, però puoi stare sicuro che non proveranno più a farti del male.”
Mentre gesticolava e raccontava il suo sguardo si sforzava di dare al suo racconto una parvenza di verità mescolando uno sguardo da animale braccato ad un tono da prete in predica. Ad ogni parola che si insinuava velenosa nel labirinto del mio orecchio sentivo ondate di rancore che investivano il mio cervello, i sensi ricoperti da una coltre di rabbia mi impedivano di vedere con occhi umani Tomo. Ero pronto a prendermi la rivincita sui tanti torti subiti. Era arrivato il momento di dirgli quanto era ipocrita, vigliacco, bugiardo e infame. Violento come il Vesuvio gli eruttai contro : “Sei una merda!” Ancora impregnato d’ira lo vidi rannicchiarsi a terra come in preda ad un attacco epilettico. Ad ogni convulsione vedevo la sua pelle scurirsi, la carne ammorbidirsi e diventare fibrosa. La sua bocca contrita sembrava voler lanciare un urlo ma già non si distingueva la testa dal corpo. Tomo si stava lentamente trasformando in un attorcigliato e fumante stronzo. A metamorfosi avvenuta non era rimasto che un pezzo di cacca sul pavimento. Lo stupore non riuscì a placare l’odio che dominava la mia anima. Rimasi a fissare per ore la merda che una volta mi aveva provocato tante sofferenze senza riuscire a decidermi sul da farsi. Ero deluso e incazzato, non ero riuscito a sfogare le mie frustrazioni e ora mi rimaneva solo un puzzolente surrogato del mio amico/nemico. Per giorni lasciai sul pavimento i resti del vile Tomo, fino a quando un giorno distrattamente acciaccai con le mie scarpe nuove il suo corpo trasformato da chissà quale dio. Gli stronzi non finiscono proprio mai di romperti i coglioni.
testo di: Lorenzo Di Paola